Reinventarsi a Madrid, la storia di Francesca

di Alberto Scarsi

Si é sempre messa in gioco, ha sempre cambiato, ha girato vari Paesi per studio e per lavoro, e adesso anche per amore. Non ha smesso di imparare e all’occorrenza si é inventata un nuovo lavoro. È il profilo di Francesca, perfetto esempio di come e quanto gli italiani all’estero di nuova generazione abbiano la voglia di crescere, di cogliere le opportunità ed eventualmente di crearsele.

Lasciata la Puglia, ha sempre girato per studiare e poi lavorare: Barcellona, la Francia, Dublino e infine Madrid. L’Erasmus, il progetto Leonardo, l’esperienza in Irlanda e infine la Spagna. Tempi, luoghi ed esperienze che ne hanno fatto una piccola cosmopolita, capace di addatarsi alle necessità e realtà del posto. Dopo l’esperienza di Dublino in piena crisi (”Ma quale città poetica e Joyce? Noi poveri squattrinati ne siamo subito scappati”) ecco l’arrivo a Madrid. La necessità di trovarsi un lavoro ma un curriculum che poco poteva offrire alla realtà economica e culturale del momento. E allora la voglia di tornare a studiare nei momenti liberi, di frequentare ancora un’università, di fare qualcosa che a poco a poco, seppur nuovo, la stava appassionando sempre di più. I corsi frequentati con successo, un CV postato con tante speranze on line e poi la grande chiamata. Arriva Bwin, il colosso delle scommesse via internet che la chiama. L’incarico é di occuparsi di marketing online per questo gigante che ha bisogno di persone sveglie, eclettiche e che sappiano come ci si muove con una tastiera. Nessuna raccomandazione, nessuna introduzione speciale, solamente una chiamata ed un colloquio che l’hanno ripagata della caparbietà con la quale ha ottenuto questo lavoro.

Così, partendo da Storia dell’Arte adesso lavora nel mondo online: nel frattempo ha viaggiato, conosciuto, sperimentato e magari preso anche qualche botta. Ma tutto é servito, tanto che adesso é riconoscente alla Spagna (”Mi ha dato quello che l’Italia non mi ha dato: un lavoro!”).

Ma non le bastava. All’inizio del suo soggiorno nella Capitale si sentiva sola. Si d’accordo aveva il ragazzo ma non poteva certo colmare tutte le assenze affettive che aveva lasciato e di cui comunque avrebbe avuto bisogno. Allora ha cominciato a girare per la città, a scoprirne le piazze, gli angoli meno conosciuti, a visitare i musei, a gustarsi le pasticcerie. In pratica a vivere a Madrid. E lo ha fatto da sola. Non aveva infatti amiche con cui condividere questi momenti per cui sentì il bisogno di far conoscere queste sue scoperte e di farne partecipi i suoi amici più stretti. Ha creato un suo blog, giusto per riempire questo spazio affettivo. Un gioco, un passatempo, una scommessa (l’ennesima). È cresciuto, si é allargata la base di coloro che hanno inizato a seguirlo e a seguirla: www.vivereamadrid.it é diventato, come dice testualmente Francesca, la cosa più bella che abbia potuto fare. Le ha fatto conoscere la città. Ad un certo punto l’ha obbligata a conoscerla sempre meglio. Ma soprattutto le ha dato grandi, enormi soddisfazioni. Le ha fatto conoscere quelle che oggi sono le sue migliori amiche, spazio sui media nazionali italiani e ancora una volta l’apprezzamento per quello che ha fatto. Adesso chi vuole vivere a Madrid o più semplicemente conoscere meglio la capitale spagnola trova nel suo blog una voce autorevole, simpatica, gradevole e ricca di preziosi dettagli. Gli italiani all’estero avranno sempre un futuro finché avranno questa vitalità creativa. Alla fine dell’incontro, in Piazza Mayor, quasi scappa: «Devo andare a sistemare la mia nuova casa!»

