Kafka in Afghanistan: quando in prigione finisce il bambino stuprato

 Accade di incontrare, navigando sul web, storie in bilico tra il paradossale e il tragico. Una di queste è sicuramente quella denunciata qualche giorno fa, ma avvenuta lo scorso settembre, dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch che, dalla fine degli anni ’70, è uno dei principali osservatori dei diritti umani nel mondo.

 Ma ritorniamo alla storia, di sicura Kafkiana memoria. Siamo nel settembre 2012, nella provincia occidentale di Herat, dove un tribunale afghano, secondo quanto riferito dalla precedentemente citata ONG in una nota nel proprio sito web, avrebbe rimandato a giudizio e condannato un ragazzo di tredici anni a un anno di prigione in un carcere giovanile.

 Fino a qui la situazione non presunta nulla di assurdo. Non lo presenta a meno che non si verifichi quale sia il reato contestato al giovane ragazzo e quali le circostanze di questa “infrazione”. Il ragazzo è infatti accusato di “crimini contro la morale” dopo aver subito abusi sessuali da parte di due uomini in un parco pubblico. La sentenza è stata motivata da un procuratore afghano che avrebbe sostenuto che il ragazzo aveva dichiarato il suo consenso ad avere rapporti sessuali con i due uomini.

 Il tredicenne sarebbe parte di una pratica diffusa e conosciuta in Afghanistan come “bacha bazi”, tradotto letteralmente “gioco con ragazzi”. Questa usanza consiste in una esibizione di danza realizzata da bambini, durante feste o ricevimenti, di fronte ad un pubblico maschile. Il “bacha bazi” nasce come una sorta di surrogato all’impossibilità per le ragazze e donne in generale di esibirsi davanti ad una platea di sesso maschile. Una consuetudine che però si conclude, spesso, con violenze sessuali, esattamente come in questo caso.

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 Abusi sessuali che però portano le vittime ad essere ad essere incarcerate in virtù del fatto che la legislazione afghana non comprende un’età del consenso. Ne consegue quindi che non c’è una soglia di età entro la quale un bambino sia considerato vittima di questo tipo di violenze. Tutto ciò nonostante la “legge per l’eliminazione della violenza sulle donne” del 2009 adottata dal ordinamento giuridico afghano abbia introdotto il reato di stupro, intendendolo però come violenza sessuale ai danni solo di donne e ragazze e quindi non estendendolo anche a individui di sesso maschile.

 Brad Adams, direttore del dipartimento asiatico di Human Rights Watch, ha commentato i fatti dichiarando: “Quando un uomo ha rapporti sessuali con un bambino di 13 anni, il bambino è vittima di uno stupro, e non è un criminale. Il governo afghano non dovrebbe rendere questo ragazzo vittima per la seconda volta, ma dovrebbe rilasciarlo immediatamente e fornirgli protezione ed assistenza.

Stefano Zambon


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