La Nigeria vieta i matrimoni gay e annulla i diritti degli omosessuali con la promulgazione di una legge che ha suscitato ferme condanne da parte dell’opinione pubblica internazionale. Il testo della legge prevede pene fino a 14 anni di carcere per coloro che contraggono matrimonio omosessuale o unione civile all’estero e fino a 10 anni per chi rende pubblica la propria relazione omosessuale.
Secondo il suo portavoce, il presidente Goodluck Jonathan ha firmato la legge, approvata lo scorso maggio all’unanimità dal parlamento, in quanto considerata coerente con il sentimento della maggioranza della popolazione nigeriana riguardo l’omosessualità. “Più del 90% dei nigeriani è contrario al matrimonio omosessuale. Per questo la legge è in linea col nostro credo culturale e religioso come popolo” ha dichiarato il portavoce ai cronisti.
Contro la promulgazione si era appellata lo scorso dicembre Amnesty International, considerando la legge discriminatoria e potenzialmente “catastrofica” per la comunità omosessuale nigeriana. D’ora in poi chiunque si registri, lavori o frequenti locali gay, società e organizzazioni gay o faccia mostra direttamente o indirettamente in pubblico della propria relazione omosessuale, infrange la legge con la conseguenza di incorrere in una pena di 10 anni di reclusione. “Solo i contratti matrimoniali tra un uomo e una donna saranno considerati validi in Nigeria”, sentenzia la legge.
La Nigeria è una nazione la cui popolazione è altamente religiosa, con 170 milioni di persone divise a metà tra cristiani e musulmani. Questo provvedimento “anti-gay” sembra ricalcare una legge in fase di approvazione in Uganda, legge ancor più severa tanto da essere paragonata all’apartheid dall’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu in quanto prevederebbe l‘ergastolo per chi viene riconosciuto omosessuale.
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