Omosessualità, una scelta innaturale e, pertanto, un motivo più che valido per allontanare i gay dall’esercito: stando al nuovo regolamento al vaglio del governo turco, gli omosessuali potrebbero presto essere esclusi dalle forze armate della Turchia.
Impegnato nello studio della nuova normativa il ministro della Difesa, Ismet Ylmaz, che potrebbe presto richiamare il completo vuoto normativo in materia di riconoscimento di coppie di fatto. Un’assenza di norme che, seppur non renda illegali le relazioni tra uomini e donne dello stesso sesso, di fatto li esclude dal godimento del corpus dei diritti civili.
Se il suo regolamento fosse approvato, la Turchia arriverebbe a definire “innaturale” l’omosessualità, considerandola appunto come causa di esclusione per l’arruolamento nelle forze militari del Paese. Una “deriva” che si accompagna alla già nutrtia serie di episodi di omofobia, molto comuni nel territorio turco.
E già La Commissione dell’Unione Europea per l’allargamento aveva richiamato il governo di Ankara, a causa della assoluta arretratezza delle sue posizioni. Correva l’anno 2009 e, nel documento promulgato, così si esprimeva Bruxelles: “Desta preoccupazione l’uccisione di molti transessuali e travestiti. I tribunali hanno spesso avvalorato la tesi della provocazione a vantaggio degli assassini in questione”.
Nonostante i trascorsi infelici e la nuova normativa al vaglio del ministero della Difesa, bisogna, però, allo stesso tempo riconoscere come la Turchia sia stata la prima nazione musulmana a consentire un gay pride. Istanbul, a partire dal 2003, e Ankara, dal 2008, ospitano annualmente la marcia per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali. E questi ultimi, di anno in anno, vanno aumentando.
Poche decine nei primi anni, fino ai circa 10mila del 2011. La proposta di escluderli dall’esercito ha suscitato indignazione e stupore nelle associazioni gay e lesbiche. Soprattutto se si pensa all’incontro che, invece, era stato voluto, in passato, da Fatma Sahin, ministro della Famiglia e delle Politiche Sociali.
La donna aveva incontrato un’organizzazione LGBT, promettendo l’inclusione dei loro diritti nella nuova Costituzione. Il ministro Sahin aveva salutato il confronto con queste parole: “Se la libertà e l’uguaglianza sono un diritto di tutti allora la discriminazione in base all’orientamento sessuale dovrebbe essere eliminata e i diritti di questi cittadini riconosciuti”.
Una posizione radicalmente differente da quella del suo collega, il ministro Ylmaz, che, con la sua proposta, starebbe violando i diritti umani e la libertà di attuare scelte di vita personali, “che non hanno nulla a che vedere con la capacità a svolgere il servizio militare”, come invece si starebbe pensando di sostenere con l’emanazione del nuovo regolamento.
Un disposto che, peraltro, prevederà, fra le condizioni per una possibile espulsione dall’esercito, anche l’omicidio, il furto, le frodi o una condanna penale a oltre un anno di detenzione. Gay paragonati, dunque, ad assassini, ladri, truffatori e, in generale, a criminali “meritevoli” della galera. Tutti “innaturali”.
Emilio Garofalo
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