Black Lives Matter, movimenti femministi e LGBTQ+, un acceso dibattito sul ruolo della polizia e il suo possibile smantellamento. Ma anche il futuro del muro con il Messico, la tenuta democratica dopo il risultato elettorale e nuove forme di proteste artistiche.
Giovedì 29 ottobre Frontiere News ha organizzato (insieme a La macchina sognante) un convegno online dal titolo “Oltre Biden e Trump: persone, comunità e movimenti verso le elezioni negli USA”. L’obiettivo dell’incontro era disegnare una panoramica di quelle energie dal basso che, si spera, sopravvivranno dopo le prossime elezioni statunitensi, a prescindere da chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca. Di seguito vi proponiamo degli estratti dagli interventi, che sono stati moderati da Luca La Gamma e Pina Piccolo. Se invece volete rivivere tutto il dibattito, comprese le domande del pubblico, trovate il video (anche) qui.
Il movimento Black Lives Matter oltre le semplificazioni
Barbara Ofosu-Somuah (Arising Africans) ha raccontato aneddoti e storie dalla piazza, dove negli ultimi mesi è nato un movimento dal basso difficilmente identificabile con gli slogan, che sta tentando di non abbassare lo sguardo davanti alle ingiustizie generalizzate. Il suo intervento è partito da tutti i nomi delle persone afrodiscendenti uccise dalla polizia nel 2020 (perché se le vite dei neri contano, conta anche dire i nomi). In generale, Barbara ha testimonianza di una generazione (Z e oltre) che “vuole prendere la situazione in mano” ed è disposta a rivedere i punti in cui hanno fallito i movimenti fino a questo momento, così da poter portare cambiamento a più livelli: dal basso con le manifestazioni e le proteste; in parlamento cambiando le leggi considerate inique.
Migrazioni, muri e diritti civili
Clarissa Clò, professoressa ordinaria di studi italiani presso la San Diego State University ha fatto il punto su nuove leadership progressiste che sentiremo nei prossimi anni, a prescindere dall’attuale scontro tra “due maschi ultrasettantenni bianchi”. Si è parlato di quelle che Trump ha chiamato in maniera dispregiativa “AOC+3” (Rashida Tlaib, Ilhan Omar, Ayanna Pressley e, per l’appunto, Alexandria Ocasio-Cortez), ma Clarissa ha citato anche il caso particolare di San Diego (due candidate donne, una delle due ispanica e lesbica dichiarata). E ancora, c’è l’eredità del giudice Ruth Bader Ginsburg sulla difesa dei diritti civili, che va raccolta in ambito politico e legislativo, prima che giudiziario.
E per rimanere in ambito di legge, c’è bisogno di una riforma urgente dei regolamenti sulle migrazioni. A partire dal caso dei “DREAMers” (i minori arrivati negli Stati Uniti insieme ai genitori in maniera “irregolare”) e delle politiche di contenimento al confine. Del resto, il muro è iniziato molto prima del governo Trump. Nel frattempo c’è una nuova generazione il cui “sentiment” verso chi migra è decisamente diverso rispetto a chi ha fatto finora le leggi.
Resistenze in accademia e nell’arte
Marina Romani, artista multidisciplinare, insegnante, PhD in Italian Studies presso la University of California, Berkeley, ha fatto il punto sulle realtà visuali e le performance nate e sviluppatesi durante i quattro anni di governo Trump. Una produzione artistica molto articolata, che ha trovato sinergie e fondamenti storici ben più profondi rispetto alla contingenza delle politiche trumpiane, intersecandosi con la memoria europea colonizzatrice e l’eredità dei popoli nativi. Con uno sguardo particolare sugli Ohlone, abitanti originari della costa nord della California.
E adesso?
Che elezioni sono state? Quanto ha influito il Covid? Esistono casi di buon giornalismo? Cosa succede se Trump non accetta il risultato delle elezioni? Quando influisce il voto via posta? Abbiamo riempito di queste e tante altre domande Bernardo Parrella, giornalista e attivista digitale ed esperto di comunicazione politica, da tempo residente negli Usa.
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