di Hugh McLachlan, docente di Filosofia alla Glasgow Caledonian University
Sabato 4 ottobre ci siamo svegliati con notizie deprimenti. Alan Henning, un tassista di Salford rapito in Siria nel dicembre precedente mentre consegnava aiuti ai rifugiati, sembra essere stato decapitato dai terroristi che l’hanno rapito. Appariva alla fine del video che mostrava la presunta decapitazione del cooperante scozzese David Haines del mese scorso, a indicare che anche lui avrebbe presto subito la stessa sorte.
Il primo ministro David Cameron ha risposto così: “È senza senso e non possiamo perdonarlo. Dobbiamo prendere azione e trovare i responsabili”.
Almeno altri due ostaggi occidentali sono ancora in prigionia (l’articolo è stato originalmente scritto nell’ottobre 2014, ndt). Uno, il soldato americano Peter Edward Kassig, è apparso profeticamente alla fine di quest’ultimo video. L’altro, il fotogiornalista di Surrey John Cantlie, è stato preso in Siria circa due anni fa insieme all’americano James Foley, la cui esecuzione è stata registrata ad agosto nel deserto. Cantlie è apparso in tre video recenti mentre leggeva messaggi scritti da altri, tra cui una richiesta all’Occidente di pagare un riscatto in cambio del rilascio degli ostaggi.
David Cameron ha annunciato senza giri di parole che questo non accadrà in alcuna circostanza. Al summit NATO del mese scorso a Newport, Galles, il primo ministro ha confermato la politica del Regno Unito sulla questione: “Non pagheremo riscatti ai terroristi che rapiscono i nostri cittadini”.
Il governo degli Stati Uniti segue la stessa identica linea. Dopo la morte di James Foley e del giornalista Steven Sotloff, ci sono state persino pressioni da parte delle autorità statunitensi alla famiglia delle vittime: se avessero pagato il riscatto avrebbero infranto la legge.
Ma non tutti i paesi sembrano aver preso questa posizione. Un’inchiesta del New York Times di luglio ha trovato forti prove che alcuni governi europei hanno pagato riscatti ad al-Qaeda e gruppi affiliati. Nel report è stato sostenuto che la somma totale è stata di 125m di dollari da 2008 e di 66m di dollari nel 2013.
Principi morali
Quindi, chi ha ragione e chi ha torto? C’è dell’ovvio buon senso dietro alla posizione presa dal governo del Regno Unito. Il pagamento potrebbe incoraggiare successive prese di ostaggi e il denaro ottenuto potrebbe servire per incrementare le attività terroristiche.
Eticamente, dobbiamo anche ricordare che a essere importante non è soltanto cosa è stato fatto quali sono le conseguenze delle azioni. Spesso è fondamentale come, perché e chi compie certe azioni. Ad esempio, i membri di una giuria hanno il compito morale di ignorare le conseguenze del proprio verdetto. Giurano di dichiarare che un presunto stupratore non è colpevole se pensano che l’accusa lasci ragionevoli elementi di dubbio, nonostante i possibili effetti del loro verdetto su future istanze relative al crimine specifico.
Ma detto questo, torniamo all’inizio. Supponiamo che un rapitore abbia minacciato di uccidere, per dire, mio figlio se io non pagassi un modesto riscatto. Se la minaccia fosse verosimile, e se non ci fossero altri modi percorribili per assicurarsi un suo rilascio senza rischi, sarebbe di certo un dovere morale pagare la somma richiesta. Lasciar morire mio figlio per evitare che avvengano altri rapimenti potrebbe essere considerato da alcuni come una infrazione del mio compito morale di genitore.
Similmente, potrebbe sembrare ragionevole che uno stato abbia, in virtù del proprio potere e della propria autorità, il compito morale di curarsi dei propri cittadini. Per esempio, non solo non dovrebbe ucciderli, ma non dovrebbe permettere che loro muoiano inutilmente se possono essere compiuti ragionevoli passi per impedire le loro morti.
