“Prima i turisti non sarebbero stati in grado di camminare così vicino a noi. Li avremmo afferrati e colpiti. Ora passeggiano a fianco a noi”. I proprietari del Fortaleza Tours, ex criminali della “zona rossa” di Casco Viejo, a Panama, si sono reinventati tour operator portando visitatori di tutto il mondo proprio nel loro quartiere.
Fino a poco tempo fa derubavano gli stessi turisti che sfrontatamente si avventuravano nel barrio alla ricerca di un selfie esotico. Nel frattempo Panama City sta cambiando, la violenza è in calo, il turismo è in crescita e nel centro storico della città si respira un’aria relativamente diversa. la violenza delle bande è in calo, il settore dell’ospitalità si sta muovendo in e out-of-distinguendoci ancor stanno tornando ad una relativamente nuova sensazione di sicurezza nel centro storico di Panama City.
Agli occhi della legge panamense, una volta che sei dentro una banda sei marchiato a vita. Ma con il progetto del Fortaleza Tours Jaffet e Antonio vogliono tentare di cambiare la situazione. Alla ricerca di una vita migliore e più sicura per loro e le loro famiglie, i due stampano cartoline e opuscoli sul territorio, noto per il traffico di droga e il tasso di omicidio e accompagnano i turisti dietro le quinte della loro vita precedente.
Jafet Glissant aveva 14 anni quando è entrato a far parte della Ciudad de Dios, una banda che prende il nome dal quasi omonimo film brasiliano ambientato tra le strade di Rio de Janeiro. Antonio anche.
“Ovviamente è strano passare ore ad ascoltare storie di violenza brutale davanti alle persone che le hanno subite per anni (e dalla bocca di chi era l’aguzzino). Ma Jaffet e Antonio lo fanno per una buona causa, alla ricerca di un cambiamento effettivo”, spiegano gli autori della MEL Films, che hanno filmato uno dei tour.
Fortaleza Tours è parte dell’Esperanza social venture club, che mira a un approccio innovativo nel reinserimento nella società dei membri delle gang. “Poiché le gang sono sintomo della complessità dei problemi della comunità, approcci semplicistici e sbrigativi non funzionano. E la repressione della polizia è servita solo a rendere le gang più organizzate e violente”, si legge nel loro sito, dove cercano di rispondere a una domanda semplice ma non banale:“Se non contrastiamo noi il problema delle gang nella nostra comunità, chi lo farà?”
L’obiettivo è combattere le dinamiche alla base delle associazioni malavitose del quartiere evitando di cedere alla gentrificazione attraverso un piano quinquennale di reinserimento dei membri delle gang e di consolidamento delle dinamiche sociali virtuose all’interno del quartiere attraverso interventi rivolti all’individuo, al gruppo e alla comunità.
Sarà interessante capire come si inserirà il progetto nelle dinamiche ben note del ghetto o slum tourism. Ovvero se lo spirito propositivo di Jaffet e Antonio venga o meno schiacciato dal voyeurismo coloniale che ha spesso accompagnato questo genere di iniziative. Come scrisse il kenyota Kennedy Odede a proposito dei tour negli slum di Nairobi, They get photos; we lose a piece of our dignity.
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