di Alessandro Pagano Dritto – @paganodritto
L’accordo siglato il 29 luglio 2016 a Ras Lanuf tra le PFG di Ibrahim Jathran e il Consiglio Presidenziale cementifica in tutta probabilità l’alleanza tra i due alleati, che da militari passano ora a essere anche economici. Ma la poca chiarezza dell’accordo stesso e soprattutto l’opposizione della compagnia petrolifera di Stato potrebbe trasformare il supposto vantaggio in un problema: il rischio potrebbe essere addirittura il disconoscimento del Consiglio stesso da parte della maggiore realtà economica libica.
Il 29 luglio 2016 la cittadina portuale di Ras Lanuf è stata lo scenario di un accordo economico tra il Consiglio Presidenziale di Tripoli, rappresentato nell’occasione dal viceministro Mussa al Koni, e il gruppo militare delle Petroleum Facilities’ Guards (Guardie delle Strutture Petrolifere, PFG) al comando di Ibrahim Jathran.
Un accordo ancora incerto: l’opposizione della NOC.
L’accordo dovrebbe far riprendere l’esportazione petrolifera dai tre terminali di Ras Lanuf, As Sidra e Zweitina, ma al di là di questo non è ancora chiaro di cosa si stia parlando nei dettagli: per esempio, non risulta esserci ancora una data sicura per la ripresa delle esportazioni, nonostante entrambe le parti siano state ascoltate a tal proposito dalla Reuters. Non è neppure chiaro se l’accordo riguardi i soli terminali o anche i pozzi a questi collegati, che non vi è certezza siano sotto il controllo di Jathran.
Mustafa Sanallah: Ibrahim Jadhran does not have any means to reopen the oil fields#Newsroom
— Libyaschannel EN (@LibyaschannelEN) 26 luglio 2016
Ma al di là di queste incertezze – per così dire – tecniche, i motivi per dubitare di un facile decollo
dell’operazione risiedono nell’opposizione interna che questa ha trovato: innanzi tutto quella, molto esplicita, della National Oil Company (Compagnia Nazionale Petrolifera, NOC), che, fresca di riunione con la sua controparte orientale, ha fortemente condannato l’accordo. Il suo presidente Mustafa Senalla, che ai tempi della divisione dirigeva la sezione tripolina, ha scritto una densa lettera in cui condanna un recente incontro avvenuto tra Jathran e l’inviato delle Nazioni Unite in Libia Martin Kobler, incontro che ha avuto tutta l’aria di una benedizione internazionale all’operazione, e ha poi minacciato di disconoscere il Consiglio Presidenziale di Tripoli accusandolo di preferire il pagamento delle milizie agli accordi con la compagnia petrolifera di Stato e le sue succursali.
Mustafa Sanallah: There are oil fields on which we can relaunch production within days #Newsroom
— Libyaschannel EN (@LibyaschannelEN) 26 luglio 2016
NOC chairman Sanallah: Hariga port is secure, we can use it without blackmail from third parties #Newsroom
— Libyaschannel EN (@LibyaschannelEN) 26 luglio 2016
Intervistato dall’emittente Libya’s Channel, Sanalla ha poi sostenuto che i giacimenti petroliferi, così come il terminale orientale di Hariga, sarebbero in mano alla NOC. L’analista Geoff D. Porter ha definito la lettera di Senalla «il più importante del dopo Gheddafi». A Est, poi, il Capo di Stato Maggiore Abdel Razaq al Nadhuri ha minacciato di bombardare qualunque petroliera dovesse entrare senza autorizzazione – di Tobruk – nelle acque territoriali libiche.
#Libya National Oil Corporation CEO letter to UN Special Envoy is the most important post-Qadhafi document to date https://t.co/vMZXHAPvJb
— Geoff D. Porter (@geoffdporter) 25 luglio 2016
L’accusa di pagamento è in realtà stata in parte confermata dal Consiglio Presidenziale, il cui viceministro ha riferito alla Reuters che alle PFG sono stati pagati gli stipendi arretrati, per un totale però ignoto. Considerando queste opposizioni e considerando anche che solo la NOC può vendere legalmente petrolio dalla Libia, c’è da chiedersi se un potenziale accordo vivificatore per l’economia libica non possa trasformarsi in un motivo di frizione tra le autorità di Tripoli e la principale realtà economica libica.
