Cosa vuol dire essere Rom nell’Europa di oggi?

Rispondiamo a questa domanda raccontandovi le storie di alcune persone di origine Rom che hanno avuto la meglio sugli sterotipi, sulla diffidenza, in molti casi sull’aperto razzismo. Artisti e sportivi, politici e studenti universitari, attivisti/e LGBT, per i diritti civili delle altre minoranze e per i diritti degli animali. Provengono da 9 paesi europei, e ognuno di loro rappresenta una breccia vivente nel muro del pregiudizio.

Quelle che condividiamo con voi lettori sono solo alcune delle storie raccolte nei quasi due anni di attività del “Progetto PAL – Combattere la discriminazione e la Rom-fobia nell’educazione e nel lavoro in Europa” (cofinanziato dal Rights, Equality and Citizenship Program dell’Unione Europea).


David Tišer, 32 anni, repubblica ceca

Attore, docente, regista teatrale, politico e primo attivista Rom in Repubblica Ceca per i diritti LGBT. Tra le altre cose è direttore del gruppo teatrale Ara Art, un’associazione composta principalmente da giovani Rom con l’obiettivo di raccontare, attraverso il teatro, le sfide dei rom cechi.

Teatro e musica come strumenti di empowerment per una generazione certamente non immune da varie forme di oppressione sociale. “Se avessi una bacchetta magica”, aggiunge David, “toglierei di mezzo la ziganofobia, i ghetti, il razzismo e le scuole in cui vige il segregazionismo. Ma non ne ho una, quindi quello che posso fare è esprimere la mia gratitudine per quelle cose positive di cui spesso non si parla”.


Thorodis Loukataris, 13 anni, Grecia 

Proveniente dall’estrema periferia di Salonicco, questo ragazzino ha vinto una borsa di studio presso il Private American College di Salonicco “Anatolia” ed ora è studente al primo anno delle superiori.

“Non sapevo che noi (Rom) potessimo ottenere una borsa di studio per il college. Quando il direttore mi ha detto che avrei potuto farlo, gli ho risposto che avrei fatto del mio meglio per entrare”. Ma la strada per raggiungere questo traguardo non è stata facile. Theodoris veniva considerato uno uno dei migliori alunni della scuola elementare di Dendropotamos, ma presto si è reso conto che per entrare in un college ci sono requisiti molto elevati. Tutti gli dicevano che per i Rom sarebbe stato molto difficile essere ammessi, perché “sono i figli delle famiglie benestanti” ad essere scelti. Theodoris si è quindi concentrato sulle materie dove aveva più lacune. “Per me è stato molto difficile perché gli altri ragazzi erano molto più avanti. Ma ho fatto del mio meglio, e con l’aiuto degli insegnanti della mia scuola e di “Light House of the world” ce l’ho fatta”.

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Anna Várnai, 51 anni, Ungheria

Classe ’66, figlia di un minatore e di una casalinga, Anna è responsabile di un’organizzazione che da 15 anni sostiene le donne Rom in condizioni di indigenza. Nonostante molte difficoltà, i genitori hanno voluto che i propri 8 figli studiassero e vivessero in una grande città. Lasciato il piccolo villaggio natale, Anna ha così potuto sviluppare al meglio la propria personalità.

“Sono stata fortunata, dal momento che entrambi i miei genitori hanno insistito affinché tutti i loro figli potessero studiare. (…) Così sono cresciuta con una comprensione del mondo radicalmente diversa dai miei coetanei”. Anna ha lavorato nel settore dei catering, poi come venditrice e infine ha aperto una sua azienda di pulizie. In tutte queste attività ha maturato e affinato le sue capacità organizzative e di leadership, che le hanno permesso di eccellere nei progetti che oggi porta avanti.

A 35 anni, con una situazione economica famigliare ormai consolidata, ha deciso di rendere l’attivismo sociale il centro delle sue attività, benché questo l’avrebbe esposta a possibili crisi finanziarie e ad un impegno eccessivo in termini di tempo. “È stata una decisione presa in totale coscienza. Spesso questo lavoro risulta molto complesso, ma sono i piccoli successi quotidiani a darmi la forza per andare avanti anche quando le cose non sembrano rosee”.

“Non abbiate paura degli zingari”, conclude. “Conosceteli, così che possa svanire la paura”.


Miguel, 35 anni, Italia

Fiorello Lebbiati, conosciuto come “Miguel”, è un ragazzo di Lucca. Ha una figlia di 11 anni e vive con la sua nuova compagna in una casa in affitto, che spera di poter comprare un giorno. È molto impegnato, facendo quattro lavori. Cos’ha di “diverso” da molti altri ragazzi italiani? Sua madre è Rom, suo padre è Sinti.

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Ha fatto molti lavori diversi: ha lavorato in una casa famiglia per donne in difficoltà; ha coordinato un progetto della Caritas sul recupero di alimenti avanzati nelle cucine scolastiche, poi ha lavorato come educatore in laboratori di falegnameria in una scuola media con l’Associazione 21 Luglio. Ha anche fatto un’apparizione in Zoolander II di Ben Stiller!

Nella storia della sua famiglia troviamo molte tracce di discriminazione: il nonno materno (di origine montenegrina), un intagliatore di rame, è uno dei sopravvissuti dei campi di concentramento italiani per “zingari” della Seconda Guerra Mondiale (Prignano, Tossico, Boiano, Gonars e altri, tutti dimenticati), mentre negli anni sessanta suo padre frequentava scuole speciali per soli nomadi a Lucca, quando la pedagogia teorizzava che i bambini Rom e Sinti dovessero studiare in aule separate.

Oggi Fiorello “Miguel” è molto impegnato per mostrare una narrativa alternativa su Rom e Sinti. Nel 2016 ha fondato l’associazione culturale New Romalen per promuovere il dialogo e per far conoscere i volti dimenticati della galassia che molti chiamano “gli zingari”. Rimanendo nella “sua” Lucca, Fiorello parla del ragazzo rom che si sta laureando in infermieristica, del Sinti che ha aperto una paninoteca, di un altro ragazzo che sta finendo di pagare il mutuo. Persone comuni, che rischiano di entrare nel vortice delle paure e degli identitarismi di chi “non sa nulla del nostro antico popolo”.

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È possibile leggere le altre “Roma Success Stories” sul sito di Project Pal.


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