Hadash, il partito israeliano che dice “sì” allo Stato palestinese

Nel panorama politico israeliano esiste una forza politica pacifista, multiculturale e non sionista. Il suo nome è Hadash (acronimo di haHazit haDemokratit leSHalom veleShivyon, traducibile in italiano in Fronte Democratico per la Pace e l’Uguaglianza).

Questo partito, che nelle logiche politiche italiane diremo di estrema sinistra, venne a crearsi quando il 15 marzo 1977 i gruppi parlamentari Rakah (Partito comunista di Israele) e dei Non-Partisan (comprendente diversi gruppi di sinistra non comunista tra cui il più noto è quello delle Pantere Nere) si unirono e cambiarono il loro nome in preparazione delle elezioni legislative dello stesso anno. Il primo risultato elettorale vide questa nuova formazione conquistare 5 seggi al Knesset, e da quel momento Hadash rimarrà costantemente all’interno del parlamento israeliano. Nelle ultime elezioni svoltesi in Israele, nel 2009, Hadash ha ottenuto 4 seggi.

Hadash è un partito multietnico che trova come suo bacino elettorale principale i cittadini arabi di Israele. Di questa stessa condizione sono inoltre la maggioranza della sua classe dirigente, dei suoi leader e dei suoi membri al Knesset che dal 1977 ad oggi portano avanti questo progetto politico.

Sul fronte ideologico questo partito aderisce a ideali marxisti. Le proposte riguardo alla politica interna vanno dal promuove una battaglia in difesa dei diritti dei lavoratori, per la giustizia sociale alla lotta politica per un miglior welfare oltre che ad una campagna per laicità dello Stato. Hadash si è inoltre fortemente opposta alla presenza e alla fabbricazione in territorio israeliano di armi di distruzione di massa, compresa la bomba atomica, ricordando che Israele è detentrice, secondo quanto riferisce Nuclear Files, di un arsenale atomico che si aggira tra le 100 e 200 testate. Riguardo a questa questione Hadash ha fatto numerosi pressioni per spingere Israele ad aderire al Trattato di non proliferazione nucleare (su tale tema si legga anche Israele, Iran e nucleare: ne parliamo con Menachem Gantz).

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 Altri temi cari a questo partito sono la tutela dell’ambiente e il diritto all’uguaglianza delle donne e delle popolazioni di etnia araba in Israele e la conquista di diritti sociali a questi gruppi. Il partito guidato da Afu Agbaria, odierno leader di questa formazione politica, oltre che ad aderire ad ideali di stampo socialista-marxista si definisce un partito non-sionista. Con questo termine ci si riferisce ad un insieme di idee che prevedono, ad esempio, l’evacuazione di tutte le colonie israeliane in territorio palestinese conquistate in seguito alla Guerra dei sei giorni e un ritiro totale da tutte queste zone.

Hadash sostiene la necessità di concedere ai rifugiati palestinesi il diritto al ritorno nella propria terra e ad una compensazione per l’esilio obbligato. Questa presa di posizione fa si che questo partito sostenga la causa di “due popoli, due Stati” e che veda nei territori conquistati durante la Guerra dei sei giorni, la naturale zona in cui questo Stato debba sorgere.

In seguito agli avvenimenti recenti che hanno colpito la striscia di Gaza, la nota quanto triste operazione “Pilastro di difesa”, Hadash ha diffuso un appello per invitare la popolazione israeliana ad unirsi in una manifestazione contro queste violenze, come riportato dal noto quotidiano Jerusalem Post.

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“Basta con le uccisioni, basta con gli spargimenti di sangue” tuona Dov Khenin, uno dei membri eletti di Hadash al Knesset, che ha invitato il governo a una rapida negoziazione di pace per garantire la sicurezza di entrambe le popolazioni. Durante la manifestazione il deputato avrebbe inoltre dichiarato: “A ogni bombardamento ne corrisponde un altro e sono sempre di più i feriti a Gaza e a Israele. […] Il rispondere colpo su colpo non è la soluzione, ma il problema”.

di Stefano Zambon


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