di Anna Karapetyan
Negli ultimi anni in Russia i problemi legati al nazionalismo sono diventati sempre più critici. I migranti irregolari provenienti dai paesi del Caucaso e dalle ex-repubbliche sovietiche rappresentano una questione importante sia per le persone che per il governo. Per comprendere quanto grande e complesso è il problema, bisogna innanzitutto tenere in mente che ci sono più di 180 etnie in Russia. Molte sono formate da persone che hanno lasciato le proprie case per venire in Russia dopo il collasso dell’Unione Sovietica (come ha fatto la mia famiglia), diventando nel tempo una componente importante della società russa moderna.
Oggi si può osservare una situazione radicalmente opposta. Migranti dal Caucaso e dall’Asia centrale hanno superato i confini russi alla ricerca di lavori tradizionali per poter sostenere le proprie famiglie nei paesi d’origine. Spesso non hanno padronanza del russo, sono costretti a sopportare condizioni lavorative disumane e talvolta rimangono coinvolti in attività criminali (alimentando così l’ostilità nei loro confronti). L’apatia della polizia corrotta, che spesso chiude un occhio, ha portato molti cittadini a intraprendere iniziative personali di difesa.
Si può citare ad esempio quanto avvenuto il 10 ottobre 2013. Egor Sherbakov, un 25enne russo, è stato accoltellato dall’azero Orhan Zeinalov mentre difendeva la sua fidanzata. I due si sarebbero dovuti sposare a breve. Questo assassinio ha portato a disordini di massa a Biruluvo, periferia di Mosca, che si sono presto allargati a macchia d’olio a tutta la città e poi in diverse altre zone della Russia stessa. Benché Zeinalov sia stato preso pochi giorni dopo, una larga fetta della popolazione è rimasta convinta che la polizia preferisca non intervenire.
Ed è in questo clima che si è registrata una inquietante ascesa dello spirito xenofobo. Partiti e organizzazioni di matrice nazionalista si sono uniti per “difendere” i giovani russi dai “non-autoctoni”. Noi armeni abbiamo il terrore di uscire dalle nostre case, rischiamo di essere accoltellati dalle gang o picchiati dai gruppi neonazisti. Recentemente nella città di Arzamas (nell’oblast Nizhny Novgorod, a prevalenza armena) è stato ucciso un altro giovane. La polizia ha subito incolpato le comunità straniere e, ancora una volta, la popolaziona locale ha manifestato la propria indignazione causando disordini e tumulti.
La polizia non ha fatto nulla e i neonazisti (soprattutto sul web) non hanno perso l’occasione per sfruttare a proprio favore l’incidente. Nell’arco di una settimana ben 15 famiglie armene hanno venduto le proprie attività e lasciato le proprie case per paura di ripercussioni. Non ci sono dubbi, c’è chi provoca determinati incidenti per i propri interessi, cavandone un consistente tornaconto. La domanda è: chi c’è dietro tutto ciò? Fino a quando dovremo assistere all’inerzia delle istituzioni?
Noi siamo lasciati a noi stessi. Noi, cittadini russi a tutti gli effetti che siamo parte considerevole della grande eredità culturale della nazione. Noi, armeni che – come molte altre volte nella storia – possiamo confidare solo in noi stessi.
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