Con l’uccisione di Kimberly McCarthy, avvenuta ieri alle 18.37 nel carcere di Huntsville, sono arrivate a 500 le condanne a morte eseguite in Texas dal 1982. Questo è il tragico bilancio che in 31 anni ha visto un’esecuzione ogni 22 giorni, tanto che il solo stato del sud degli Usa conta il 40% delle 1.300 esecuzioni effettuate negli Stati Uniti dal 1976, anno in cui la Corte Suprema reintrodusse la pena capitale nell’ordinamento federale.
La vittima numero 500 è una donna di colore rea di aver ucciso a scopo di rapina la sua vicina, una settantunenne professoressa in pensione. Nel 1997, dopo aver bussato alla sua porta con una scusa, la McCarthy aggredì Dorothy Booth con un coltello in preda ad una crisi d’astinenza da crack.
Gli Stati Uniti d’America sono uno dei 76 Paesi del mondo in cui è ancora prevista l’applicazione della pena capitale. Secondo Amnesty International nel 2012 ci sono state esecuzioni in 21 di questi Paesi per un totale di 682 uccisioni, mentre le sentenze di condanna alla pena capitale sarebbero state 1.722 in 58 differenti Paesi. Gli stati in cui nel 2012 sono avvenute il maggior numero di esecuzioni sono, nell’ordine, Cina, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Stati Uniti e Yemen.
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