La dignità e i centimetri di stoffa

Prima c’è stato il film “Much Loved” (titolo originale Zin li fik), presentato a Cannes, che tratta del tema sensibile della prostituzione in Marocco: nessuno ha visto il film ma è bastato qualche estratto su Youtube per innescare una violenta polemica e minacce di morte per il regista Nabil Ayouch e l’attrice principale Loubna Abidar (una pagina Facebook intitolata: Insieme per uccidere Loubna Abidar, ha avuto più di 5.000 Mi piace).

Poi c’è stato lo “scandalo” di Jennifer Lopez che si è esibita con “abiti troppo sexy” durante il festival Mawazine di Rabat/Salé, uno dei più importanti festival di musica del mondo (classificato, da MTV, secondo a livello mondiale, dopo il festival Donauinselfest in Austria). Anche qui polemiche e minacce perché, cito, “si sono viste le gambe della Lopez in un paese musulmano”.

In Algeria invece, è scoppiata la polemica detta “della gonna corta”: l’ingresso all’università è stato vietato a una ragazza perché indossava una gonna giudicata troppo corta. Anche qui polemiche e una pagina Facebook intitolata “Sii un uomo e copri la tua donna”, pagina che ha sollevato tanta indignazione nel paese e alla quale è stato risposto con un’altra pagina FB intitolata: “La mia dignità non si misura in centimetri” con migliaia di donne che hanno postato le foto delle loro gambe, tanto è vero che il ministro stesso delle università ha dovuto presentare le sue scuse alla studentessa, ricordando che non esiste in Algeria una legge che indica come vestirsi o svestirsi.

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Il discorso è sempre quello nei nostri paesi: quanti centimetri di stoffa deve o non deve avere la donna addosso. Allora io dico se la donna è considerata “fitna” (dissenso, sedizione da seduzione, non so come tradurre questa parola) e se è vero (come dicono tanti musulmani) che l’imbarbarimento risiede nel lassismo e nella promiscuità, l’Islam allora ha civilizzato soltanto la donna (principalmente con il velo, hijab e le sue declinazioni in burka, niqab, tchador…) e non l’uomo rimasto prigioniero dei suoi istinti e che non sopporta nemmeno la vista, in pubblico, di un piede nudo. L’uomo che gode comunque di questo lassismo con il suo diritto esclusivo di ripudiare la moglie e di questa promiscuità con il suo diritto esclusivo alla poligamia.

Tahar Lamri


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