Francesca oggi vive in una bellissima città, ha un ottimo lavoro, un blog di successo, amici, un ragazzo ed una nuova casa. Ad una che lavora per una agenzia di scommesse, la domanda sorge spontanea: Francesca, prima di partire, a tutto questo ci avresti scommesso?

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Plaza Mayor, Madrid

L’incontro in Plaza Mayor – Mi chiamo Francesca Nuzzaco, originaria di Cassano Murge (BA). Ho studiato Beni Culturali a Lecce e successivamente mi sono trasferita a Roma per un Master nell’ambito delle organizzazioni culturali. Da li la mia vita é cambiata radicalmente perché ho fatto varie esperienze all’estero con il progetto Erasmus ed il progetto Leonardo fino all’arrivo a Madrid dove mi sono sistemata in pianta più o meno stabile.

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L’arrivo a Madrid – Avevo già vissuto in Spagna, con il progetto Leonardo a Barcellona che é una città completamente diversa da Madrid, ed avevo fatto precedentemente l’Erasmus in Francia. Una volta tornata a Roma ho conosciuto il mio ragazzo, spagnolo, ed insieme decidemmo di andare a vivere a Dublino. Purtroppo dopo poco tempo la crisi economica colpì duramente tutta l’Irlanda e quindi abbiamo deciso di tornare in Spagna.

Il mio fidanzato oggi é ingegnere informatico mentre io ho cambiato completamente il mio indirizzo, venendo appunto da storia dell’arte: in Spagna ho iniziato a lavorare in un’impresa come traduttrice poi mi sono specializzata nel marketing online. Il tema mi interessava molto e quindi ho fatto un Master qui a Madrid alla Computense e adesso lavoro per Bwin, la multinazionale di scommesse online.

Madrid e la Spagna: la mia esperienza – Si pensa che Italia e Spagna siano uguali e il concetto è ”Vabbé tanto le lingue sono uguali” oppure ”Capisco lo spagnolo anche se non lo parlo”. In realtà credo che conoscendo a fondo le due nazioni si capisca quanto siano diverse. Ovviamente la Spagna è molto più simile all’Italia di quanto, ad esempio, potrebbe essere la Norvegia o l’Australia però parliamo sempre di realtà completamente diverse: le differenze sono moltissime, da quelle culturali al modo di vedere le cose, di uscire, gli orari, l’alimentazione, ecc. Madrid è una città estremamente viva e così bulimica nei suoi aspetti. Ho vissuto a Roma e devo dire che la differenza tra le due capitali è profondissima. Madrid in generale è una città molto di essere e poco di apparire.

A Madrid, e secondo me in generale in Spagna, ciò che conta non è quello che fai ma quello che sei. Si parla più in generale delle cose perché quello che conta non è lo status symbol, come a volte capita in Italia, e questo è quello che più amo della Spagna.

Gli spagnoli escono molto anche perché cenare fuori ha prezzi spesso abbordabili. In Spagna inoltre la struttura delle case esprime evidentemente questo bisogno di uscire perché le stanze sono molto piccole, le cucine sono strette e lunghe mentre in Italia hanno una forma quadrata proprio perché c’è una concezione diversa dell’ambiente domestico.

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Credo molto nell’insegnamento pubblico e penso che le università e le scuole debbano essere pubbliche poi probabilmente ci saranno dei casi che bisognerebbe analizzare però in generale in Spagna l’università pubblica funziona molto bene così come la sanità pubblica. Sono un’accanita sostenitrice del servizio pubblico.

Ho avuto modo di sperimentare la sanità pubblica e quella privata perché qui i contratti di lavoro ti offrono anche convenzioni con strutture della sanità privata. Pagando le tasse hai diritto alla sanità pubblica mentre il lavoro ti garantisce quella privata. Devo dire che la sanità pubblica in Spagna funziona benissimo e mi sono trovata sempre molto bene. Tempi di attesa brevi rispetto all’Italia. Uno, due, tre giorni per una visita specialistica. Certo, questa è la mia esperienza personale come so di altri italiani che hanno avuto un’esperienza non altrettanto positiva con la sanità spagnola. Però in generale direi che funziona molto meglio di quella italiana.

