Siria, senza cibo e senza medicine nelle città assediate

Federica Iezzi è un medico che ha operato in Siria. Ci descrive la tragica situazione medico-sanitaria all’interno delle città assediate.
Douma (Siria) - foto di Abd Doumany

Nelle città siriane assediate, da mesi la guerra causa silenziosamente migliaia di vittime per la drammatica mancanza di cibo e di farmaci. 6,8 milioni di persone aspettano improrogabile aiuto, senza elettricità né riscaldamento, con gli occhi freddi di chi ha visto troppa sofferenza.
Di Federica Iezzi 

Douma (Siria) – I penosi anni di ostilità hanno fatto a pezzi ospedali, laboratori e farmacie. Il 60% degli ospedali è danneggiato o completamente distrutto. La metà dei medici ha lasciato il Paese. La medicina e gli ospedali diventano improvvisati.

Dagli ultimi dati divulgati da Save the Children, i neonati scompaiono nel vuoto delle incubatrici a causa della mancanza di elettricità. I più fortunati dispongono di elettricità solo per un’ora e mezzo al giorno. Si amputano arti ai bambini per mancanza di cure alternative. Si muore come negli anni ’20 di morbillo, diarrea o polmonite. Non ci sono antibiotici. Non ci sono anestetici per gli interventi chirurgici.

I pochi medici rimasti, lavorano in scantinati bui. Possono solo centellinare farmaci dalle loro irrisorie scorte. A volte li ottengono dopo lunghe contrattazioni e scendendo a vili compromessi con soldati del governo di Damasco.

Nelle città sotto assedio dei governativi non entra e non esce nessuno. Non entra e non esce niente. Alle organizzazioni umanitarie non è concesso portare nemmeno sciroppi per la tosse ai bambini che vivono nell’instabilità senza fine delle città assediate. Homs è sotto assedio da 716 giorni di fila. I bambini uccisi sono 14.000. Secondo l’UNICEF più di 250.000 persone sono tagliate fuori dagli aiuti all’interno della Siria.

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Nelle zone sotto assedio, il governo al-Assad ha tagliato la corrente e le comunicazioni, impedendo l’afflusso di cibo e medicine. Palazzi distrutti, case rase al suolo, quartieri fantasma, isolati e assediati, senza nessun collegamento con il resto dell’umanità, senza che i convogli umanitari riescano a penetrare all’interno.

Secondo le stime dell’UNICEF 2,8 milioni di bambini non vanno a scuola da quasi due anni. Le scuole insieme agli ospedali sono stati convertiti in alloggi collettivi delle forze di al-Assad.

Disattesi regolarmente gli accordi per l’apertura di corridoi umanitari per l’arrivo di beni di prima necessità alla popolazione civile. Falliti miseramente gli accordi di Ginevra I e Ginevra II.

Le pattumiere hanno sostituito il negozio sotto casa, dove i bambini si precipitavano con poche lire strette tra le mani, per comprare pane e frutta. La gente è affamata. Il regime di al-Assad ha strappato il cibo a 500.000 persone.

Sono passati tre anni dall’inizio del conflitto e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha smesso di contare le vittime. Le stime parlano di più di 150.000 morti. 600.000 feriti. Tutti nel paese sembrano aver perso qualcuno. Il drammatico bilancio è stato diffuso dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, una piattaforma dell’opposizione anti-regime che dal 2007 monitora le violenze nel Paese. Un terzo delle vittime è costituito da civili e di questi almeno ottomila sono bambini.

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Il mondo continua a guardare disorientato i crimini di guerra, le accanite torture, l’arbitrario sterminio di Bashar al-Assad. Vane e timide sanzioni su scambi economici e militari, su rapporti politici e quelli bancari. Intanto miliziani qaedisti antigoverantivi della Jabhat al-Nusra hanno privato di acqua potabile i quartieri occidentali di Aleppo, controllati dalle forze lealiste, ormai da settimane. Chi vive sotto assedio non ha elettricità da più di 18 mesi. La gente continua a non avere voce.


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