Come il filosofo del 17esimo secolo Thomas Hobbes ha sostenuto, l’auto-conservazione è la funzione basilare – nonché giustificazione – della società civile. Sembra plausibile dire che lo stato ha il compito di provare a promuovere il diritto umano alla vita di tutti i suoi cittadini e di proteggerli dalla violenza illegale, dovunque essa avvenga e qualunque sia la sua origine. Per estensione, argomenterei che lo stato ha un compito morale, prima facie, di salvare i propri cittadini pagando un riscatto ai loro rapitori – una tendenza ad accettare di pagare se tutti gli altri aspetti sono validi.
Presunzioni ed eccezioni
Avendo detto ciò, non lo chiamerei un dovere assoluto. Ci sono vari fattori che suggerirei come eccezioni – e oltre a queste potrebbero esservene altre. Ad esempio, a volte potrebbero non esserci le basi per ritenere che il pagamento di un riscatto garantirebbe effettivamente un rilascio sicuro dell’ostaggio.
A volte il prezzo richiesto potrebbe essere troppo alto. Un riscatto che si aggiri attorno a decine o addirittura centinaia di milioni di sterline potrebbe essere più di quanto ci si aspetterebbe ragionevolmente che lo stato paghi. Questo come conseguenza del fatto che lo stato non è moralmente obbligato a fare sempre tutto quello che viene richiesto per salvare la vita di uno dei propri cittadini. Se qualcuno richiedesse trattamenti medici per mantenersi in vita che abbiano un prezzo troppo elevato, lo stato non sarebbe certo obbligato moralmente a pagare.
Ugualmente, se qualcuno entrasse volontariamente in una zona pericolosa di uno stato straniero, contrariamente ai suggerimenti e alle indicazioni del proprio governo, avrebbe parzialmente demeritato il proprio diritto ad essere protetti dal proprio stato. Si potrebbe sostenere che il governo abbia già compiuto il proprio compito e che non sia necessariamente obbligato a fare ciò che sarebbe necessario per salvare coloro che sono stati presi come ostaggi.
Eccezioni alle eccezioni
Dall’altro lato, ci sono dei fattori che controbattono queste eccezioni. Uno potrebbe essere che sono molti gli ostaggi in pericolo. Un altro potrebbe essere che l’ostaggio fosse messo in pericolo da un comando del proprio stato – ad esempio perché era un funzionario del governo.
O cosa dire se, ad esempio, il Principe Carlo fosse preso come ostaggio? O se un cittadino venisse scelto come ostaggio casualmente tra le strade di Glasgow o Londra? Sarebbe giustificabile pagare un modesto riscatto per salvare le loro vite e per evitare di perdere la faccia – a livello politico – che altrimenti l’altamente pubblicizzata esecuzione produrrebbe?
E quindi come deve comportarsi il governo britannico in rapporto ai due attuali sequestrati? Non possiamo commentare la dimensione del riscatto o le possibilità realistiche che vengano liberati, ma entrambi gli uomini sono stati sequestrati in Siria in un momento in cui chiaramente era molto pericoloso essere lì. Potreste asserire che le loro professioni o le motivazioni della partenza giustificano la decisione di andare. Abbiamo bisogno di inviati che si prendano i rischi per raccontarci cosa sta succedendo nel mondo. I cooperanti lavorano spesso in aree pericolose perché è proprio lì che c’è bisogno di loro.
Anche se queste attività non fossero una valida ragione per trovarsi in un luogo pericoloso, sarei incline a pagare un riscatto ragionevole per loro per compassione – non ammetteresti eccezioni,eppure diresti che dovrebbero essere salvati per sensibilità umana.
Ad ogni modo, la mia argomentazione principale è che ci sono troppi fattori complessi in quest’area per far sì che i riscatti vengano pagati in qualsiasi caso. Ma prima di condannare Cameron troppo duramente, mi viene in mente un episodio del passato. Durante gli anni dei disagi in Nord Irlanda, il governo britannico ha sempre ribadito che non avrebbe negoziato con i terroristi. Eppure, per come conosciamo le cose oggi, negli anni che hanno portato al Good Friday Agreement, è proprio quello che faceva. Potrebbe benissimo essere che il governo del Regno Unito alcune volte fa la stessa cosa con ostaggi e riscatti. E se tutto ciò sta realmente accadendo, la sua posizione pubblica senza compromessi avrebbe tutto un altro significato.
su gentile concessione di:
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