Ha fatto molto scalpore l’inchiesta pubblicata dal Guardian (tratta da un volume firmato Ian Cobain) sui maltrattamenti e le torture riservate dal governo britannico ai cittadini di Sua maestà.
Diversi civili di origine mediorientale, ma con cittadinanza inglese, sarebbero stati infatti catturati e torturati dai servizi segreti dopo la strage dell’ 11 settembre. Tra questi Jamal Harith, torturato prima dai talebani perché sospettato di essere una spia inglese, e poi rinchiuso per diversi anni a Guantanamo dagli stessi militari USA, con la complicità dell’ MI5. Prigioniero per errore, ironia della sorte, Harith è ancora sconvolto dai fatti e racconta di come a Guantanamo ci sia stato un vero e proprio rastrellamento di civili inglesi, tutti accusati di avere un legame con cellule del terrorismo come Al Qaeda. Picchiato, tenuto privo di cibo e sonno, nella più completa sporcizia, ad Harith è stata negata anche la possibilità di farsi giustizia. Facile pensare infatti che strutture come l’MI5 o l’MI6 abbiano legami saldi anche all’interno delle magistrature, e così questa come altre decine di storie che potrebbero essere raccontate o quantomeno denunciate sono state invece messe a tacere.
Si tratta di un meccanismo segreto e davvero ben strutturato, grazie al quale la CIA (al vertice di questa struttura) è riuscita a crearsi una rete di torture e illegalità coadiuvata dagli altri paesi membri, come Francia e UK. D’altra parte la gran Bretagna non poté rischiare il conflitto diplomatico, e si trovò così costretta ad accettare nel dettaglio il piano elaborato dalla CIA nella persona di Black e di pochi altri ufficiali. Bush firmò e l’accordo con le forze alleate fu cosa fatta. Ampio riscontro di tutto questo si trova nel fatto che più di un testimone racconta che le torture e gli abusi non avvenivano solo da parte di soldati americani, ma anche da parte di ufficiali inglesi.
E sarebbe stato tuttavia impossibile per il governo britannico, dopo la firma di questi trattati, negare un proprio coinvolgimento (diretto o no) in questa sporca vicenda: furono messe a disposizione tutti gli aiuti logistici possibili, e così agli USA fu concesso di usare basi di sua Maestà , oltre che l’interno pacchetto di Intelligence.
Non sarebbe ad ogni modo la prima volta che gli inglesi attuano metodi di interrogatorio coercitivi contro i loro stessi concittadini. Nel 1940 fu aperto in uno dei più esclusivi quartieri di Londra, circondato da case vittoriane, la cosiddetta “London Cage”, destinata ad ospitare tutti i sospettati terroristi presenti sul territorio. La “Gabbia”, che inizialmente doveva restare attiva per il solo periodo della guerra, rimase invece in funzione ad oltranza per altri tre anni.
Tuttavia gli inglesi ebbero dei ripensamenti quando, nel 2002, gli USA decisero di trasferire gli interrogatori interamente sotto la propria gestione, trasferendo il principale nucleo operativo nella base cubana di Guantanamo Bay. Come potevano le forze britanniche consegnare dei propri civili agli americani, pur sapendo i trattamenti che a loro sarebbero stati riservati? Dalle indagini svolte dall’ MI5 (con la presenza anche di un agente dell MI6), apparve subito lampante come i detenuti venissero trattati come carne da macello.
Eppure gli inglesi non intervennero, nascondendosi dietro la scusa che gli interrogatori ormai avvenivano lontano dal loro controllo o custodia. Per citare il primo ministro Tony Blair: “Non cercare di interrompere le torture, piuttosto stabilire rapidamente che non stanno accadendo”.
Gioacchino Andrea Fiorentino
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