Dopo l’intervento russo in Crimea e la conseguente inattività della polizia ucraina, i residenti filo-russi nella Penisola hanno deciso di creare delle “unità di autodifesa”.
L’obiettivo di questi gruppi armati è, secondo quanto dicono loro stessi, quello di mantenere la sicurezza ed evitare che le minoranze ucraine e tatare possano interferire con i programmi della Russia nella regione. “Sosteniamo la volontà della vasta maggioranza degli abitanti della Crimea”, ha dichiarato Alexander Meduservsky, membro di un’unità attiva nel comune di Dobroe.
Le unità includono civili, studenti, operai, veterani delle guerre afgane e cecene; in abiti civili o in tuta mimetica, alcune unità sfilano anche disarmate ma con il supporto delle forze russe e controllano strade, confini, uffici governativi, e altri edifici sensibili. Alcune organizzazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch, hanno dichiarato che alcuni membri di queste unità sono stati accusati di aver commesso torture, rapimenti e omicidi contro i residenti leali a Kiev.
QUI l’inchiesta fotografica integrale che Manu Brabo ha realizzato per al-Jazeera
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