Lavorare a Madrid – In questo momento si fa molta fatica a trovare un lavoro quindi il mio consiglio non è tanto quello di venire in Spagna perché la situazione è quella che sappiamo, i giornali italiani magari la enfatizzano in peggio però è una situazione molto dura quella che stiamo vivendo.

Volere è potere, anche nei momenti di crisi si può trovare un aspetto positivo che è quello di dare luce alle proprie idee, cercare un percorso alternativo. Non siamo più negli anni settanta dove grazie ai concorsi statali si otteneva un impiego sicuro o si poteva aprire un’impresa privata. Questi percorsi sono già stati tracciati dai nostri genitori e oggi non funzionano più. Il nostro compito adesso è più difficile e sta nel trovare strade alternative.

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Mi sento molto legata a questa città; devo riconoscere che ha molti difetti però mi sento molto riconoscente verso la Spagna perché mi ha dato cose che l’Italia non mi ha dato. Ad esempio? Ad esempio il lavoro.

Lavoro che mi sono guadagnata senza conoscere nessuno, arrivando qui e mettendo il mio CV su www.infojob.net e cercando lavoro con l’unica cosa che sapevo fare all’epoca che era l’italiano, lo spagnolo e un po’ di francese e di inglese. Sapevo che non potevo lavorare nel campo della storia dell’arte per la difficile situazione economica. Da li è iniziato tutto. Per questo dico che non bisogna demordere ma bisogna sempre guardare avanti. Sono stata molto fortunata, ho trovato lavoro in due settimane. Però non mi reputo solo fortunata ma anche coraggiosa, questo lo devo ammettere. Questo è un Paese molto molto meritocratico.

Ho un contratto a tempo indeterminato ma non è l’indeterminato italiano. E’ un po’ come i nuovi contratti italiani dove l’azienda può licenziare. Sempre con giusta causa ma essendo aziende private la giusta causa la trovano. Per dare un’idea, non è il contratto degli statali degli anni settanta.

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Una stanza per studenti (non parlo per studenti che vengono qui tre o quattro mesi perché i prezzi in quel caso aumentano, ma per uno studente che si ferma uno o due anni) può costare dai 300 ai 400 euro in una buona casa, con salotto, cucina, internet e servizi da dividere con altre persone in una zona centrale, quando magari il corrispettivo a Roma può arrivare tranquillamente ai 600 euro. Quello che fa veramente la qualità della vita qui a Madrid sono i trasporti pubblici, che non rendono indispensabile la macchina per cui rappresentano un grande risparmio. Si esce molto; ci sono molte offerte per uscire, per bere, mangiare ed è tutto abbastanza economico.

Il mio blog – Il mio blog www.vivereamadrid.it é il mio miglior amico, mio figlio. È nato un po’ come un gioco perché quando arrivai a Madrid, arrivai per il mio ragazzo e conoscevo soltanto lui ed era il mio unico riferimento. Avevo però anche bisogno di amici, della famiglia, di tutte quelle cose che avevo in Italia che completavano la mia vita che qui non avevo. Del resto una persona sola non può sostituire tutti gli affetti. Quindi pensai che avendo un blog e potendo raccontare ad un amico immaginario, che appunto era il mio «caro amico italiano che vuoi venire a Madrid» le esperienze, la gente, le differenze, questo mi avrebbe aiutato a conoscere la città. E infatti è stata probabilmente la migliore idea della mia vita. Volevo vedere una mostra e non avendo un’amica con cui andarci, andavo e riportavo tutto sul blog che parla della cultura, della vita in Spagna con il mio personalissimo punto di vista. Non è il tipico blog della fashion blogger che si fa fotografare con i vestiti. Anzi, mi vergogno un po’, non ho mai messo le mie foto sul blog, non mi piace. Adesso sono molto contenta perché mi ha dato spunto per conoscere tantissima gente tanto che alcune delle migliori amiche di adesso le ho conosciute tramite il blog.

