testo di Maya Koshi – foto di Florian Domergue
“Qalauma” è un centro di riabilitazione per giovani detenuti, la prima in Bolivia che separa i giovani dagli adulti, inaugurato nell’agosto del 2011 presso il Municipio di Viacha (dipartimento di La Paz). Il termine “Qalauma” è una parola aymara composta, che indica “pietra” e “acqua”. Il logo del Centro rappresenta una goccia d’acqua che cade su una pietra; simbolizza, da un lato, la fragilità dello sviluppo dei giovani quando sono inseriti in un contesto violento ed alienante e, dall’altro, invita alla determinazione nell’andare avanti in un ambiente basato sulla cultura del Buen Trato.
Il Centro Qalauma é il risultato di una iniziativa promossa dalla ONG italiana ProgettoMondo Mlal che ha creato la struttura e ha introdotto un programma alternativo di riabilitazione e reinserimento sociale attraverso il sostegno di istituzioni pubbliche e private. Lo Stato progressivamente sta assumendo le proprie responsabilitá: il Regime Penitenziario gestisce direttamente l’equipe multidisciplinare ed i 4 educatori, mentre il Ministero dell’Educazione del Paese si è fatto carico di contrattare gli 8 insegnanti. Nel 2014 anche la ONG Cvcs (Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo) si é unita a questa sfida per promuovere il programma post-penitenziario. I giovani stessi si responsabilizzano fornendo – a turno – i servizi essenziali, come quelli della cucina, ed altre istituzioni locali danno il loro apporto per migliorare e compensare i laboratori socio-educativi e di assistenza.
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Tra le istituzioni locali, c’è anche APEA-Acción por una Educación Activa, che interviene con una proposta ludico-sportiva strutturata in tre cicli e destinata a tre gruppi distinti che rimangono invariati per tutto il periodo dell’attività, proprio per garantire una continuità nell’apprendimento ed ottenere un processo valutativo per ogni adolescente coinvolto nell’attività.
Il primo modulo – “Prendere coscienza e dare valore alle mie capacità” (marzo/maggio) – ha come obiettivo quello di stimolare l’autostima e la motivazione degli adolescenti, affinché possano puntare al superamento delle loro stesse capacità. Nel successivo trimestre – “Sono parte di un gruppo e di un apporto collettivo” (giugno/agosto) – si priorizza invece la comunicazione assertiva, la competenza organizzativa di ciascuno, il lavoro di gruppo ed il rispetto per l’altro. Il trimestre conclusivo – “Lo sport: un universo con regole prestabilite” (settembre/novembre) – si concentra sull’importanza di responsabilizzarsi in un contesto regolarizzato da norme prestabilite.
Il tutto, sempre articolato da momenti pratici e da momenti di riflessione guidata da parte del facilitatore di APEA, affinché i giovani siano continuamente stimolati ad incontrare la risposta più adeguata alle svariate dinamiche proposte. In linea con il modello socio-educativo di Qalauma, si effettua un lavoro che mette in moto l’intelligenza razionale ed emotiva del singolo, in questo caso attraverso l’attività sportiva.
“La situazione degli adolescenti, e dei giovani in generale, in Bolivia è drammatica. Ad eccezione di Qalauma (e del Cenvicruz dal novembre del 2013), non esistono istituti specializzati in riabilitazione e reinserimento sociale dei privati di libertà. L’aspetto più grave è che il 90% dei giovani oggi detenuti è tuttora in attesa di giudizio, quando la maggioranza dei reati commessi – che sono contro il patrimonio – meriterebbero senz’altro soluzioni alternative alla detenzione”, afferma Roberto Simoncelli, di Progetto Mondo Mlal.
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Forse qualcosa sta cambiando. La ministra della Giustizia boliviana ha dichiarato, riferendosi all’esperienza pilota di Qalauma: “Dimostra in maniera oggettiva tutti i benefici della giustizia restaurativa. Vediamo concretamente i giovani che si reintegrano nella società”. Tanto che, “sulla base di questa esperienza, abbiamo preparato due progetti di legge importanti per la Bolivia proprio perché, in essi, il tema della giustizia restaurativa viene considerato come soluzione imprescindibile alla risoluzione di conflitti e riparatore dei danni provocati dai comportamenti delittuosi”.
