di Monica Ranieri
Dopo il vincente debutto alla 26° edizione dell’ International Documentary Film Festival Amsterdam nel novembre del 2013, “Return to Homs” (al-’awda ila’ Homs in arabo) si è aggiudicato il “World Cinema Grand Jury Price For Documentary” al Sundance Festival (16-26 gennaio), la prestigiosa vetrina per il cinema indipendente voluta da Robert Redford.
In “Return to Homs”, girato dal 2011 al 2013, il regista Talal Derki, al suo primo lungometraggio documentario, segue le quotidiane vicissitudini di due amici le cui vite vengono sconvolte dall’evolversi della rivoluzione, che, dalle iniziali e pacifiche proteste cui i due partecipano con entusiasmo, si tramuta nel conflitto cui decidono di non sottrarsi, entrando nelle fila dei ribelli. Abdul Basset Saroot è una diciannovenne stella locale del calcio (portiere della nazionale), ma i suoi inni di liberazione dal regime di Assad lo trasformano anche nel cantore simbolo delle prime fasi della rivoluzione, mentre Ossama al Homsi ha 24 anni, è un pacifista e, grazie anche al supporto della sua videocamera, un attivista “digitale” (ad Homs è anche attivo un gruppo di fotogiornalisti raccolti in Lens Young Homsi, decisivi nella documentazione dell’assedio della città). Il montaggio del girato non è interrotto da voci fuori campo o didascalie, ma immerge lo spettatore nella frenesia, nel dramma e nello shock di “un’intera nazione lacerata dalla nebbia della guerra”, e Derki come testimone segue da vicino e con disarmante intimità ed umanità la trasformazione di Basset e Ossama, spesso affidando la cinepresa ad altri operatori, a rischio della vita propria e della troupe, documentando nel contempo la devastazione di cui è stata oggetto la città di Homs e le privazioni subite dalla popolazione. Trasformata in uno scenario apocalittico, bombardata e assediata dalle forze lealiste da più di un anno e mezzo, la storica città siriana è tornata proprio in queste giorni agli onori della cronaca (dei media occidentali), oggetto di un discusso accordo raggiunto nel contesto delle trattative di Ginevra2 che consentirebbe a donne e bambini di uscire dalla città.
La produzione del film vede il contributo della Ventana Film del tedesco Hans Robert Eisenhauer e la partecipazione del siriano Orwa Nyrabia per la Proaction Film. Nyrabia è il produttore, regista, attore, sceneggiatore che ha cofondato il DOX BOX, festival del cinema documentario in Siria e che ha avuto un ruolo di primo piano nella stesura dell’appello di sensibilizzazione che nel 2011 più di settanta registi siriani rivolsero alla loro comunità professionale. Nyrabia è stato inolte arrestato nel 2012 dal regime e rilasciato dopo qualche settimana, anche a seguito di una campagna internazionale di mobilitazione per la sua libertà.
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