di Maddalena Goi
Tre anni di guerra civile, oltre 150mila vittime, milioni di profughi e devastazioni. Mentre il conflitto siriano non accenna a trovare alcuna prospettiva di risoluzione, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), ha accolto con soddisfazione la decisione presa dal Governo della Giordania di aprire il terzo campo profughi nel paese dopo quello principale di Zaatari, aperto nel luglio 2012. Il nuovo campo, la cui apertura è prevista per il 30 aprile prossimo, avrà sede ad Azraq, a 100 km a est dalla capitale di Amman, nel governatorato di Zarqa e sarà in grado di ospitare circa 130.000 persone su una superficie che si estende per oltre 15km quadrati.
Nel corso della sua storia la Siria ha sempre accettato numerosi profughi; oggi sono i siriani a essere costretti all’esilio e a fuggire dalle loro abitazioni. Dall’inizio del conflitto, più di 4 milioni di persone hanno abbandonato il paese e più di un milione e mezzo di loro è fuggito all’estero, scegliendo come destinazioni Egitto, Libano, Giordania, Iraq e Turchia. Ma è soprattutto la Giordania ad assorbire la maggior parte di profughi e a fare i conti con questa catastrofe umanitaria. Attualmente il Paese ospita più di 600mila rifugiati siriani e il numero di persone che attraversano su base giornaliera i confini della Giordania, è tra le 600 e 800 persone. Un incremento notevole che provoca fortissime pressioni sul campo di Zaatari ormai al collasso, la sua capienza, infatti, prevista per 60mila persone, è ormai notevolmente superata e oggi ospita 120mila siriani. In poco più di un anno la struttura è diventata uno dei più grandi campi profughi al mondo dopo quello di Dadaab, in Kenya, dove vivono quasi mezzo milione di persone.
Il crescente numero di rifugiati siriani nel Regno di Giordania induce molti a credere che la cifra potrebbe presto aumentare, raggiungendo un milione di profughi nel giro di breve tempo, ciò metterebbe a dura prova l’istruzione, i servizi sanitari e le risorse idriche già scarse di uno dei paesi più aridi al mondo. Andrew Harper, il rappresentante dell’UNHCR in Giordania, durante una conferenza stampa ha dichiarato che “questo campo è uno sforzo internazionale in sostegno al governo giordano, ciò che differenzia questo campo rispetto quello di Zaatari è che abbiamo avuto il tempo di prepararlo” e, aggiunge “dobbiamo dire alla Comunità Internazionale che la Giordania non può fare tutto questo da sola, né le agenzie umanitarie possono fare l’impossibile con niente. Il supporto internazionale è stato finora insufficiente. A dicembre abbiamo fatto appello per $1.2 miliardi di dollari in aiuti umanitari, ma finora abbiamo ricevuto solo il 16%”. Per il nuovo campo di Azraq, la Comunità Internazionale ha investito 45 milioni di JOD (dollari giordani), corrispondenti a circa 46 milioni di euro. Un costo che comprende strade, infrastrutture, rifugi, una struttura d’assistenza medica, un ospedale con 130 posti, sistemi per le forniture d’acqua, due scuole, campi da gioco e una stazione di polizia. Il campo potrà accogliere fino a 2mila rifugiati al giorno. Le spese giornaliere da affrontare dipenderanno da quante persone abiteranno il futuro campo. Facendo una stima, usando Zataari come punto di riferimento, i dati dell’UNHCR mostrano che il supporto a 100 mila rifugiati costa in media $400.000/500.000. Al momento sono state completate più di 3000 unità abitative e altre 5300 unità sono in fase di costruzione e saranno completate entro la fine di aprile, assicura l’UNHCR. All’interno del campo sono presenti quattro villaggi e ognuno sarà dotato di strutture capaci di ospitare tra i 10mila e i 15mila rifugiati.
Sono 21 le associazioni, tra agenzie organizzative e umanitarie, coinvolte nella pianificazione del campo in collaborazione col governo. La responsabile per il coordinamento del progetto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Bernadette Castel-Hollingsworth, durante la conferenza stampa ha dichiarato: “il nostro obiettivo comune è quello di fornire ai rifugiati servizi il più possibile vicino alle loro abitazioni. Abbiamo costruito questo sito, in stretta collaborazione con la Direzione dei rifugiati siriani e coinvolgendo la comunità locale di Azraq”.
Inoltre ha aggiunto che faranno di tutto per risparmiare i costi energetici; “abbiamo investito in energia solare in modo che nel lungo periodo, il consumo di elettricità, non arrivi a un costo così alto come nel campo di Zaatari.” Né il campo, né le abitazioni dei rifugiati sono state dotate di corrente elettrica ma lampioni solari sarebbero sparsi lungo tutta la struttura del campo. Questa scelta si spiega con la volontà di cercare di gestire al meglio il consumo di energia elettrica abbattendo i costi derivati dall’uso della corrente, non solo, Azraq sarà il primo tentativo di “campo verde”. L’UNHCR sta infatti cercando di cambiare direzione e passare all’energia sostenibile (green energy) da diffondere nei campi rifugiati di tutto il mondo, ma questo sarebbe il primo considerata la sua estensione.
L’apertura del nuovo campo profughi di Azraq, avviene sotto gli auspici irriverenti delle nuove elezioni presidenziali confermate dal presidente siriano Bashar Al-Assad per il prossimo 3 giugno.
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