Respingere i rifugiati è rifiutare Cristo

Il giornalista statunitense Stephen Mattson spiega perché, da cristiano, non può comprendere chi cerca di far conciliare gli insegnamenti di Gesù di Nazareth con l’innalzamento di muri umani, ancor prima che politici

di Stephen Mattson – Sojourners

Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. – Matteo 25:34-40

Se anche per i cittadini dovessero esserci ragioni politiche, finanziarie e logistiche per voler respingere il flusso mondiale di rifugiati, non ve ne sono di natura teologica. Può essere poco conveniente, scomodo ed estremamente difficile, ma Gesù vuole che noi ci prendiamo cura di queste persone. Dei poveri, dei senzatetto, dei malati, dei perseguitati, degli emarginati e degli oppressi.

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Queste persone sono individui profondamente amati da Dio e creati a sua immagine.

Se i cristiani rifiutano di accettare e aiutare i rifugiati, stanno ignorando, fraintendendo e anche palesemente rifiutando gli insegnamenti di Gesù (così come vari testi in tutta la Bibbia: Geremia 22:3-5; Zaccaria 7:8-10; Isaia 16:4; Matteo 25:34-40; Ebrei 13:1-2; Giacomo 2:5).


È un’opportunità per essere radicalmente controcorrente, glorificando Cristo attraverso il sacrificio disinteressato, l’ospitalità e l’amore.


Che vi piaccia o no, i cristiani sono chiamati ad aiutare gli abusati, i sofferenti, gli indifesi, gli sfruttati e gli indigenti. Se sei un seguace di Cristo che ha a cuore la giustizia sociale, o se frequenti una chiesa che attiva nelle varie missioni globali, o se sei parte di una organizzazione cristiana che fa volontariato, hai un’occasione d’oro di servire milioni di persone nel bisogno più disperato.

È un’opportunità per essere radicalmente controcorrente, glorificando Cristo attraverso il sacrificio disinteressato, l’ospitalità e l’amore. Seguire gli insegnamenti di Cristo non è semplice e richiede duro lavoro. Ma ne vale la pena.


Immaginate se Cristo avesse agito in base alla comodità o convenienza della singola situazione.


Ma Satana vuole dividere l’umanità – vuole instillare la paura, l’odio, e la diffidenza. Demonizzando gli innocenti e accusandoli – mentendo – di essere violenti, malvagi e pericolosi. Ci daranno infinite scuse – che a volte sembreranno quasi logiche – per non fare nulla, per proteggerci e per trattenere l’amore di Cristo.

Ma immaginate se Cristo avesse limitato le sue attività in base alla comodità o convenienza della singola situazione.

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Non ci sarebbe stato alcun viaggio attraverso la Samaria, un vero azzardo. Nessuna interazione con gli stranieri, troppo pericoloso. Nessun aiuto ad estranei, troppo rischioso. Nessun intervento sui malati malati, non sarebbe stato sicuro. Nessun appello alle folle, sarebbe stato imprudente. Nessun miracolo, sarebbe stato sconsigliabile. Nessun discorso in pubblico, sarebbe stato deleterio. Nessuna donazione ai poveri, troppo dispendioso. Nessuna interazione con gli emarginati, sarebbe stato socialmente inaccettabile. Nessun discepolo, inaffidabili. Nessuna generosità, troppo caro. Nessuna grazia, sarebbe stato da deboli. Nessun perdono, troppo plasmabile. Nessuna morte sulla croce, troppo doloroso (a dir poco).

Se Gesù avesse amato come a volte amiamo noi, il Vangelo non sarebbe mai esistito, perché in quasi ogni singola esperienza Gesù stesso si è messo in una posizione di rischio, sacrificio e vulnerabilità. E invece di essere alimentato dalla paura, Gesù si è nutrito di speranza.


Se Gesù avesse amato come a volte amiamo noi, il Vangelo non sarebbe mai esistito – @mikta


Gesù vuole che noi abbiamo una mentalità simile e ci chiama ad abbracciare coraggiosamente la sua stessa vulnerabilità. Il cristianesimo non è destinato ad essere una religione di passività e inazione, dove siamo alla cinica ricerca di scenari peggiori (per giustificarci) o dove – anche di fronte a un evidente bisogno proprio di fronte a noi – non facciamo nulla. Invece, Dio vuole che seguiamo il suo esempio, anche se questo significa rinunciare a qualcosa – sia anche alla nostra vita.

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La soluzione cristiana al problema dei profughi non è la più facile, la più efficiente, la più plausibile, o la più popolare – ma dovrebbe essere la più compassionevole.

Respingendo i rifugiati, stiamo rifiutando Cristo, e stiamo condannando milioni di persone – creature profondamente amate da Dio – a una miseria ulteriore.

Ci può costare ricchezza, comodità, tempo, energia, e anche il nostro benessere, ma è questo ciò che significa seguire Gesù: amare il nostro prossimo come noi stessi, amare i rifugiati.

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