Si sono aperte ieri le consultazioni politiche in Ucraina. Gli elettori stanno scegliendo, in queste ore, i rappresentanti di 450 seggi in Parlamento e, impegnati nel primo voto su scala nazionale sin dal 2010, anno di ascesa al potere di Viktor Yanukovic, stanno in realtà esprimendosi anche su tematiche “sovrastrutturali”.
A dipendere dall’atteggiamento dell’elettorato anche il mantenimento della stessa democrazia in Ucraina, visto che il welfare, il grado di indipendenza dalla “madre Russia” o l’impalcatura che regge tutto l’impianto dei diritti e dei doveri del Paese dipendono dalla classe politica cui sarà affidato il compito di legiferare.
Sulle schede elettorali sono presenti tre grandi gruppi politici, cui fanno riferimento anche i partiti satelliti: il Partito delle Regioni, cui fa capo il Presidente in carica, Yanukovych, il partito Udar, guidato dal campione di pugilato Vitaly Klitschko e la compagine dell’Opposizione Unita, gruppo retto dal Primo Ministro Yulia Tymoshenko, in carcere dal 2011, e dal politico Arseniy Yatsenyuk.
Tra gli outsiders, il partito “Avanti, Ucraina!” fondato dalla stella del calcio Andrei Shevchenko.
Gli exit pool danno per vincente Il Partito delle Regioni del presidente uscente, che avrebbe conquistato circa il 30% delle preferenze. Il blocco dell’opposizione si starebbe, invece, arenando sul 24%. Flop, ovvero la soglia del 1,6%, per l’ex bomber rossonero.
A far discutere non è soltanto il risultato finale delle votazioni in Ucraina, peraltro strettamente collegato alle dinamiche dei “collegi uninominali” -dai quali dipende l’assegnazione di 225 seggi- bensì l’atmosfera disincantata che regna nel Paese a causa delle dinamiche criminali della compravendita del voto.
Non sarebbero, infatti, episodi isolati le continue “compravendite” delle preferenze elettorali. Addirittura, sul social network russo Vkontakte sarebbero stati creati gruppi specifici nei quali si tratta il compenso di ogni singolo voto.
Emblematica la storia dello studente Vladislav, membro del gruppo social “Comprare voti per elezioni”: è pronto a vendere il proprio voto per circa 30 dollari, a fotografare la scheda elettorale per garantire il perfezionamento della transazione e, allo stesso tempo, a valutare sino al momento del voto, ulteriori (e, naturalmente, migliori) offerte.
Alla frode perpetrata dalla parte marcia dell’elettorato si accompagna, per inverso, la disillusione della parte sana. Chi non svende la propria dignità è concorde, però, nell’affermare che non sarà una tornata elettorale a garantire ripresa e sviluppo, a causa della totale assenza di “degni” rappresentanti. Le alternative, in Ucraina, stando ai malumori che serpeggiano fuori dai seggi elettorali, non sono né valide, né concrete.
A causa di queste dinamiche, pende, sul destino del Paese, un’ulteriore minaccia: la sospensione o la cancellazione dei risultati da parte degli osservatori. Le conseguenze, specie sul fronte della politica estera, sarebbero disastrose, e coinciderebbero col crollo di tutte le mire di “europeizzazione” dell’Ucraina. Che, artefice del proprio destino, avrà fatto, così, il gioco della Russia.
Emilio Garofalo
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