“Radere al suolo Gaza”. L’articolo choc del figlio di Ariel Sharon

“Non ci sono vie di mezzo, qui. O i gazawi e le loro infrastrutture pagano il prezzo, oppure occupiamo nuovamente l’intera Striscia di Gaza”. Così tuona, in un articolo pubblicato sul Jerusalem Post dal titolo “Serve una conclusione decisiva”, Gilad Sharon (figlio di Ariel, ex primo ministro e generale dell’esercito su cui grava parte della responsabilità del massacro di Sabra e Shatila). Un articolo così carico che gli stessi redattori del quotidiano online sentono l’esigenza di scrivere, in fondo, “la visione qui espressa non riflette la linea editoriale del Jerusalem Post”. Di seguito l’intero articolo. Traduzione di Valerio Evangelista

Chiunque pensi che Hamas implorerà un “cessate il fuoco”, che l’Operazione Pilastro della difesa (inizialmente chiamata Colonna di nuvole, ndt) porterà a un avvicinamento e che la tranquillità regnerà nel Sud (di Israele, ndt) perché noi colpiamo gli obiettivi nella Striscia di Gaza, ha bisogno di ripensare.

Con l’eliminazione di terroristi omicidi e con la distruzione dell’arsenale di missili ad ampia gittata che ha Hamas, l’operazione ha preso un inizio auspicabile; ma ora? Non dobbiamo permettere che vada a finire come l’Operazione Piombo Fuso: noi li bombardiamo, loro ci mandano missili e poi il cessate il fuoco (seguito dalle “showers”, sporadici lanci di missili e incidenti isolati lungo la barriera di confine). La vita sotto una tale pioggia di morte non è vita, affatto, e non possiamo permetterci di rassegnarci a questo.

LEGGI ANCHE:   La vita in un campo profughi palestinese, tra arresti preventivi e sogni sospesi

Un inizio forte non è abbastanza, devi anche sapere come finire – e finire in maniera decisiva. Se non è chiaro se la palla abbia superato la linea o meno, il goal non è decisivo. La palla ha bisogno di colpire la rete e di farlo in maniera visibile a tutti. Come appare una vittoria decisiva? Come un urlo alla Tarzan che fa sapere a tutta la giungla, in termini inequivocabili, chi ha vinto e chi è stato sconfitto.

Per compiere questo bisogna ottenere quello che l’altra parte non può sostenere, con cui non può convivere. E la nostra iniziale campagna di bombardamenti non lo è.

Il desiderio di impedire danni ai civili innocenti di Gaza porterà, alla fine, a far del male ai veri innocenti: i residenti del sud di Israele. I residenti di Gaza non sono innocenti, hanno eletto Hamas. I gazawi non sono ostaggi; lo hanno scelto liberamente e devono convivere con le conseguenze.

La Striscia di Gaza funziona come uno stato: ha un governo e conduce relazioni estere, ci sono scuole, strutture mediche, forze armate e tutti gli altri elementi propri di uno stato. Non abbiamo un conflitto territoriale con lo “Stato di Gaza”, e questo non è sotto assedio israeliano. Ha un confine con l’Egitto. Nonostante ciò, lancia missili ai nostri cittadini senza alcuna riserva.

LEGGI ANCHE:   Cronistoria di una catastrofe prevedibile

Perché i nostri cittadini devono vivere con i razzi da Gaza mentre noi combattiamo con le mani legate? Perché i cittadini di Gaza sono immuni? Se i siriani dovessero aprire il fuoco sulle nostre città, non attaccheremo forse Damasco? Se i cubani sparassero contro Miami, Avana non ne soffrirebbe forse le conseguenze? Questo è quello che si chiama “deterrente”: se mi spari, io ti sparo. Non c’è giustificazione per cui lo Stato di Gaza possa colpire le nostre città rimanendo impunito. Dobbiamo radere al suolo interi quartieri a Gaza. Radere al suolo tutto a Gaza. Gli americani non si sono fermati con Hiroshima; i giapponesi non si stavano arrendendo abbastanza velocemente e quindi anche Nagasaki è stata colpita.

Non ci dovrebbe essere elettricità a Gaza, né gas o veicoli in movimento. Niente. Solo allora cercheranno davvero un “cessate il fuoco”.

Se questo dovesse succedere, le immagini da Gaza potrebbero essere spiacevoli, ma la vittoria sarebbe raggiunta e le vite dei nostri soldati e dei civili sarebbero risparmiate.

Se il governo non fosse pronto ad andare fino in fondo, significa che bisognerebbe rioccupare l’intera Striscia di Gaza. Non qualche quartiere periferico – com’è stato per Piombo Fuso – ma l’intera Striscia – come nell’Operazione Scudo Difensivo – in modo che i razzi non possano più essere lanciati.

LEGGI ANCHE:   Covid e occupazione stanno stritolando ciò che resta della Palestina

Non ci sono vie di mezzo, qui. O i gazawi e le loro infrastrutture pagano il prezzo, oppure occupiamo nuovamente l’intera Striscia di Gaza. Altrimenti non ci sarebbe nessuna vittoria decisiva. E stiamo per esaurire il tempo, dobbiamo ottenere rapidamente la vittoria. Il governo Netanyahu è legato a un corto guinzaglio internazionale. Presto inizierà la pressione e milioni di civili non possono vivere a lungo sotto il fuoco. Tutto ciò deve finire presto. Con il botto, non con un gemito.


Profilo dell'autore

Redazione

Redazione
Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti apprezzare anche

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.