Tantissima gente ogni giorno mi scrive attraverso il blog dicendomi «il mio sogno é vivere a Madrid, come devo fare per vivere a Madrid, vorrei venire a vivere a Madrid». La mia risposta è sempre una: se il tuo sogno è quello, fallo. Certo non posso dire che la situazione sia facile. Quando sono arrivata la crisi economica già c’era, cominciava a farsi sentire e non era facile. Pero’ se è quello che una persona vuole allora bisogna cercare di focalizzare l’attenzione e concentrarsi sulla lingua che é importantissima: non possiamo arrivare in Spagna pensando di parlare lo spagnolo semplicemente aggiungendo una S all’italiano.

Questo è molto importante: se il tuo sogno è vivere a Madrid devi studiarti bene lo spagnolo, cercar di specializzarti, venire qui con un perché. Servono persone specializzate che siano il pizzaiolo, il gelataio, il direttore di banca: occorre avere qualcosa in mano, una particolarità. Penso che questo sia sufficiente poi molta pazienza e un po’ di soldi da parte per iniziare, considerando anche tre, quattro, cinque mesi per trovare un lavoro.

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L’Italia vista da Madrid – Ho trent’anni e devo dire che non ho mai vissuto il benessere in Italia. Da quando sono nata l’Italia è sempre stata in crisi. I miei genitori sono due impiegati statali, senza particolari problemi però non ho mai vissuto un momento di particolare benessere. Il trentenne spagnolo ha vissuto un momento di grosso benessere dieci, dodici anni fa e sa cosa vuol dire il passaggio da una nazione che ha soldi ed una nazione che non ha soldi. Adesso, dopo aver avuto la povertà, il benessere e adesso un’altra volta la povertà, reagisce. Il trentenne italiano invece non ne ha idea, non fa niente perché ha sempre vissuto questa situazione precaria. Penso che sia questa una differenza importante.

I politici sono quelli che ci devono guidare, sono i grandi padri di famiglia della nostra nazione e nel momento in cui abbiamo questi esempi così deplorevoli come possiamo, noi giovani o i nostri figli, avere un esempio degno tale che possano vivere e lavorare onestamente e comportarsi da cittadini normali? Questo non potrà mai avvenire se abbiamo una classe politica così corrotta perché anche il cittadino nel suo piccolo non fa altro che copiare il politico corrotto e quindi cerca di rubare, di non pagare le tasse, di arrangiarsi con piccoli sotterfugi.

Mi chiedo spesso perché nessun giornalista italiano non propone questo argomento degli Indignados spagnoli come un esempio da seguire, quando invece tutti lo criticano e dicono «Oddio come é pericolosa la Spagna». Trovo bellissimo che i giovani abbiano voglia di andare in piazza, di manifestare e di farlo seriamente. Non sono i giovani del liceo, che magari lo fanno per perdere una mattina di scuola, ma persone come me che lavorano, che hanno degli impegni, delle famiglie, per i quali un’ora del loro tempo è veramente preziosa.

“Tornare in Italia? Hmm …” – L’Italia é il mio Paese che sempre mi chiama, soprattutto per la famiglia. Poi ci sono quelle cose che quando torno in Italia dico «Ah, l’Italia! Questo a Madrid non sarebbe possibile».

Per esempio? Un cappuccino buono, un caffé buono, un ristorante o un bar pulito. Qui buttano tutti la carta per terra. Un bar silenzioso, una strada senza la gente che urla. Lascio la porta aperta perché appunto nella vita mai dire mai però al momento non ho mai pensato di venire a vivere in Italia. Sono molto contenta qui, sono molto contenta con il mio lavoro, con gli amici, col fidanzato.

Penso che vivere all’estero migliori moltissimo l’animo umano. Ti apre molto la mente. Vivi anche dei momenti di grande difficoltà, di grande solitudine, dove ad esempio un mal di gola può rappresentare una difficoltà enorme, un monte da scalare. In generale secondo me la gente che ha vissuto all’estero ha un animo diverso, è più empatica. Questo si nota e quindi lo consiglio.


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