L’appello di 270 poeti ai leader mondiali: “Fermiamo il genocidio degli hazara”

La distruzione delle statue dei Buddha di Bamiyan nel 2001 in Afghanistan è uno degli atti più scellerati avvenuti in questo nuovo millennio. Ed è il simbolo più eclatante del cieco e folle tentativo di cancellare in quel Paese ogni forma di cultura “altra”. Molto meno conosciuto in Occidente è il genocidio e la pulizia etnica in atto in quelle terre, ma anche nel vicino Pakistan, nei confronti dei popoli di origine hazara che in Afghanistan costituiscono circa il 20% della popolazione. Per far conoscere questa realtà, 270 poeti da 88 Paesi nel mondo hanno deciso di lanciare un grido di aiuto. Lo hanno fatto attraverso una lettera aperta indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, al Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso e al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

La lettera denuncia che in Afghanistan, nonostante la presenza delle truppe internazionali, gli hazara sono regolarmente attaccati dai kuchi afghani, appoggiati dai talebani e dal governo. Gran parte della popolazione hazara è marginalizzata e i loro diritti vengono costantemente negati. Per questo milioni di persone sono fuggite in Iran, Turchia, Grecia, Italia, Australia, Indonesia ma soprattutto Pakistan. Qui lo scorso 10 gennaio circa 100 hazara siano stati uccisi in un attentato terroristico nella città di Quetta. Questo è solo l’ultimo di una serie di tragici attacchi che sempre più spesso prendono di mira questo popolo che ha la sfortuna di abitare territori in cui non sono ammesse minoranze. Minoranze che anzi debbono essere cancellate come i Buddha che per 1.800 anni hanno resistito al tempo ed alle intemperie, ma che non hanno resistito alla stupidità umana.

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L’intera storia del XX secolo in Afghanistan è contrassegnata dalle uccisioni e dalle discriminazioni nei confronti di questo popolo. Nel 1993, per esempio, nella capitale Kabul il governo dei Mujaheddin massacrò centinaia di donne, uomini e bambini di etnia Hazara. Nel 2008, invece, furono i talebani a trucidare più di 10mila hazara nella città di Mazar-i-Sharif, durante uno dei massacri più efferati della recente storia afghana.

I poeti di tutto il mondo, tra cui premi Nobel e Pulitzer, hanno deciso di fare luce su questa realtà e chiedono ai vari leader mondiali una serie di impegni: dichiarare uno stato di emergenza riguardante la situazione degli hazara in Afghanistan; esercitare pressione sul governo afghano e pakistano al fine di fermare la discriminazione e il supporto di questi governi a gruppi terroristici; garantire l’asilo ai richiedenti hazara; stabilire una Commissione di verità internazionale al fine di investigare sui crimini contro il popolo hazara; aprire casi riguardanti il genocidio e le violazioni dei diritti umani presso le corti internazionali e proteggere attraverso le truppe internazionali gli Hazara in Afghanistan.

E’ arrivato il momento per i Paesi coinvolti nella guerra in Afghanistan di assumersi le proprie responsabilità e garantire al popolo hazara la possibilità di vivere nella pienezza dei propri diritti.

Manuele Petri


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