Cooperative, associazioni, società sportive, scout, parrocchie, centri di aggregazione giovanili, università per gli adulti. Uniti da un obiettivo ambizioso: un festival che, per una settimana, permetta ai partecipanti di riflettere e mettersi in gioco sul tema dell’educazione.
“Abbiamo a cuore la nostra comunità e crediamo che rimettere al centro la persona, nella sua unicità, nella sua interezza e soprattutto nella sua dimensione relazionale sia la chiave di volta per creare un domani migliore”, dicono gli organizzatori. Cosa in intende per educazione in un’epoca in cui le parole diventano sempre più liquide? “Siamo da sempre impegnati a promuovere un’educazione attiva, che coinvolga l’intera persona, nelle dimensioni cognitiva, affettiva, corporea e spirituale. Un’educazione pensata come un bene comune, perché di tutti, e quindi necessariamente partecipata e condivisa”.
L’appuntamento è dal 4 al 10 aprile per le strade di Faenza. Per sei giorni la città si riempirà di installazioni creative nell’arredo urbano, attraverso la cosiddetta “fun theory”, che punta sullo stupore, sulla meraviglia e sul divertimento per risvegliare il bambino che c’è dentro ad ognuno di noi e promuovere partecipazione attiva, stimolando riflessioni fra i cittadini. Il Festival vedrà inoltre l’intreccio tra molteplici linguaggi espressivi: workshop e laboratori nelle scuole, momenti di formazione con insegnanti, educatori, famiglie. Ma anche spettacoli di musica, teatro, cinema, ceramica, pittura ed eventi ludici di piazza.
E se alla base ci sono i valori della pace, della giustizia, della libertà e delle solidarietà all’insegna del celebre detto africano “Per educare un fanciullo serve un intero villaggio”, è interessante anche il processo in cui gli attori promotori hanno sviluppato il progetto: l’organizzazione è avvenuta attraverso un percorso partecipativo – promosso dalla Cooperativa Sociale Kaleidos – che ha coinvolto attivamente numerose realtà educative del territorio di Faenza, in un processo di progettazione condivisa dal quale sono emerse idee e proposte sia per quanto riguarda i contenuti, sia dal punto di vista dei linguaggi e dello stile comunicativo.
La cornice del Festival Comunità Educante si rifà al significato originario del termine “educare”, dal latino “ex-ducere”, cioè “tirare fuori”, ovviamente il meglio, di quanto si trova dentro ad ogni persona. Un’educazione, quindi, non omologante, ma che sappia al contrario fare delle differenze un valore da coltivare con cura.
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