Ibrahim Jathran, ritratto essenziale di un capomilizia.
[Per approfondire sugli attacchi ai terminali e sulla rottura tra Jathran e Hafter: Cronache libiche, Milizie orientali contengono lo Stato Islamico, ma la coalizione sembra a rischio, 6 gennaio 2016]
Al di là dell’accordo, Ibrahim Jathran rimane un personaggio controverso e divisivo, un battitore
libero che sembra essersi guadagnato agli occhi degli osservatori di Libia una fama di opportunismo. Prima dello scoppio della guerra libica attualmente in corso, Jathran aveva fatto parlare di sé tra il 2013 e il 2014, quando aveva bloccato i terminali in suo possesso e aveva cercato poi di commerciare petrolio per proprio conto; velleità, questa, conclusasi dopo che, nel marzo 2014, il vascello Morning Glory era stato intercettato dalla marina statunitense e ricondotto verso le coste libiche. Allo scoppio della guerra, Jathran aveva inizialmente sposato la causa del Generale Khalifa Hafter, giungendo a scontrarsi con le milizie di Misurata – allora parte importante dell’adesso defunta coalizione militare Libya Dawn; poi, però, in seguito ad alcuni attacchi condotti alle sue strutture dallo Stato Islamico, il rapporto tra Jathran e Hafter si è di fatto rotto con l’accusa mossa al Generale di non averlo aiutato negli scontri seguiti a quegli attacchi e nel 2016, a pochi mesi dall’arrivo di Fayez Serraj e del suo seguito a Tripoli dalla Tunisia, Jathran è passato ad allearsi con la Capitale e quindi col progetto delle Nazioni Unite. Militarmente, le PFG hanno anche preso parte al combattimento condotto principalmente da Misurata contro lo Stato Islamico a Sirte a partire dal maggio 2016, combattimento dal quale Hafter è invece rimasto totalmente assente, e hanno preso il controllo di alcuni piccoli centri situati tra la roccaforte nera e la propria area di riferimento di Ajdabiya.
Il feudo di Ajdabiya.
[Per approfondire sull’importanza dell’area di Ajdabiya nell’attuale panorama libico: Cronache libiche, Ajdabiya, la bilancia libica, 27 giugno 2016]
Proprio la regione di Ajdabiya è stata di recente al centro di uno scontro a intensità relativamente bassa tra le truppe di Hafter e un gruppo antihafteriano di nuova formazione, le Benghazi Defence Brigades (Brigate per la Difesa di Bengasi, BDB), che pur non avendo lo Stato Islamico tra i propri alleati – e anzi plaudendo alla lotta dei misuratini – sono molto vicine al Benghazi Revolutionaries’ Shura Council (Consiglio dei Rivoluzionari della Shura di Bengasi, BRSC) del quale fa parte il gruppo terroristico, per definizione delle stesse Nazioni Unite, di Ansar al Sharia. Naturalmente le BDB sono di conseguenza ostili anche alle PFG, con le quali però sembrano fino ad ora non essersi scontrate direttamente.
Un recente presunto bombardamento francese sulle BDB – negato da Parigi, che però ha ufficialmente riconosciuto la morte di tre suoi soldati in Libia, divenendo così la prima Capitale europea a riconoscere la propria presenza militare nel paese – ha sollevato contestazioni contro il governo Serraj, accusato di debolezza, che nella Capitale ha per la prima volta preso misure di ordine pubblico per contenere le manifestazioni, temendo infiltrazioni militari.
Rimane da vedere quanto l’accordo del 29 luglio possa favorire o invece sfavorire il Governo di Accordo Nazionale da lui presieduto.
Aggiornamento. Il 31 luglio la NOC ha emesso un comunicato in cui dichiarava di accettare finalmente l’accordo di Ras Lanuf, avendo avuto rassicurazione dal Consiglio Presidenziale che nessuna somma di denaro fosse stata pagata alle PFG di Jathran al di là degli stipendi arretrati.
*Immagine di copertina: impianti di Ras Lanuf circondati da miliziani. (Fonte: www.reuters.com, immagine di repertorio)
Profilo dell'autore
- Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.
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