Okwuchi Uzosike, quando la poesia interseca igbo, inglese e italiano

Intervista di Pina Piccolo per La Macchina Sognante*

Okwuchi Uzosike, un poeta diviso tra la scrittura in inglese e in italiano, con qualche puntatina sull’igbo, diviso tra Nigeria e Italia, paese in cui sei arrivato durante l’adolescenza. Raccontaci un po’ la tua storia di migrazione tra le tue lingue. Tra le tue due o tre ce n’è una che potresti definire la tua lingua dell’anima? Perché?

Sono arrivato in Italia a 14 anni, dotato di due lingue, l’igbo e l’inglese che è la lingua ufficiale della Nigeria. Arrivando in Italia trovai una realtà totalmente diversa da quella a cui ero abituato. Per i primi mesi o quasi il primo anno, faticando ancora con la lingua, facevo solo da osservatore per capire dove mi trovavo, leggevo i giornali italiani traducendo parola per parola con il vecchio dizionario.

A scuola capii che dovevo fare mia questa lingua per potermi esprimere, per passare dall’osservare al raccontarmi e al raccontare la realtà da cui provengo. Delle due lingue non mi sento più legato né all’una né all’altra, spesso parlando mi intreccio tra l’inglese e l’italiano ed esco per inventare nuove parole anche. Quasi quasi mando la mia lista all’Accademia della Crusca.

Noti delle differenze nel processo di creazione poetica quando una poesia ti “arriva” in una lingua o nell’altra (naturalmente sempre attraverso un processo di sedimentazione talvolta conscio e talvolta inconscio). Ci sono differenze di tematiche, di strutture del verso?

Non mi è mai riuscito scrivere seguendo una certa struttura o verso, lascio fluire le sensazioni nell’ordine in cui mi vengono, sia che percepisco in italiano o in inglese o in entrambi, cerco di riportarla come viene. Credo che la poesia non debba solo riflettere ciò che sento io, chi la legge deve potersi identificare tra quelle righe e dire ‘Questo sono io, ho vissuto questa situazione’. Deve appartenere in qualche modo a chi la legge.

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A volte all’interno della stessa poesia operi una sorta di “code switching” tra le due lingue. Potresti definire se ci sono tematiche o sentimenti particolari che fanno scattare questo meccanismo?

Mi viene in automatico in alcune scritture, se la lingua italiana rappresenta al meglio quello che voglio trasmettere, inserisco le frasi in italiano, se penso che sia l’inglese o il latino o addirittura l’igbo, non mi tiro indietro. E’ il mio modo di esternalizzare i sentimenti e renderli universali.

 Molte delle tue poesie tendono ad essere in alcuni casi molto brevi, quasi degli haiku, come nel caso di “L’orizzonte codardo” la poesia che fa parte dell’antologia “Sotto il cielo di Lampedusa”, mentre altre sembrano concatenazioni di componimenti poetici brevi. Come spieghi questa tua predilezione per la sinteticità?

Ho tante, forse più, poesie brevi che lunghe, e questo accade perché cerco di aprire dei piccoli intervalli, li chiamo finestre, che facciano riflettere e pensare. E’ frutto di reazioni spontanee a ciò che penso o osservo. Quelle lunghe invece sono più ‘rilassate’, con più energia e a volte le scrivo in tempi diversi, con molta attenzione si può notare qualche shift nei versi.

Ho visto che mantieni forti legami con il tuo paese d’origine anche a livello culturale e anche con scrittori della diaspora nigeriana. La Nigeria esercita una forte influenza su tutto il continente africano e molti autori nigeriani hanno conseguito riconoscimenti a livello mondiale. Ci potresti un po’ parlare dei tuoi autori nigeriani preferiti. In Italia sono conosciuti? Cosa si potrebbe fare per farli conoscere meglio?

I miei scrittori preferiti sono Chinua Achebe, considerato il padre della letteratura moderna africana, i suoi libri sono disponibili in italiano. Stimo anche Chimamanda Ngozi Adichie, considerata ereditiera di Achebe, anche i suoi libri sono stati tradotti in italiano ma rimane un po’ sconosciuta da queste parti tutt’ora. Achebe sognava di rimettere in piedi la letteratura nigeriana, Adichie ora segue quel passo organizzando forum e workshop di scrittura in Nigeria. C’è anche un mio amico Ifeanyi Ogbo, un prolifico poeta che ha appena pubblicato una collezione di poesie (A Forever Kind Of Dream) per ora solo disponibile negli Stati Uniti anche se lui è da sempre residente a Lagos, Nigeria. La nostra sfida deve essere quello di cercare un gemellaggio tra queste iniziative con quelle che portiamo avanti in Italia, si può lavorare verso una mondo di letterature e poesie senza confini.

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Okwuchi Uzosike è nato in Imo State, nel sud est della Nigeria, l’ultimo di quattro fratelli. È rimasto in Nigeria fino ai quattordici anni frequentando la Mater Ecclesia Nguru, dove faceva parte del gruppo teatrale occupandosi di scrittura e sceneggiatura. In Italia si diploma all’Istituto Superiore Istvas di Ancona indirizzo biologico. Prosegue gli studi laureandosi in Farmacia all’Università di Bologna. E’ interprete per le istituzioni civili, insegnante di lingua inglese, poeta, scrittore, mentore e oratore motivazionale. Molte delle sue poesie si possono trovare nel suo profilo Facebook,  una sua poesia è stata pubblicata nella rivista Versante Ripido e nell’antologia “Sotto il cielo di Lampedusa II”


*Le poesie di Uzosike possono essere lette su La macchina sognante, una rivista di scritture dal mondo. Ogni settimana Frontiere News pubblica un articolo selezionato dalla redazione de La macchina sognante.


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