La strage di Parigi e il grande selfie universale del lutto

di Luca Bauccio

Sembra la notte di capodanno.
Tutti un po’ sbronzi a ripetersi le stesse cose senza senso.
La nostra dannazione sarà la nostra coscienza perduta.
Requiem.
“Che vuoi dire? ”, così un commento su Facebook. Voglio dire che quando ignori lo sterminio di trecento mila persone, 100 Parigi per 3000 volte in 3 anni ossia la media di quasi tre Parigi al mese, come puoi di fronte al tuo piccolo male dire cose sensate, oneste, credibili?
Dalle dichiarazioni dei governanti a quelle dei giornali e dei loro lettori tutto mi pare un circo del non senso, una fiera della vanità del dolore.
Cosa vuoi dire? Voglio dire che abbiamo perso la coscienza del male e conosciamo solo la coscienza del male a noi. Non sappiamo più cosa sia il bene e coltiviamo solo il conveniente.
Per questo adesso reagiamo come topi in trappola, come bambini picchiati ingiustamente davanti a tutti, come sbronzi che ripetono frasi che nessuno ascolta davvero.
Solo effetti, ma nessuna effettività.
Dicevamo lo sterminio di un popolo, quello siriano. Non c’entra nulla con la strage di Parigi, se non che sono e siamo tutti vittime.
C’entra molto però con la spiegazione di come noi siamo diventati, c’entra con la nostra coscienza perduta.
Siamo più deboli di chi ci vuole morti. Non perché dobbiamo rispettare le leggi, perché siamo democratici perché siamo civili e non dovremmo esserlo. No. Siamo più deboli perché non abbiamo la coscienza a posto. Non abbiamo fatto ciò che avremmo dovuto. Abbiamo paura perché il coraggio verrebbe solo dalle azioni che non abbiamo compiuto, dalla solidarietà umana che non abbiamo dato, dalla giustizia e dalla legalità che non abbiamo onorato, dalle verità che abbiamo invece tradito.
Come sarebbe oggi il mondo se sul serio avessimo affrontato la tragedia immane del popolo siriano? Cento Parigi in tre anni. Negli asili, nelle scuole, nelle case e mercati siriani, ovunque Parigi. Questo è ciò che ha vissuto un popolo che è (era) un quinto di quello francese. Tre volte al mese per tre anni. Resisteremmo?
L’Isis che oggi ci ammazza arriva da lì.
Abbiamo perso la nostra coscienza per via di una pratica prolungata dell’indifferenza.
Per questo oggi ci scambiamo le condoglianze in questa lugubre gara al necrologio, dopo a aver fatto a gara a chi se ne fotteva di più.
Per questo sembriamo topi in trappola.
Per questo pagheremo ancora noi il prezzo delle insipienze e dei cinismi dei nostri governanti. Mentre loro vengono evacuati con la scorta noi verremo evacuati con il tritolo. Tra uno scambio di condoglianze, titoli di giornale degni di animali senza ragione, e un doveroso ricordo alla Fallaci che tutti confidenzialmente chiameremo Oriana, OrianaLoAvevaDetto, come si fa nei funerali, nelle camere ardenti, come si fa alla vigilia dell’ultimo giorno. Ci daremo tutti del tu.
Con un ultimo immancabile selfie, con foglie morte. Ché fanno molto Parigi a novembre.
Requiem.


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