Quella forza che Netanyahu tanto aveva declamato durante tutta la campagna elettorale è venuta a mancare. Israele si è risvegliata più moderata e meno di destra?
Nonostante i nazionalisti del Likud abbiano conquistato nuovamente la maggioranza, seppur con uno scarto quasi insignificante, il partito centrista Yesh Atid – guidato dall’ex giornalista quasi cinquantenne Yair Lapid – è la vera novità delle elezioni di ieri.
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Con pochi slogan chiari e per niente populistici, Lapid ha infatti conquistato l’elettorato liberale e meno ideologizzato – tra cui molti che sono per il servizio militare aperto anche agli ultra-ortodossi – presente soprattutto a Tel Aviv (considerata la città più libertaria del Paese). Come invocato da Netanyahu stesso, giovani, donne e componenti della classe media si sono recati alle urne, sospinto però la forza centrista ai limiti della vittoria.
Altra compagine che ha ottenuto risultati importanti in questa particolare tornata elettorale, è data dai laburisti dell’ex giornalista Shelly Ychimovich (che hanno improntato la campagna elettorale su questioni economiche, come il prezzo delle case, mettendo da parte la questione palestinese). Ciò ha permesso alla coalizione di centro-sinistra di conquistare 58 seggi su 120 del Knesset contro i 62 seggi della destra, costringendo Netanyahu e il suo alleato ex ministro degli Esteri Lieberman (e quindi tutto il blocco delle destre) a dover formare un “governo il più ampio possibile” così come Bibi ha prontamente dichiarato. La sconfitta – se si considera la vittoria schiacciante del 2009 – è particolarmente evidente: il Likud e la sua coalizione non sono più autosufficenti come nell’ultima legislatura.
Il vero sconfitto è comunque Tzipi Lavni e il suo Kadima, movimento politico fondato insieme ad Ariel Sharon, il quale stenta a raggiungere la soglia necessaria per entrare nel Knesset. Anche il milionario “hi-tech” Naftali Bennet è rimasto deluso: difensore dei coloni e dei sionisti religiosi (è uscito dal seggio intonando canti nazionalisti), con la conquista di soli 12 seggi il suo movimento di ultra-destra Habayit Hayehudi (Focolare Ebraico) si è stabilizzato sotto la soglia sperata.
La sconfitta delle destre e l’exploit dei centristi non hanno però demoralizzato il Premier uscente, il quale sin dalle prime dichiarazioni ha ostentato sicurezza, premendo soprattutto sulle tematiche a lui tanto care come il disarmo nucleare iraniano. Questa vittoria risicata costringe però il Primo Ministro a presentare al mondo – ma soprattutto agli Stati Uniti di Barack Obama – una coalizione più moderata e aperta al centro. Da sottolineare infatti le dichiarazioni di collaborazione lanciate da Netanyahu ad Atid: “Io e te possiamo fare grandi cose per Israele”, dichiarazioni fino a poco tempo fa difficili da immaginare sulla bocca dell’intansigente Bibi.
Giancarlo Pini
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