Qalauma permette ai giovani privati di libertà di veder rispettati i loro diritti, ma anche di partecipare a programmi di reinserimento personale, familiare e sociale, nonché a sessioni di formazione specializzata.
Commenta brevemente uno dei ragazzi parte dell’attività sportiva: “Ho trovato (in questa attività) un modo per esprimermi, di far sentire quello che valgo, e di essere circondato da persone che vogliono ascoltare quello che ho da dire. Mi sono reso conto che la libertà non è semplicemente fare quello che si vuole, ma è anche fare ciò che si vuole e deve fare, quando è meglio farlo e con un determinato criterio”. Oggi è questo il suo concetto di libertà.
Marc introduce il tema della sessione del giorno: “Sono parte di un grupo e di una collettività”. Attraverso giochi di squadra che richiedono l’elaborazione di strategie condivise e di momenti di riflessione guidata, si affrontano valori come la comunicazione affettiva, il contributo individuale per il raggiugimento di un obiettivo comune, si stimola il lavoro di gruppo ed il rispetto degli altri.
Il gioco del “Calcio Virtuale”: con un pallone invisibile, si deve oltrepassare la linea di fondo della squadra avversaria. Se vengo toccato da uno degli avversari mentre ho in mano il pallone virtuale, lo perdo a favore del rivale. Si itroduce quindi la sessione in forma divertente e collettiva: fin dal principio, si toccano aspetti tecnici (il passaggio), tattici (marcatura, smarcamento, circolazione della palla), fisici (velocità, trasformazione del movimento) e mentali (competizione).
“Alla ricerca del capitano”: ci si organizza per passare il pallone al capitano.
Riflessione sul gioco “Alla ricerca del capitano”. Pensare, dare la propria opinione per risolvere il problema incontrato, occupazione dello spazio, utilizzo del pallone, smarcamento. Tutti partecipano con le loro conoscenze. J.D.C (22 anni) è arrivato a Qalauma dalla carcere di San Pedro, dove è rimasto internato per 3 anni. Trascorsi da allora 6 anni, continua ad essere in attesa di giudizio per un delitto grave. Così commenta la sua vita dentro Qalauma: “(…) ci da’ opportunità affinché possiamo tenere possibilità di un reinserimento in società. (…) voglio continuare a studiare Diritto”.
La messa in pratica della riflessione sul gioco “Tra due” fatta anteriormente.
Lottare per mantenere il possesso del pallone. J.R. (17 anni) è a Qalauma dal luglio del 2012 per un delitto grave. Una volta libero, vuole dedicarsi allo sport e diventare un atleta. Partecipa ai laboratori di cucina, sartoria e di attività sportiva nell’ambito del programma post-penitenziario del Centro promosso dalle ONG Progetto Mondo Mlal e CVCS-Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo.
Movimento, velocità ed intensità…il calcio! “Mi piace partecipare a questa attività. Ci distrae dal nostro quotidiano”, afferma A.Z., 20 anni, a Qalauma dal luglio del 2012 in attesa di giudizio per un delitto grave. “Lui (Marc) non si comporta come gli altri (professori). Ha voglia di insegnarci. Non ci rimprovera”.
Intervistando alcuni internati. Anche C.S.H (21 anni) è in attesa di giudizio per un delitto grave. È arrivato a Qalauma il febbraio del 2012: “Dovremmo partecipare al laboratorio di attività sportiva ogni settimana. Ci aiuta a gestire lo stress e mi piace soprattutto perché permette di migliorare i miei rapporti con gli altri”.
Il lavoro di APEA presso Qalauma prevede anche un processo di formazione del personale della sicurezza del Centro stesso e della Direzione per la Promozione dello Sport del Governo Municipale di Viacha nella gestione educativa di attività sportive e ludiche. “(…) tutti i giorni giochiamo con i giovani e ci piace imparare dinamiche differenti per avvicinarci a loro”, commenta il Sergente Segundo Omar Mamani.
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