Imbracciare un fucile non è mai una bella cosa, indipendentemente dall’età che si ha, ma quando a farlo è un bambino di 8 anni la cosa non può che suscitare scalpore. Succede in Siria, ad Aleppo per l’esattezza, dove il piccolo Ahmed armato di mitra si accende una sigaretta durante i combattimenti tra i ribelli siriani e il regime di Bashar al-Assad.
E’ il Telegraph, con un servizio scritto ed un video a raccontare la sua storia, divenuta il simbolo della gravità della guerra civile nel Paese e dello stravolgimento della vita dei siriani, soprattutto dei più deboli, che pagano lo scotto più grande.
Nel video Ahmed parla della morte dei genitori, uccisi da un colpo di mortaio nel quartiere di Salaheddin dove il padre prestava servizio come combattente nel Libero esercito siriano, e del conseguente ingresso tra le fila dei ribelli.
L’unico punto di riferimento del piccolo è ora lo zio, militante anch’esso nei gruppi ribelli: “Ho finito per aiutare mio zio e i suoi compagni, perché non ho altra scelta, non c’è scuola, la mia famiglia è morta, che scelta ho?”, dice Ahmed che commenta con freddezza anche la realtà dei combattimenti: “C’è sempre qualcosa da fare, non mi annoio mai. Gli scontri si sono calmati dall’anno scorso, avevamo molti mortai ma i cecchini restano un pericolo. Prima o poi il regime ci bacerà con uno dei suoi proiettili”.
Il Daily Telegraph racconta anche di come il mese scorso nel quartiere di Salaheddin tre combattenti siano stati uccisi dai militari governativi nel giro di due settimane, due di questi non avevano ancora compiuto la maggior età.
Stando a Human Rights Watch, sono centinaia i bambini che vengono addestrati ad imbracciare le armi contro l’esercito del regime. La maggior parte di età compresa tra i 14 e i 18 anni e vengono usati soprattutto per pericolose missioni di ricognizione e di trasferimento armi.
Alex Bizzarri
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