Il canto del rifugiato: “Questo momento mi appartiene”

 

Questo momento mi appartiene

Questo momento mi appartiene

per il peregrinaggio e lo sconforto

per tutto ciò che è stato e non è più.

Le orme dei miei piedi segnano il tracciato di molti confini

da Kabul a Roma,

da Tamerlano a Giulio Cesare

passando per terre che trasudano Gobineau.

Questo momento mi appartiene

ed io lo regalo a mia madre

che per tutta la vita ha ricamato i suoi desideri

su scampoli di cotone

solo per permettere a mio padre

di soffiarcisi il naso.

Per le mie sorelle isolate dal mondo

e per i miei fratelli

che al posto dei libri

senza averne l’intenzione

hanno imbracciato i fucili

Questo momento mi appartiene

ed io lo donerò alle lacrime e alle grida

affinché il riflesso e l’eco

sveglino i sordi e ridiano la vista ai ciechi

della mia città

Questo momento non mi appartiene più

è tempo di andare

tocca a me raccontare le acque vagabonde

del Mediterraneo

affinché le orme dei miei piedi divengano indelebili.

¨¨¨¨

Esule vagabondo

(Traduzione di Francesca Grisot)

Esule vagabondo
malinconico ma ardito
con un bagaglio di racconti di guerra e dolore

Forse la fuga dalla morte
e il senso di abbandono
mi han trascinato all’esilio
in questa città straniera

Le mie stesse scarpe sono tutta la mia terra
poiché in un mondo di tale grandezza
non c’è un posto in cui mi sia dato vivere

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Scrivo sui muri della notte “portare rifugio all’umanità”
come impulso a che la città sia più tranquilla
Mia unica motivazione
le mie favole della buonanotte sui muri colorati della città
che diradano il fumo e la delusione

La mia lingua è sconosciuta a tutti
persino al mio vicino più prossimo
che ogni mattina col broncio e la rabbia non risponde al mio saluto
ma io ho ancora speranza di vivere

Sono esule
e cento chilometri più in là tutta la mia esistenza e i miei ricordi
sono legati a un territorio
che ora è crocevia di sangue e terrore
ma io continuo nella mia speranza

Forse un giorno questo nodo si scioglierà
e la prossima generazione in questa città
dopo aver letto la storia sarà non più ospite ma padrona di casa
e la mia sorte
forse maledirà i propri padri

Questa è la mia storia
Sono un esule vagabondo
E la mia patria non son altro che le mie scarpe.


Profilo dell'autore

Basir Ahang
Basir Ahang è nato in Afghanistan a Kabul ma dal 2008 vive e lavora in Italia. Giornalista di professione si occupa prevalentemente di Afghanistan e diritti umani con un’attenzione particolare alla situazione dei rifugiati e delle donne. Ha collaborato con diversi giornali e agenzie internazionali. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su BBC persian, Al Jazeera e Deutsche Welle. Basir Ahang si occupa anche di poesia e di cinema. Molte delle sue poesie sono state tradotte in italiano e in inglese. Attualmente collabora con diversi siti di informazione come frontierenews.it, kabulpress.org e hazarapeople.com
di cui è anche direttore.

Sito personale di Basir Ahang : http://www.basirahang.com
Twitter: @Basirahang

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