Il 28 settembre la marina militare israeliana ha ucciso un pescatore – nonché calciatore della Nazionale Palestinese – e ferito suo fratello nelle acque di Beit Lahia, a nord di Gaza. La vittima, Fahmy Abu Ryash, aveva 23 anni; suo fratello Yousif ha invece 19 anni. Fahmy ha lasciato la moglie e il figlio di un anno.
Secondo quanto riportato da Rosa Schiano i due fratelli, insieme agli altri pescatori, in tutto una quindicina, si trovavano ad una distanza di 300 metri dal confine nord con Israele. Soldati israeliani hanno improvvisamente fatto irruzione via terra ed hanno iniziato a sparare verso i pescatori.
I militari israeliani hanno utilizzato i proiettili a espansione – o proiettili “Dum Dum” – vietati dalle convenzioni internazionali. Questi proiettili sono progettati per espandersi all’interno del corpo del bersaglio, rendendo più gravi le ferite. Infatti Fahmy, portato immediatamente al Kamal Odwan Hospital, è morto dissanguato; il medico ha così commentato – appena dopo l’operazione – la situazione critica del giovane: “Il proiettile ad espansione ha distrutto l’area pelvica. Ha perso un’enorme quantità di sangue“.
Ieri pomeriggio la risposta delle ‘Brigate Abu Ali Mustafa‘: è stata infatti attaccata con un ordigno esplosivo una delle torri da cui i soldati israeliani hanno fatto irruzione sulle coste di Beit Lahia. L’attacco è stato rivendicato dalle Brigate in un comunicato pubblicato nel loro sito, dove dichiarano: “Continueremo la nostra resistenza e la nostra risposta armata fino a quando continueranno l’occupazione e le aggressioni e resteremo occhio vigile per la protezione della paese e dei cittadini”.
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