L’ossessione thailandese per la pelle bianca

Dietro la predisposizione ad avere una carnagione pallida ci sono canoni estetici e un compartimento che non smette di far cassa. Gli analisti del settore mondiale prevedono che il mercato globale di sbiancamento della pelle crescerà di oltre 23 miliardi di euro entro il 2020, specialmente nell’area dell’Asia-Pacifico.


Girah si è sempre sentita diversa: il suo colore della pelle è scuro e lei è orgogliosa di questo. Ma mentre molte persone contano i giorni per poter godere dei raggi solari durante le vacanze e ottenere un’invidiabile abbronzatura, in Thailandia la pelle marrone è motivo di derisione e oggetto di espressioni sgradevoli come ‘dam muean ega’, cioè ‘nero come un corvo’.

La carnagione bianca è associata, invece, al successo, alle opportunità e allo stato sociale. Quando Girah era piccola, sua madre cercava di evitarle a tutti i costi di giocare all’aperto, arrabbiandosi se indossava pantaloncini o maniche corte durante le giornate soleggiate. Spiega che il comportamento di sua madre era “qualcosa di normale” in Thailandia. “Se la tua pelle è chiara – dice – ottieni maggior approvazione e interessi a più persone”.

Durante la crescita, Girah, che ora ha 34 anni, ha cercato di fare assolutamente tutto per alleggerire la sua pelle, finché un giorno ha deciso che fosse superficiale. “Perché dovrei fare questo? Cosa c’è di tanto male ad essere scura?”, si domandava la ragazza, che a differenza di molte altre, indossa abitualmente vestitini, sfidando sua madre e i canoni estetici e culturali del Paese.

Una passeggiata per Bangkok è sufficiente per notare l’ossessione dei thailandesi per la pelle pallida: le persone thailandesi evitano il sole, alcune donne indossano ombrelli e spesso si incontrano annunci pubblicitari che promettono di cambiare il colore della pelle. Attori, attrici e presentatori chiari dominano le televisioni non solo in questo Paese, ma anche nel resto della regione del sud-est asiatico.

L’ossessione per la pelle bianca è “uno strumento di oppressione delle donne” perché è diventata “un’espressione della bellezza”, spiega Jaray Singhakowinta, professore associato degli studi sulla sessualità presso l’università di Lingue e comunicazione della Thailandia. E questo non è esclusivo delle classi abbienti o delle grandi città. Nelle campagne i lavoratori indossano lunghi abiti, guanti e berretti che lasciano a malapena spuntare gli occhi.

Anche gli uomini seguono questa tendenza, dal momento che avere un corpo bianco è anche considerato un bene per loro. Girah crede, però, che la pressione sugli uomini non sia la stessa esercitata sulle donne, anche se “molte thailandesi preferiscono gli uomini bianchi”. Se i loro tratti sono “giapponesi, coreani o caucasici, le ragazze impazziscono, perché sono come una goccia d’acqua nel deserto”, aggiunge.

Il colore della pelle oggi è culturalmente associato anche alla classe sociale, spiega Singhakowinta. Secondo l’esperto, la preferenza popolare per la pelle bianca è spesso legata ad un ideale del XIX secolo importato dall’Occidente, ma “ha origine indiana”. La Thailandia, come altri paesi del sud-est asiatico, ha vissuto sotto l’influenza dell’India dall’inizio del 200 a.C. fino al XV secolo.

Singhakowinta afferma che se la pelle bianca è pensata per indicare una classe sociale abbiente in Thailandia; queste persone possono permettersi di vivere facendo lavorare la classe operaia per loro. La colonizzazione europea dei paesi limitrofi della Thailandia nel XIX secolo e l’influenza più moderna degli ideali della bellezza coreana hanno contribuito a “intensificare questa ossessione storica e culturale per la pelle bianca”.

La moda coreana in Thailandia è imperversata grazie alla recente popolarità mondiale delle sue industrie di intrattenimento, in particolare di musica pop e drammi televisivi. Dopo le riuscite campagne di marketing delle aziende coreane nei primi anni 2000, “si può dire che i criteri estetici coreani hanno sostituito quelli europei”, aggiunge Singhakowinta.

Il mercato dei prodotti di sbiancamento per la pelle è vasto in Thailandia: sono disponibili creme che promettono una vagina più bianca, i deodoranti per “riparare le aree scure delle ascelle”, un antiossidante che, tra gli altri effetti, schiarisce la pelle e può essere somministrato per via orale o per via endovenosa. I cosiddetti prodotti di sbiancamento che si trovano solitamente nei grandi magazzini sono regolamentati, ma molti di essi possono essere ottenuti sul mercato illegale e contengono ingredienti nocivi per la pelle, come ad esempio l’idrochinone o il mercurio.

