Cos’è la Hanukkah (e cosa ci può insegnare ancora oggi)

Un filo comune unisce la rivolta dei Maccabei ai movimenti civili di oggi: la rivendicazione del diritto a vivere la propria identità resistendo alle pressioni del conformismo.

di Valerio Evangelista


La Festa delle luci che gli ebrei celebrano a cavallo dei mesi kislev e tevet (a dicembre) commemora la consacrazione (in lingua ebraica חנוכה, ḥănukkāh) di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 165 a.C. in seguito alla cacciata dei Seleucidi.

Nel II sec. a.C le forze del sovrano Antioco IV Epifane occupavano militarmente la Palestina, riscuotevano tributi dagli abitanti (principalmente di fede ebraica) e intensificarono la politica di ellenizzazione iniziata dall’impero macedone. Il Tempio, in cui venne eretta una statua di Giove, fu in parte utilizzato per delle cerimonie pagane. Le elites ebraiche si ribellarono all’assimilazionismo voluto dall’impero seleucida; oggi ricordiamo in particolar modo il sacerdote Mattatia e i suoi figli, chiamati in seguito Maccabei (dall’ebraico מַקָּבָה “maqqabah”, martello).

Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull’altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro dell’alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese nella città e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull’ara che era sopra l’altare dei sacrifici. Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi.

[Maccabei 1:54-61]

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Con il successo della rivolta e la riconsacrazione del Tempio, i Maccabei istituirono la festa di Hanukkah. Fu ordinato che venissero riaccese le luci del candelabro, che da quel momento avrebbero dovuto ardere permanentemente. Secondo il Talmud babilonese, l’olio d’oliva che si riuscì a reperire sarebbe potuto bastare per una sola giornata; i sacerdoti decisero di procedere comunque con il rituale, e la loro fede fu premiata con un miracolo divino: nonostante il poco olio, le candele continuarono a dare luce per ben otto giorni, il tempo necessario per produrre altro olio puro.

La celebrazione di Hanukkah rappresenta un appuntamento importante nel calendario ebraico. C’è un concetto intrinseco in questa ricorrenza che però va al di là dell’episodio storico in sé o del racconto del “miracolo delle luci” tramandato dalla tradizione talmudica. Nel suo libro “A Time to Every Purpose: Letters to a Young Jew“, il professor Jonathan Sarna sostiene che “Hanukkah celebra delle persone che hanno resistito alla pressione di conformarsi religiosamente e culturalmente. In un certo senso può essere intesa come la ‘festività dell’anti-assimilazionismo‘. Promuove il diritto a essere diversi, (…) la libertà religiosa e i diritti delle minoranze”

Il cantore di musica sacra ebraica Steven Weiss, della Congregation Sha’aray Shalom di Hingham, nel Massachusetts, conferma l’approccio di Sarna sostenendo che “la storia dei Maccabei ci parla del salvaguardare ciò che oggi chiamiamo multiculturalismo. Ci parla del difendere il diritto di ogni cittadino a vivere, praticare e celebrare la fede a modo proprio”. “È più che mai nostro dovere”, continua Weiss, “prendere posizione contro l’ingiustizia (…), è nostra responsabilità morale e sociale preservare gli ideali sui quali è basato non solo il giudaismo, ma il nostro stesso paese affinché garantiamo l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti”.

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Il rabbino Sid Schwarz accosta la celebrazione di Hanukkah – che definisce “il miracolo della libertà che trionfa sull’oppressione” – alla giornata mondiale dei diritti umani (che cade il 10 dicembre). “Questi principi”, afferma il rabbino, “sono anche al centro dell’ebraismo. Secondo Genesi 1:27 ogni essere umano è creato a immagine di Dio [tzelem Elohim]. ‘Tzelem Elohim’ è l’insegnamento più radicale nella Torah”. Per Schwarz “assistere passivamente” ad ingiustizie odierne quali “il genocidio in corso nel Darfur, la repressione in Birmania e la violazione dei diritti umani in Cina” significa violare i principi della Torah. “Nella storia di Hanukkah”, conclude il rabbino Sid Schwarz, “i Maccabei combatterono per la libertà, per il diritto di praticare la loro religione, per la dignità della libertà umana. Chi sono oggi i Maccabei che si battono per i diritti umani? Nelson Mandela, per aver aiutato il Sudafrica a uscire dall’apartheid, fu un Maccabeo. Il Dalai Lama, rappresentando la resistenza pacifica all’occupazione cinese, è un Maccabeo. Martin Luther King Jr., per aver aiutato gli Stati Uniti ad affrontare il suo razzismo e per aver mostrato il percorso verso un’America migliore, fu un Maccabeo”.

Nel 2015 l’organizzazione “Jewish Voice for Peace” ha diffuso i suoi propositi per Hanukkah, formulati in maniera congiunta con “Jews Say No!” (le due associazioni rappresentanti il network di “Jews Against Islamophobia“):

  1. Non taceremo di fronte ai discorsi d’odio contro i musulmani, al razzismo e ai crimini d’odio;
  2. Condanniamo il monitoraggio costante delle comunità islamiche, arabe e dell’Asia meridionale;
  3. Sfidiamo, attraverso le nostre parole e le nostre azioni, il razzismo istituzionalizzato e la violenza contro i neri tollerata dallo stato;
  4. Ci opponiamo all’uso dell’islamofobia e del razzismo anti-arabo per giustificare la politica repressiva di Israele contro i palestinesi;
  5. Combattiamo la profilazione anti-musulmana e la profilazione razziale in tutte le sue forme;
  6. Chiediamo la fine delle politiche razziste – #SayHerName #BlackLivesMatter;
  7. Siamo contro le politiche statunitensi riconducibili alla “guerra al terrore” che demonizzano l’Islam e disprezzano, prendono di mira e uccidono i musulmani;
  8. Diamo il benvenuto ai rifugiati siriani e ci battiamo per i diritti degli immigrati e per i diritti dei rifugiati.
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Che questa Hanukkah e quelle a venire rappresentino il trionfo della luce sull’oscurità. Non soltanto nel commemorare l’acquisto della libertà religiosa da parte di una comunità, ma anche nel vedere realizzata l’uguaglianza sostanziale che in questo contesto potremmo tradurre, appunto, nel diritto a essere diversi. Chag Chanukkah Sameach!


Profilo dell'autore

Valerio Evangelista

Valerio Evangelista
Dal suo Abruzzo ha ereditato la giusta unione tra indole marinara e spirito montanaro. Su Frontiere, di cui è co-fondatore, scrive di diritti umani e religioni.

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