testo e foto di Maurizio Moretti
Lo Xinjiang è regione autonoma nella zona nord occidentale della Cina. Una superficie di 1.650.00 km2, che confina con Pakistan, Tibet, Kazakistan, Kirghizistan, Afghanistan, e la parte del Kashmir controllata dall’India.
Urumqi è la capitale, con circa 3 milioni di abitanti. Qui gli han cinesi sono il gruppo etnico predominante. Poi, sulla Via della Seta, progressivamente scompaiono. In realtà la regione degli uiguri è autonoma solo sulla carta. Storicamente il termine uiguri (che significa “alleati” e “uniti”) venne applicato a un gruppo di tribù indoeuropee che viveva nell’odierna Mongolia. Per inciso, l'”Orda Azzurra” di Gengis Khan fu alfabetizzata da questo gruppo tribale che si formò in Federazione fra il 460 e il 565. Poi sottomessi dal khanato dei turchi Gok.
L’attività indipendestista uigura ebbe origine nella prima metà del novecento in alternativa all’egemonia dei “signori della guerra” dello Xinjiang, ma il sogno autonomo è stato poi soffocato nell’annessione alla Repubblica Popolare Cinese nel 1949. Inoltre, è a tutt’oggi in atto, in opposizione all’indipendentismo uiguro, da parte del governo cinese, un rafforzamento agli incentivi per l’inserimento di gruppi cinese di etnia Han (popolazione che ha origini coatte) nella regione, continuando una pratica intrapresa dalla Cina tra il 1960 e il 1970, rendendosi responsabile della repressione delle tradizioni culturali uigure e di violazione dei diritti umani nei confronti di questa etnia.
Nel luglio 2009, negli scontri provocati dalla Polizia di Stato contro i manifestanti, sono morte 156 persone, e oltre 800 sono rimaste ferite. La manifestazione era stata indetta dall’etnia uigura contro la morte di due loro confratelli in una fabbrica nel sud della Cina per mano di han cinesi. Il capo del partito comunista della capitale Urumqi, dopo aver “riportato l’ordine” con la forza, ed aver fatto marciare i poliziotti in assetto antisommossa per le strade durante il coprifuoco al canto di “Difendiamo la Patria, difendiamo il popolo”, ha minacciato la pena di morte per i sobillatori delle violenze interetniche.
Nella regione degli han cinesi, sono migliaia i bambini uiguri rapiti e malmenati per avviarli al furto. Il governo non fa nulla. Molti bambini uiguri diventano ladri perchè occupano il gradino più basso della società. A causa della disinformazione della propaganda ufficiale, la maggioranza degli han crede che i musulmani non mangiano carne suina perchè discendenti da un maiale. Dall’ignoranza al pregiudizio il passo è breve, e l’odio interreligioso che ne scaturisce è in gran parte sostenuto e indotto dal Dipartamento Governativo della Propaganda.
Gli uiguri, che formano uno dei 56 gruppi etnici ufficialmente riconosciuti in Cina, sono trattati come un gruppo etnico di minoranza, pur essendo l’etnia più numerosa, con oltre sette milioni nel computo dei venti milioni di abitanti di tutto lo Xinjiang. I cinesi Han costituiscono il ceppo linguistico dominante in tutto il mercato del lavoro. Molti industriali si rifiutano di assumere gli uiguri, che non riescono ad accedere a settori come quelli delle finanze, telecomunicazioni, estrazione del petrolio e gas naturali, e delle banche. La discriminazione governativa provoca conseguentemente emarginazione e grande disoccupazione.
Nel nostro viaggio, dopo aver lasciato Urumqi, abbiamo raggiunto Turpan. Da qui in poi le Pagode buddiste hanno lasciato spazio alle Moschee. Attraverso i 540 chilometri del deserto del Taklamakan (che tradotto letteralmente significa: “se entri non esci”), siamo giunti a Korla. Territori strappati al deserto, arcaici e rurali. Popolazioni di persone autentiche che conducono vite “genuine”, fuori dall’ossessione del consumo. Molto ben disposti ed ospitali, tutt’altro che impreparati alla presenza del forestiero. Su questi itinerari nei secoli, sono passate ogni specie di persone. L’accoglienza è nel loro Dna, e noi ne abbiamo goduto.
Successivamente, sulla Via della Seta meridionale, abbiamo sostato a Minfeng per poi raggiungere Kashgar, sede di un “Animal Market” domenicale fra i più interessanti di tutta l’Asia. Quì, con una stretta di mano, guardandosi dritto negli occhi, si stipulano contratti per l’acquisto di un asino, una pecora, un cavallo. Il valore è l’aggregazione, tutto il resto è un buon motivo per far “festa”. Ma proprio a Kashgar, crocevia delle vie della Seta (quella settentrionale e quella meridionale), la violenza subdola del Governo centrale si manifesta in modo eclatante. La distruzione sistematica delle antiche delle antiche vestigia della città, per cancellarne le origini storiche e lo splendore del passato, rivela il progetto in maniera prepotente. Luci e grattacieli portano il “nuovomondo”. La Dittatura del proletariato lascia il posto al Capitalismo di Stato. Il comunismo “veste Prada” e schiaccia ogni millenaria determinazione culturale. La dittatura gialla si ammanta di lustrini per asfaltare il pianeta. Questo è ciò che si percepisce, anche se siamo certi che quelle “facce indipendenti” venderanno cara la pelle.
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