L’assemblea generale dei boy scout d’America si è riunita per una delicata votazione che segna una svolta storica nell’associazione; il 60% dei circa 1400 dirigenti riunitisi a Grapevine in Texas ha infatti deciso di aprire le porte ai ragazzi e alle ragazze dichiaratamente omosessuali rimuovendo così il divieto in vigore da 22 anni. Il bando resta comunque attivo per i capi adulti dell’organizzazione giovanile.
L’esito della votazione sarà reso attivo a partire dal prossimo gennaio e avrà un forte impatto sui circa 100mila gruppi scout americani che riuniscono circa tre milioni di ragazzi e un milione di adulti. La decisione è storica, ma non porrà certo fine al dibattito interno arrivando forse a causare una scissione da parte della minoranza sconfitta e a creare uno strappo all’interno del BSA (Boy Scout of America).
Alcune chiese conservatrici che sostengono l’associazione si erano pronunciate contro l’apertura agli omosessuali e avevano minacciato l’uscita dall’organizzazione qualora il bando fosse stato revocato. Potrebbero generarsi insoddisfazioni anche tra quelli più liberal all’interno del movimento scout, i quali avrebbero voluto abolire il divieto anche per gli adulti. La questione potrebbe avere persino ripercussioni economiche: i conservatori temono infatti un dietrofront da parte di una folta schiera di finanziatori nonché da parte di molti ragazzi stimati tra i 100 e i 350 mila che potrebbero abbandonare l’associazione.
I gruppi religiosi giocano ovviamente un ruolo chiave visto che il 70% dei gruppi scout americani sono sovvenzionati da organizzazioni di questa natura. Il capo della Southern Baptist Church, Frank Page, si era pubblicamente espresso alla vigilia del voto chiedendo di non cambiare le regole e mantenere il bando ai gay.
Di tutt’altro avviso la Church of The Jesus Christ Latter-day Saints, il partner più grande degli scout USA, che aveva tacitamente dato il suo appoggio al piano. Altre organizzazioni religiose, come la National Catholic Council of Scouting, non avevano assunto alcuna posizione. Interessante notare come anche il presidente del Bsa, Wayne Perry, a poche ore dal voto aveva ufficialmente dato il suo via libera all’ingresso di ragazzi omosessuali.
Il movimento scout statunitense, con oltre 100 anni di storia, è un’istituzione autorevole nella cui dirigenza si trovano personalità di massimo rilievo quali amministratori delegati di colossi come AT&T o Ernst&Young, basti pensare che il presidente onorario del BSA è Barack Obama per rendersi conto dell’importanza dell’associazione e di quanto sia radicale la sua svolta presa; proprio il Presidente degli Stati Uniti d’America è stato il primo a muovere per una riforma interna degli scout.
Nei giorni precedenti il voto, i sostenitori del sì e del no si sono affrontati in confronti a viso aperto: i favorevoli all’apertura ai gay hanno incaricato agenzie di consulenza politica per far pressione su circa 120 consigli locali in modo da mettere un’ipoteca sulla vittoria finale. D’altro canto gli oppositori hanno inviato nelle caselle di posta elettronica dei delegati lunghe lettere per spiegare le ragioni del NO.
Infine un sondaggio condotto online dal BSA su circa 200 mila membri del movimento ha rivelato che il 61% degli intervistati è favorevole all’esclusione dei gay contro il 34% che si oppone. Per la conferma del divieto si sono espressi a maggioranza anche i capi dei gruppi, opinione opposta è prevalsa tra ragazzi e genitori.
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