Settemila km in camper per portare solidarietà ai profughi siriani – fotogallery

“La guerra non risolve mai i problemi che l’hanno generata, ma li aggrava sempre più”. Appena tornato da una missione di solidarietà in camper tra Siria e campi profughi in Turchia, Italo Cassa ci racconta della “Scuola di pace”, associazione di volontariato (di cui è presidente) dal 2006 in prima linea per diffondere – attraverso l’istruzione – fratellanza, sorellanza, amicizia e amore tra i popoli.

Questo slideshow richiede JavaScript.

intervista di Stefano Romano – foto di Scuola di Pace

Siete tornati a Roma da poco tempo, da dove provenite?

Siamo stati in missione in Turchia e Siria per portare un aiuto e un momento di gioia ai bambini siriani profughi nelle città turche di confine e nei campi profughi. Il progetto si chiama “Mission Peace, Joy and Color for Syrian Children”, promosso dalla Scuola di Pace con la collaborazione e un contributo economico dell’Associazione Siriani Liberi in Italia (scarica QUI l’eBook della missione).

Raccontateci questa esperienza.

È stata un’esperienza forte e anche molto faticosa. Abbiamo deciso di compiere questo viaggio con il nostro Joybus, un grande camper tutto colorato sulle cui fiancate ci sono i disegni di Pace realizzati dai bambini e ragazzi delle scuole italiane. Una scelta importante questa perché ha caratterizzato in positivo la nostra identità durante il viaggio. Un’esperienza faticosa perché il camper (con un motore benzina/gpl, 1600 di cilindrata), ha faticato non poco sulle salite incontrate in Grecia e Turchia. Abbiamo percorso in tutto 7500 km, più i passaggi in nave per e dalla Grecia. Per quello che riguarda gli scopi della missione è andata molto bene: abbiamo portato un momento di gioia in tutti i luoghi dove siamo intervenuti, e anche i messaggi di pace e solidarietà dei ragazzi delle scuole italiane (scuole: Daneo di Genova, Tommaso Fiore di Bari, Clementina Perone di Bari e Giuseppe Settanni di Rutigliano – BA).

LEGGI ANCHE:   In Nagorno Karabakh è in corso un tentativo di pulizia etnica?

Quando e perché si forma la Scuola di Pace?

La Scuola di Pace si forma nel 2006 dopo un lavoro iniziato vent’anni prima, nel 1987, sempre sui temi della Pace, della Solidarietà e dell’Ecologia. Il suo principio fondatore è la convinzione che la guerra non risolve mai i problemi che l’hanno generata, ma li aggrava sempre più. Guerra e Pace fanno parte della Storia dell’Umanità da sempre. Tutti i popoli ricercano la Pace, perché in tempo di Pace si possono fare tante cose belle, che in tempo di guerra sono impossibili. E allora perché non sperimentare nuove forme di azione basate sulla cultura della Pace e la nonviolenza? È un percorso che deve partire prima di tutto da noi, ed è principalmente preventivo. Si sviluppa andando oltre tutte le convinzioni e gli indottrinamenti, anche quelli della nostra parte. È un percorso che passa per la comprensione delle ragioni degli altri, anche quando ci provocano rabbia, ci risultano ostili. È un percorso di fratellanza, di sorellanza, di amicizia, di amore. È un percorso difficile, anzi difficilissimo, ma è l’unico che valga la pena percorrere. Non vogliamo essere solo dei pacifisti, vogliamo essere uomini e donne di Pace, che combattono ogni giorno per soluzioni di Pace. Per questi motivi abbiamo fondato una Scuola per la Pace. Perché siamo convinti che l’Educazione è un po’ come essere agricoltori: ovvero siamo noi stessi i Contadini che si occupano del loro Campo. Devono prepararlo, fermentarlo, portarci l’acqua, spargere i semi, vegliare su di essi, aspettare che le piantine crescano e poi proteggerle dalle intemperie e dagli altri agenti esterni, finché nasceranno i frutti e avremo di che nutrirci!

LEGGI ANCHE:   L’apicultore di Aleppo, intervista all’autrice Christy Lefteri

Quale è stata finora l’esperienza che vi ha colpito di più?

Per quanto riguarda questa missione l’esperienza più forte è stata al Campo Atma in Siria. Quei bambini, oltre ad essere senza scarpe o con scarpe poco adatte alla situazione, vestiti male, sporchi, al freddo e probabilmente non alimentati correttamente, avevano una grande fame di gioco. Siamo stati “assaltati” da tutti i bambini che si accalcavano per avere un palloncino o un dono. Solo con l’aiuto dei genitori siriani siamo riusciti a svolgere in modo organizzato le nostre attività, e quei genitori, con la kefiah rossa in testa, si sono improvvisati anche loro clown imparando a gonfiare e modellare i palloncini. In quel caso i bambini hanno ricevuto in dono palloncini e non bombe. La differenza è veramente immensa, dovrebbe essere così tutti i giorni così!

LEGGI ANCHE: A scuola di solidarietà – Intervista a Eraldo Affinati


Profilo dell'autore

Redazione

Redazione
Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
LEGGI ANCHE:   Alla deriva. La Guardia costiera turca salva i migranti dopo i respingimenti nelle acque dell'Egeo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti apprezzare anche

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.