S’intitola “Cacciati via: sgomberi forzati dei rom nell’ile-de-France”, ed è l’ultimo rapporto che Amnesty International ha redatto sulla situazione della Francia. Il messaggio è chiaro: le autorità francesi devono immediatamente porre fine agli sgomberi forzati che colpiscono ogni anno migliaia di rom nel paese.
Il rapporto descrive l’impatto degli sgomberi forzati sulla vita dei migranti rom nella regione di Parigi e denuncia come le autorità francesi non abbiano introdotto nella propria legislazione i precetti del diritto internazionale in materia di sgomberi. “Il nuovo governo ha adottato alcune misure positive sulla situazione dei migranti rom. Il suo tono e l’approccio sono migliorati, rispetto agli anni passati in cui i rom erano spesso apertamente stigmatizzati dalle autorità. Tuttavia, gli sgomberi forzati sono proseguiti con lo stesso ritmo allarmante di prima”.
Questo emerge dalle parole di John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International che prosegue e incalza: “La Francia non ha introdotto nella legislazione nazionale gli standard internazionali sui diritti umani che forniscono tutela nei confronti degli sgomberi forzati. Il risultato è che gli sgomberi degli insediamenti informali dove i rom generalmente vivono si svolgono senza informazione, consultazione o avviso preventivo, in molti casi, non viene fornito un alloggio alternativo e intere famiglie sono lasciate senza tetto e senz’altra scelta se non spostarsi in qualche altro insediamento informale, con la conseguente interruzione della frequenza scolastica e delle cure mediche”.
I migranti rom in Francia, la cui presenza è stimata intorno alle 15 mila persone, provengono principalmente da Romania e Bulgaria, la maggior parte è dovuta fuggire da situazioni di povertà cronica e discriminazione. In qualità di cittadini dell’Unione Europea di nazionalità non francese, le norme interne vieterebbero loro di risiedere per più di tre mesi senza un impiego o senza la prova di essere in possesso di risorse autosufficienti, tuttavia in quanto cittadini dell’Unione Europea, se espulsi sono liberi di rientrare in Francia; e questa è una pratica frequente tra coloro che vengono sgombrati.
La Francia purtroppo soffre di una cronica scarsità di alloggi adeguati e di rifugi d’emergenza per i più bisognosi e questo non migliora certamente la situazione dei rom che, vittime di discriminazioni in Francia quanto negli altri paesi europei, sono particolarmente soggetti a violazioni del loro diritto, garantito a livello internazionale, di avere un alloggio adeguato.
L’assenza di qualsiasi alternativa porta molti migranti rom a vivere in insediamenti informali per mesi o addirittura anni, nelle condizioni più indescrivibili, con il costante terrore (che spesso si tramuta in realtà) di essere sottoposti a sgomberi forzati senza informazione, consultazione o avviso preventivo. Sono rarissime le soluzioni abitative a lungo termine proposte ai rom sfrattati, che hanno persino difficoltà ad accedere ai rifugi d’emergenza o a qualsiasi altro meccanismo di sostegno che possa metterli in condizione di ottenere un alloggio decente.
Amnesty International si è prodigata nel visitare diversi insediamenti, variabili dal punto di vista della grandezza e dei servizi forniti, ma con in comune i rischi per la salute derivanti da un ambiente insalubre e dalla totale mancanza di accesso ai servizi essenziali come acqua potabile, gabinetti e sistemi di raccolta di rifiuti. Problemi che non fanno altro che amplificarsi per via degli sgomberi forzati che costringono i migranti ad abbandonare un ambiente per doverne ricreare un altro, non avendo altre possibilità, con tutte le difficoltà del caso.
“I continui sgomberi forzati hanno disastrose conseguenze, per i rom, sulla salute, sull’istruzione e sulle opportunità di raggiungere un adeguato standard di vita. Allontanati da un insediamento informale dopo l’altro, finiscono in contesti abitativi ancora più miseri e si ritrovano a dormire in strada o nelle tende fino a quando non costruiscono un altro insediamento” – ha commentato Dalhuisen.
“Durante gli sgomberi forzati, spesso perdono tutti i loro beni, i documenti d’identità e le cartelle mediche. In molti casi la frequenza scolastica e le cure mediche sono interrotte, i rapporti con le reti di sostegno locali sono spezzati e le opportunità d’impiego vengono meno. Ciò nonostante, sulla base della legge francese, non ricevono adeguata riparazione” – ha aggiunto.
Nell’agosto 2012 il governo in carica ha emesso una circolare contenente delle direttive sulle “best practice” da seguire prima e durante gli sgomberi, tuttavia tali linee guida sono discrezionali e vengono applicate in modo incoerente, anche se fossero seguite alla lettere non sono comunque destinate ad interrompere alcuno sgombro forzato.
Il governo attualmente sta consultando le organizzazioni non governative operanti nel territorio, inclusa Amnesty International, in vista della stesura di un piano nazionale per l’accesso agli alloggi e ai servizi di emergenza per coloro ne abbiano bisogno.
Per ora, a parte qualche buona notizia in alcuni dipartimenti regionali, gli sgomberi forzati continuano in tutto il paese, continuando di fatto a violare gli obblighi di diritto internazionale della Francia. “Sulla base del diritto internazionale, la Francia è obbligata a garantire il diritto a un alloggio adeguato senza discriminazione e a impedire gli sgomberi forzati. In altre parole, la Francia deve porre immediatamente fine agli sgomberi forzati fino a quando le salvaguardie del diritto internazionale dei diritti umani non siano garantite a tutti gli abitanti degli insediamenti informali” ha concluso Dalhuisen.
Alex Bizzarri
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