L’idrochinone “può causare irritazione cutanea intensa” e lasciare alle persone che lo usano inadeguatamente una ocronosi cutanea”, una scoloritura della pelle di una tonalità nera blu, come ha spiegato Lisa Bickerstaffe, portavoce della British Skin Foundation, un’organizzazione benefica del Regno Unito che mira a raccogliere fondi per la ricerca e la consapevolezza della cura della pelle. I prodotti contenenti mercurio sono anche dannosi. Bickerstaffe afferma che può persino portare a “aumentare la pigmentazione e anomalie nei feti se usate durante una gravidanza, così come gravi eruzioni cutanee o rash cutanei”.

L’ultimo scandalo pubblicitario in Thailandia è stato protagonista nella pubblicità di Seoul Secret nel 2016. La campagna ha accennato che la pelle scura potrebbe rendere complicata la carriera di una donna. L’azienda ha ritirato l’annuncio apparso su Youtube dopo aver ricevuto un’ondata di critiche dalle reti sociali.

La stella dell’annuncio era Cris Horwang, una nota cantante thailandese, modella e attrice, che ha sottolineato che la sua carnagione chiara è ciò che l’ha portata alla fama. La celebrità nel video annunciava: “Se smetto di curarmi, tutto quello che ho fatto, il bianco che ho raggiunto, svanirà”. E il motto dell’annuncio era: “essere bianco ti fa vincere”. L’azienda afferma che il suo prodotto contiene un composto di sali di kiwi che aiuta “a non diventare nero”.

Non è stata la prima volta che un annuncio pubblicitario in Thailandia ha ricevuto critiche per il classismo e il razzismo. Nel 2013 un annuncio di una crema sbiancante della pelle di Citra, una filiale dell’Unilever, ha annunciato che la società offrirà borse di studio agli studenti con una pelle più pallida.

L’annuncio, registrato in un campus universitario, ha mostrato due studenti, uno con pelle chiara e uno con pelle scura, cui è stato chiesto cosa li distinguesse. La ragazza scura, sconcertata dalla domanda, rispose che non sapeva. Il tailandese chiaro, presentato come più bello dell’altro, ha dichiarato il colore della pelle, raggiungo da questi grazie ai prodotti Citra.

L’industria sbiancante sembra non avere fine, e dietro di essa vi è un settore che non smette di fare soldi. La società di ricerca Global Industry Analysts prevede che il mercato mondiale di sbiancamento della pelle crescerà di 23 miliardi di dollari entro il 2020. I ricavi nell’area dell’Asia-Pacifico rimarranno significativi crescendo dell’11,2 per cento ogni anno.

Nonostante l’ossessione, il colore della pelle è geneticamente predeterminato. Dr. Emma Wedgeworth, consulente dermatologo e portavoce della citata British Skin Foundation, ha dichiarato che il pigmento chiamato melanina “determina il colore della pelle, dei capelli e degli occhi.” La quantità di melanina prodotta dalla pelle “varia in modo significativo tra tipo e quantità da una persona all’altra”. Più melanina produce una persona, più scura è la pelle.

La società thailandese ha accettato il colore naturale della pelle negli ultimi anni, ma c’è ancora molto da fare. Per esempio, la rivista Tan Magazine è apparsa sul mercato nel 2015 per celebrare la cultura della spiaggia e dell’abbronzatura. Il suo creatore ha spiegato che lo scopo della pubblicità è “ispirare i lettori a partecipare alle attività senza preoccuparsi dei raggi del sole.” Nel 2014 Nonthawan ‘Maeya’ Thongleng, ragazza con pelle scura, ha vinto il concorso Miss World in Thailandia. I media locali si sono affrettati a chiamarla ‘Pocahontas Thai’, ma è diventata una fonte di ispirazione per i giovani che hanno la pelle scura e si rifiutano di seguire la tendenza.

L’accademico Singhakowinta ricorda che l’idea di abbracciare la bellezza naturale è contrapposta agli annunci dei prodotti sbiancanti che cercano di abbinare la bellezza con la razza e la classe sociale. “Questo potrebbe essere pericoloso – aggiunge – la creazione di questa mentalità si inserisce nella cultura capitalista che fa soldi giocando con i desideri innaturali o irraggiungibili”.


Traduzione di Luca La Gamma – su gentile concessione di Pikara


Profilo dell'autore

Ana Salvá
Giornalista freelance spagnola trapiantata a Bangkok. Scrive principalmente di diritti umani e civili nel sud-est asiatico. Qui la sua bio completa: https://about.me/anasalva
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