Lo splendore artistico-culturale della Cina dal Tardo Neolitico all’unificazione dell’Impero, nel 221 a.C. da parte dell’imperatore Qin, offre 82 pezzi archeologici unici che testimoniano una storia e uno sviluppo di civiltà pari a poche altre.
La mostra La Cina Arcaica, inaugurata il 21 giugno nelle Sale Quattrocentesche di Palazzo Venezia a Roma, testimonia il processo iniziale ed evolutivo della cultura e della civiltà cinesi. Dal 3500 al 221 a.C. la civiltà cinese ha maturato progressivamente diverse forme di organizzazione statale: dalle Entità proto-statali (Bang Guo) ai Regni regionali (Wang Guo) fino alla realizzazione dell’Impero (Huang Guo).
Questo progressivo cambiamento politico-istituzionale ha gettato le basi per creazioni di differenti concezioni estetiche in ambito culturale, religioso e scientifico. All’entrata il visitatore viene accolto da due sculture raffiguranti Leonardo Da Vinci e Qi Baishi, eseguite dallo scultore cinese Wu Weishan e da lui donate a Palazzo Venezia. I due personaggi rappresentano in modo assai emblematico il punto d’incontro tra due sommi ingegni artistici dei rispettivi paesi. L’esposizione percorre un excursus storico articolato in cinque sezione: gli arbori della civiltà, l’avvento del regno, il culto degli antenati e i sacrifici offerti alle divinità, il ruolo della musica nella formazione del paese e le lotte tra stati per l’egomonia.
Si possono ammirare opere quali la testa di bronzo d’oro dello Sanxingdui o altri oggetti funebri in bronzo, ceramica e giada rinvenuti nelle tombe degli imperatori nonché sculture di animali. Spiccano in una sala le possenti campane di bronzo, chiamate bianzhong. Si tratta di strumenti a percussione, utilizzati duranti rituali di corte, inaugurazioni di campagne militari e visite ufficiali, che venivano montati su strutture lignee e percossi con un martelletto. Ciò a conferma dell’intima fusione esistente tra la cultura cinese e la musica.
Il Ministro per i Beni Culturali Massimo Bray tiene a precisare che questa è la prima di una serie di cinque mostre organizzate dal Ministero nell’ambito di una collaborazione con il corrispettivo partner cinese.
Auspichiamo che questa mostra, frutto di un accordo per la promozione del patrimonio storico tra Italia e Cina, possa maggiormente rafforzare la cooperazione artistica, culturale e economica tra i due paesi che, pur possedendo civiltà dalle differenti peculiarità, trovino momenti di esaltazione dei rispettivi gloriosi trascorsi storici e culturali.
Alessio Chen
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