Nelle appena passate elezioni norvegesi di domenica scorsa ha regnato il caos. Almeno per i media italiani, che titolavano a caratteri cubitali: “Ha vinto il partito di Breivik” oppure “Il partito dello stragista Breivik al governo”, titoli che, dopo alcuni giorni dai risultati definitivi, appaiono quanto mai caotici e privi di una realtà oggettiva, come fatto notare da Paolo Sinigaglia su Valigia Blu.
Certamente nessuno può negare la realtà uscita dalle urne norvegesi: il partito del premier Jens Stoltenberg, che guidava una coalizione rosso/verde da quattro anni, è uscito con le ossa rotte, perdendo il 4,5 % dei consensi (pur rimanendo primo partito nel Paese), mentre avanzano i partiti di destra, primo tra tutti il Partito Conservatore di Erna Solberg, che invece ha avuto un incremento di voti del 9,6%; in generale è tutta l’ala conservatrice dello Storting (il parlamento norvegese) che ha ben tenuto, che ha battuto la controparte progressista di 10 punti percentuali.
Il cosiddetto “Partito di Breivik” è in realtà il Partito del Progresso ( FrP ), formazione di estrema destra nella quale Breivik militava (essendo stato, da giovane, anche presidente nel settore giovanile in un distretto della Capitale), ma che in realtà non ha vinto le elezioni (anzi, ha perso il 6,6%, diventando da secondo a terzo partito del Paese), e molto probabilmente non entrerà neanche nella coalizione di governo: il Partito del Progresso, che esiste nel paese dagli anni ’70 e ha sempre focalizzato le proprie campagne elettorali sul sentimento nazionalista ed altre trovate sulla presunta purezza del proprio popolo, ha fermamente condannato la strage di Utoya e ha respinto ogni dichiarazione che stesso Breivik faceva anche durante il suo processo, facendo così apparire completamente infondate le paure ed i titoli sensazionalistici dei giornali italiani.
Come si diceva, il vero vincitore delle elezioni è il Partito Conservatore di Erna Solberg, che, mettendo focalizzando l’attenzione sui problemi economici e proponendo di andare ad intaccare, per la prima volta, il fondo norvegese di 750 miliardi di dollari ricavati dall’estrazione petrolifera, ha ottenuto un’ ottimo incremento di voti; ora però si dovrà pensare a come e con chi formare la coalizione di governo, vista la frammentazione del voto: non basteranno infatti tutti i partiti di destra insieme a formare una coalizione di maggioranza, e si ipotizza un’ appoggio esterno dello stesso FrP, come successo durante gli anni 2001 – 2005.
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