«È una prova dolorosa, ma necessaria. E’ molto doloroso, è uno choc, non è facile né per me né per mia figlia». Si è espressa così Suha, vedova di Yasser Arafat, comunicando la riapertura della bara dello storico leader, ufficialmente morto a causa di un ictus, ma mai realmente provato. La riesumazione delle spoglie avverrà martedì a Ramallah, davanti ai giudici francesi che indagano sulle cause della morte del politico palestinese.
La denuncia per omicidio della moglie Suha ha aperto la strada alla riesumazione. «Bisogna conoscere la verità, è necessario per il nostro popolo, per le famiglie dei martiri di Gaza – ha spiegato -. Bisogna farlo per voltare pagina su questo segreto che avvolge la sua morte, se vi è stato un crimine deve venire a galla».
Intanto è stato comunicato ufficialmente che il prelievo di alcuni campioni dal corpo di Arafat richiederà meno di 24 ore e ai media non sarà consentito seguire la procedura di riesumazione. La procedura si svolgerà in base alle norme penali palestinesi, così come sarà la Procura palestinese a seguire il caso.
Il primo presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese morì l’11 novembre 2004, a Parigi. I medici francesi non chiarirono mai le cause della morte e, nonostante le richieste della moglie, un’autopsia non venne mai eseguita. Ora, finalmente, si saprà la verità.
Luca La Gamma
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