La Pacific Rubiales, compagnia petrolifera a capitale misto canadese e colombiano, ha ricevuto nei giorni scorsi un appello urgente da parte del capotribù dei Matses (video), un popolo amazzonico conosciuto anche col nome di “tribù del giaguaro”. Al gigante petrolifero è stato chiesto di proteggere e tutelare le vite di una tribù del Perù finora non esposta al mondo esterno, che vive da sempre nella zona dove la Pacific sta ora effettuando prospezioni petrolifere al fine di trovare nuovi giacimenti: “Naturalmente”, spiega il capo tribù, “l’incontro tra operai e indigeni sarebbe disastroso (visto che questi ultimi sono particolarmente esposti alle malattie portate dai lavoratori ), anche perché gli indiani si sentirebbero, e non a torto, privati della loro terra dove vivono da sempre, e quella terra passerebbe definitivamente di mano agli ‘invasori’, scatenando una guerriglia contro gli operai. Per non parlare poi dello shock culturale, visto che le tribù di quella zona sono ancora una delle pochissime popolazioni sulla terra a non aver avuto ancora nessun contatto con la società bianca”
L’area dove si stanno effettuando le prove, chiamata con un asettico “Lotto 135”, è già stata sorvolata per mesi da elicotteri che studiano e controllano il terreno, al fine futuro di tracciare strade e costruire infrastrutture. Sono previsti investimenti per decine di milioni di dollari.
L’area in questione è, oltretutto, inclusa in una zona più grande riserva per le tribù, ragion per cui gli indigeni hanno mandato un appello non solo al management compagnia petrolifera ma anche centinaia di messaggi agli azionisti della società (tra i quali emergono nomi eccelenti come Citygroup, JP Morgan e le italiane BNP, Rossini Lux Funds), invitandoli a non investire nella Pacific Rubiales.
“Abbiamo sentito i nostri fratelli molte volte”, spiega il capo tribù ” e sia noi che loro siamo certi che non accetteremo mai che qualcuno ci sottragga la nostra terra. E lotteremo con tutte le nostre forze e fino all’ultimo respiro che ciò non avvenga”.
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