Madonne nere, tabernacoli e processioni: viaggio nel cattolicesimo filippino

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testo di Stefano Romano

Domenica 5 maggio si è svolta la celebrazione del 52esimo anniversario di vita del Pontificio Collegio Filippino a Roma. Sotto una pioggia incessante – vista come una benedizione dalla numerosa comunità filippina accorsa da ogni angolo della Città – si è celebrata la Santa Messa con la Madonna Nera portata in processione, per poi concludere la giornata con un lauto pranzo e l’esibizioni artistiche delle varie comunità romane e non solo (c’era anche la rappresentanza della comunità filippina casertana).

A raccontarci la storia del Collegio è il rettore, Padre Gregory Ramond D. Gaston. Innanzitutto ha precisato che la vera data dell’Anniversario cade il 7 ottobre, giorno della fondazione del Collegio nel 1961; ma che si è soliti festeggiare a maggio perché ad ottobre molti filippini sono ancora in vacanza in patria e anche perché si unisce a questa festa quella di Flores De Mayo, che in Filippine ha luogo durante l’intero mese.

Il rettore ci spiega come agli inizi il centro religioso dell’intera comunità romana fosse questo, poi nei primi anni 90 si sia spostato presso la Chiesa dell’Urbana, vicino Termini. La messa ha avuto come fulcro l’offerta dei fiori alla Madonna Nera, la Nostra Signora della Pace e Buon Viaggio, portata in spalla fino all’esterno dell’edificio per concludere la cerimonia. Ci spiega che la Madonna è nera perché è stata introdotta dai messicani, precisamente da Acapulco. Portata nel 1565 in Filippine, questa Madonna ha viaggiato per otto volte tra il Messico e le Filippine, usata appunto come buon auspicio del viaggio, che ha dunque assunto un valore importantissimo per i filippini, che al viaggio hanno sacrificato intere generazioni. Questa è infatti la Madonna maggiormente venerata in Filippine.

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Prima di andare via ci ha mostrato in una cappella nel piano inferiore, un tabernacolo veramente interessante, opera di un’artista filippino di Pampanga, Willy Layug. Interamente fatto in legno, racconta le vicende dei martiri filippini in chiave orientale, con caratteristiche fisiche ed estetiche tratte dalla tradizione filippina. Di una bellezza da togliere il fiato.

Le foto sono state scattate da alcuni partecipanti del corso di fotografia come mediazione culturale organizzato da Frontiere (Monica Ranieri, Valeria Ferraro e Girolamo Vetrani) e dal docente Stefano Romano, fotografo ufficiale del magazine.


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