Una corte giudiziaria del Bahrain ha condannato sei utenti di Twitter ad un anno e di reclusione. Secondo la sentenza gli attivisti sarebbero “colpevoli di aver abusato della libertà d’opinione e di aver offeso la società e la figura del re Hamad bin Isa al-Halaifa”.
Lo stesso giorno in cui è stata emessa la sentenza, Abdul Latif Abdul Aziz al-Sheikh, capo della polizia religiosa saudita, ha criticato l’uso di Twitter da parte dei cittadini, dichiarando che “chi usa i social network, perde i contatti con la vita in questo mondo e nell’aldilà”.
Non è un caso che in Arabia Saudita ci sia il tasso più basso di utenti Twitter al mondo. Il 9 luglio 2013, Nabeel Rajab, capo del Bahrain Centre for human rights e icona delle proteste iniziate a febbraio del 2011, è stato condanno a due anni di carcere per accuse simili.
Il suo profilo, gestito ora dai suoi amici, è seguito da più di 200mila utenti ed è diventata la principale voce web del dissenso bahreinita. Lo stesso giorno in cui i 6 utenti sono stati condannati, la famiglia Nabeel ha dichiarato di essere in forte apprensione per le condizioni di salute di Rajab.
Le proteste nel Bahrein, hanno portato ad oggi all’arresto di 3mila attivisti e alla morte di 80 manifestanti. La dinastia che regna nel Paese ha chiesto aiuto nel 2011 al governo saudita per reprimere le rivolte, che ha risposto mandando un contingente militare di mille unità.
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