Nuova provocazione e nuovo capitolo del furore razzista e xenofobo del partito greco Alba Dorata. Non bastano i richiami ai pogrom, le escalation di ronde e aggressioni nei confronti di extracomunitari, le pistole in parlamento e il recente documentario targato Channel 4, in cui Plomaritis, cadidato di Alba Dorata, sostiene di voler “fare saponette con gli extracomunitari” e di essere “pronto a metterli nei forni”. In questi giorni il delirio del partito neonazista greco ha toccato anche la scuola.
Durante la seduta della Commissione per gli affari educativi, che aveva per argomento un disegno di legge volto a valutare gli insegnanti a sostegno degli studenti immigrati, è intervenuto il deputato ellenico Artemis Matthaiopoulos, eletto tra le fila di Alba Dorata e attualmente membro della Commissione Cultura. Queste le parole da lui pronunciate: “Cosa ci fanno bambini figli di immigrati nelle scuole greche? Dovrebbero esserci classi diverse per gli studenti greci e per quelli stranieri“, secondo quanto riferisce Il Fatto Quotidiano.
Parole che hanno destato lo sdegno dei deputati appartenenti agli altri schieramenti presenti in aula. Primo tra tutti il commento di Papatheodorou, vice ministro all’istruzione, che parla di una divisione “che sa di fascismo”. Segue una deputata di Sinistra Democratica che, dopo aver spiegato al deputato neonazista che la democrazia ha delle regole basilari di convivenza e rispetto, ha ricevuto in risposta da quest’ultimo che “nella giungla non ci sono regole”. La reazione dei deputati è stata l’abbandono immediato dell’aula nel quale si stavano svolgendo i lavori della Commissione.
Colpiscono e spaventano le parole e i gesti di questo movimento, ma ancor più il consenso che lo schieramento guidato da Nikolaos Mikalioliakos ha ottenuto e sta ottenendo. Il 7% delle scorse elezioni è in pieno aumento, oggi infatti il movimento si attesterebbe al 11%, emergendo come terzo partito greco dopo Nea Dimokratia, il partito che attualmente guida il paese, e Syriza. Spaventa forse ancor più pensare che ciò sta accadendo nei luoghi in cui la democrazia stessa fu per la prima volta pensata.
Stefano Zambon
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