In morte di un pescatore

Nella città di Hoceima, nella regione marocchina del Rif, un ordinario sequestro di merce si è trasformato in tragedia. Molti paragonano la morte del pescatore berbero Mouhcine Fikri, tritato vivo in un camion dell’immondizia, a quella del tunisino Mohamed Bouazizi nel dicembre 2010, considerato la scintilla che diede inizio alla cosiddetta Primavera araba.

In tutto il Marocco migliaia di persone sono scese per strada per protestare contro gli abusi della polizia, dopo la morte di un pescatore 31enne avvenuta venerdì scorso.

Nella città di Hoceima la polizia ha confiscato e distrutto una partita di pesce spada appartenente al pescatore berbero Mouhcine Fikri, come riportato dall’AFP, perché in questo momento dell’anno non è concesso pescare tale animale.

Fikri sarebbe saltato su un camion della spazzatura per recuperare la sua merce, venendo tritato vivo dal compattatore del camion. La merce, come dichiarato dall’attivista per i diritti umani Fassal Aoussar, “aveva un valore economico molto alto”.

Nella regione del Rif, a maggioranza berbera, la popolazione ha manifestato la propria indignazione sui social media, chiedendo di scendere in piazza contro ciò che è stato percepito come un’istigazione da parte della polizia.

Il funerale di Mouhcine si è tenuto domenica, a Hoceima. L’evento ha avuto una grandissima partecipazione, e una grande folla di persone ha sventolato bandiere berbere e della Repubblica del Rif (creata nel settembre 1921, quando la popolazione del Rif si ribellò ai colonialisti spagnoli e dichiarò la propria indipendenza).

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Migliaia di manifestanti – tra cui molti attivisti per i diritti dei berberi – si sono riuniti nella capitale Rabat al grido di “Siamo tutti Mouhcine!”. Anche in altre città del Marocco, tra cui Marrakesh e Casablanca, ci sono stati cortei di protesta.

Domenica la Direzione Generale per la sicurezza nazionale ha rilasciato un comunicato negando la responsabilità degli agenti locali nella morte di Fikri, non aggiungendo alcuna considerazione ulteriore sulle circostanze della tragica morte del pescatore.

Il ministro degli Interni Mohammed Hassad ha comunicato che il Re Mohammed VI, in Zanzibar per un viaggio ufficiale, gli avrebbe chiesto di visitare la famiglia di Fikri e di avviare “un’indagine accurata”. Il ministro ha aggiunto di essere determinato a “determinare le esatte circostanze della tragedia e punire i responsabili”.

Il giorno successivo all’incidente il primo ministro Abdelilah Benkirane ha presentato le sue condoglianze per la morte di Fikri, invitando però i membri e i sostenitori del suo partito ad astenersi dalle manifestazioni di protesta.

Hoceima - Abdeljalil Bounhar/Associated Press
Hoceima – Abdeljalil Bounhar/Associated Press

La Association marocaine des droits humains (Associazione marocchina per i diritti umani) ha condannato “l’atroce incidente”, ricollegandolo ad un altro evento avvenuto nella città di Hoceima nel 2011 in cui cinque ragazzi sono morti durante le proteste del “Movimento del 20 febbraio”.

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Questo movimento nacque in seguito alla rivolta nata in Tunisia dopo che il venditore ambulante Mohamed Bouazizi si diede fuoco come segno di protesta per la confisca della sua merce da parte della polizia. Bouazizi divenne un simbolo della lotta contro la disoccupazione, gli abusi delle forze dell’ordine, la corruzione e l’autoritarismo del governo.

“Il popolo ne ha abbastanza, e noi non staremo più in silenzio”, ha dichiarato Abdellah Lefnatsa, un leader sindacale che ha partecipato al corteo di protesta a Rabat, di fronte al Parlamento. Secondo Lefnatsa, negli ultimi anni molti studenti, lavoratori ed attivisti sarebbero morti a causa della violenza della polizia.

Una delle vignette circolanti su Twitter in merito alla morte del pescatore berbero
Una delle vignette circolanti su Twitter in merito alla morte del pescatore berbero

Nella protesta di Rabat hanno preso parte circa un migliaio di persone. Tra queste anche l’ingegnere Rachid Hilali che ha rimarcato come questo tipo di incidenti “non dovrebbero più avvenire nel 2016”. Una brutalità, quella subita dal pescatore berbero, “a cui erano abituati i nostri nonni, ma noi non possiamo in alcun modo restare indifferenti a questa violenza, non possiamo più accettare questo tipo di trattamenti da parte delle forze dell’ordine”.


Profilo dell'autore

Valerio Evangelista

Valerio Evangelista
Dal suo Abruzzo ha ereditato la giusta unione tra indole marinara e spirito montanaro. Su Frontiere, di cui è co-fondatore, scrive di diritti umani e religioni.
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