Le accuse di populismo piovono sul primo ministro turco, Recep Tayyip Erdoğan che – secondo quanto riportato da Daren Butler su Reuters – sarebbe favorevole alla reintroduzione della pena di morte in Turchia.
Nell’ultimo mese il premier islamico nazionalista, soprannominato “il sultano”, è più volte intervenuto riguardo a questa proposta, sostenendo che anche paesi come Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia prevedono ancora nel proprio ordinamento questa pratica e in virtù di ciò la pena di morte sarebbe legittima. Erdoğan avrebbe inoltre dichiarato – secondo quanto riferisce Francesco Cerri su Ansamed – che lo Stato non può perdonare un assassino, solo la famiglia della vittima può farlo. Durante il convegno annuale del Akp (Partito per la giustizia e lo sviluppo ) il premier turco , in questa escalation di dichiarazioni pro-pena capitale ha affermato che “I familiari delle persone uccise vivono nel dolore, mentre altri si sollazzano alle feste mangiando kebab”.
Non si può però dimenticare che uno dei maggiori promotori dell’abolizione della pena capitale in Turchia dieci anni fa fu proprio Erdoğan e il suo partito.
La notizia arriva in un momento di particolare instabilità nella storia della Repubblica di Turchia: dai i venti di guerra con la Siria agli inizi di Ottobre fino ai conflitti turco-kurdi sempre più aspri che interessano la zona orientale della Turchia, passando per gli appelli arrivati da tutto il mondo rispetto allo sciopero della fame di 700 detenuti curdi, conclusosi poco fa dopo 68 giorni.
La pena di morte fu abolita in Turchia nel 2001 in seguito a pressioni internazionali, dato anche il presunto imminente ingresso di Istanbul nell’Unione Europea. La situazione è oggi diversa: gli entusiasmi per un ingresso nell’Ue si stanno raffreddando e queste proposte di reintroduzione della pena capitale, oltre che ad attrarre consensi sopratutto nella società islamica, suonano come una sfida all’Unione Europea. Sicuramente un attuazione a livello legislativo di questa proposta porterebbe ad un definitivo abbandono dell’idea di una Turchia membro dell’Unione Europea, dato che l’abolizione della pena di morte è una pre-condizione per l’ingresso all’interno del gruppo dei 27 Stati.
Murat Yetkin, editorialista del quotidiano laico Hurriyet, spiega ad Ansamed che queste iniziative sarebbero parte di una agenda politica volta ad assicurare a Erdoğan un potere assoluto nel paese. Il dibattito politico turco si è infatti focalizzato ultimamente su una possibile riforma in senso presidenziale della Repubblica di Turchia. La proposta è stata ufficializzata dal partito di maggioranza Akp (di cui Erdoğan è il principale esponente) due settimane fa. Il giornalista di Hurriyet ipotizza quindi una probabile unica giornata elettorale che unisca le elezioni presidenziali e il referendum riguardo alla pena capitale.
Stefano Zambon
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