I Papaveri dei Veterani

Fino alla serata dell’11 di Novembre, ma già da tempo addietro, ho dovuto sopportare gente che indossava una specie di fiore di plastica rosso dalla forma inguardabile in onore dei veterani morti durante le guerre, in particolare la Grande Guerra vecchia cent’anni proprio ora. Perlomeno questo è quello che ho capito io, totalmente disinteressato alle questioni inglesi, in special modo se riguardano dei militari. I britannici sono esagitati da quel punto di vista, tanto da coprire tutto il giardino intorno la Tower of London di fiori rossi di ceramica, impilati uno a uno da volontari. 888.246 per l’esattezza, tanti quanti i morti britannici. Il fanatismo che supera il rispetto per i morti, gente che volontariamente si mette a impiantare fiori finti su un giardino per chi “ha servito”, gente che sta ore intorno al giardino a far foto e contemplare chissà cosa. Sono passato di lì proprio l’ultimo giorno possibile, una cornice di persone tutt’intorno la Torre soprattutto nel lato con la ringhiera più bassa, con un corridoio stretto in cui poter passare. Era impossibile passare, persone ferme da ore totalmente disinteressate dello spazio che occupavano impedendo ai normodotati di passare, fare una foto e continuare con la loro esistenza. Ma loro no, perché quegli eroi sono morti per permettere a loro di vivere, hanno commesso l’estremo sacrificio. Dicono tutti la stessa cosa, come fosse inculcato nella testa. E allora qualcuno si domanda: perché in Italia non lo facciamo? Ringraziare dei soldati morti per prendere il Veneto che adesso vuole staccarsi mi sembrerebbe prenderli per il culo, no? Scherzi a parte, in Italia il patriottismo è mal visto perché di solito è virtù fascista, quale invece è il nazionalismo, ben altra cosa. Se negli Stati Uniti esiste solo quello, perlomeno qui in Inghilterra spesso è sano patriottismo, loro sono davvero fieri dei loro soldati, e sfoggiano bandiere inglesi in ogni dove. In Italia le vedi nelle sedi pubbliche o sui balconi durante i Mondiali, se ne vedi una su un balcone al di fuori della competizione sportiva dici -ah, quello è der Duce sicuro- se sei di Roma.
-Ma quindi, in pratica, che ce voi di’?- vi domanderete. Non lo so. Le espressioni patriottiche così sfacciate mi infastidiscono, non ritengo che dei soldati vadano omaggiati più di altri morti perché semplicemente non sono eroi. D’altra parte però vorrei che avere amore per l’Italia non fosse visto così male. In Italia fa quasi tutto pena, è tutto in rovina, e il popolo si autoinsulta dandosi dello stupido odiandosi per aver concesso ai potenti di ridurlo così. Ma è l’amore per il posto che ti ha permesso di essere quello che sei che deve spingerti a combattere, non a deriderlo, ad umiliarlo in confronto ad altri Paesi. Pensate che l’Italia sia l’unico popolo fattosi abbindolare dalle promesse dei potenti o è che di fatto è questa la premessa della Storia moderna?
L’unica cosa che il popolo sa fare è prendersela con lo straniero, perché è l’unico più debole, quello su cui riversare la mancanza di lavoro, come se ci fosse qualcuno disposto a lavorare a giornata, quando riesce, sgobbando dodici ore per un quarto del dovuto, quando fortunati. Diventerò noioso, talvolta ripetitivo sull’argomento, ma come ho già scritto nel precedente articolo  la speranza è che la ripetizione vi convinca. Ringraziateli ogni giorno quegli stranieri che tengono a galla il Paese con le loro vite disgraziate. Altro che i veterani.
Gianluca Casciotti


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