Islam, tre milioni di fedeli verso la Mecca per l’Aid Al Adha

Si svolge in coincidenza con l’Aid Al Adha, la Festa del Sacrificio, in un periodo che va dall’ottavo al tredicesimo giorno. Richiama ogni anno circa 3milioni di persone da tutto il mondo. C’è chi affronta interminabili traversate, chi comincia lunghissimi viaggi avventurosi, lungo le strade e le città del Pianeta. A piedi, talvolta, o anche con mezzi diversi: stiamo parlando del pellegrinaggio verso La Mecca.

Uno dei cinque pilastri dell’Islam, un passaggio di fondamentale importanza nella vita del fedele, un percorso verso la salvezza e la purificazione. Ogni musulmano, almeno una volta nella sua vita di credente, deve pellegrinare, raggiungere la sacra meta. E ogni persona, nel suo lungo viaggio, è una storia a sé.

Senad Adzic, ad esempio, ha attraversato a piedi Bulgaria, Turchia, Giordania e, in fine, la Siria, percorrendo le strade devastate dal conflitto civile. Hashem, giovane donna cingalese, ha chiesto un sostegno finanziario attraverso il web, per pagarsi il pellegrinaggio. Nella fiumana dei fedeli, c’è anche chi non bada a spese, spendendo fior di soldi per viaggiare in business class e alloggiare negli alberghi extra-lusso. L’obiettivo comune, la Casa di Dio.

Dove, ad attenderli, c’è una lunga serie di riti tradizionali: la dismissione degli abiti personali in favore di un lungo telo bianco di cotone, in cui ci si avvolgerà per vivere l’uguaglianza personale. Una volta azzerate le differenze sociali, si può intraprendete l’Haj, il vero pellegrinaggio alla volta di Allah.

I fedeli dovranno incedere per sette volte intorno alla Ka’aba, l’essenza di Dio, che si trova in un tempio al centro della Mecca. Poi, ancora per sette volte, i fedeli dovranno muoversi lungo i monti Safa e Marwah, per giungere così alla terza tappa, il viaggio al monte Arafat: dura tra i tre e i cinque giorni e, oltre a viaggiare, i fedeli pregheranno il Creatore.

Lasciato il monte, i musulmani cammineranno alla volta del Muzdalifah, per compiere il rito dell’Al Jamarat, un simbolico lancio di pietre contro il diavolo e il male. Sacrificheranno anche un animale. In fine, il momento più importante del rito: il ritorno alla Mecca, con gli ultimi sette giri intorno alla Ka’aba.

Nella memoria di tutti, ci sono i 1426 musulmani morti nel 1990 durante la festività, schiacciati in un tunnel, o i 350 fedeli che, nel 2006, morirono calpestati dalla folla. Proprio per evitare il ripetersi di simili tragedie, l’Arabia Saudita ha predisposto un imponente sistema di ammodernamento delle infrastrutture che accoglieranno i fedeli. Ferrovie, moschee, compresa la Grande moschea, piazze e strade: tutte ampliate e ristrutturate.

Emilio Garofalo

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