Messico, combattere corruzione e pandemia con la cultura nel segno di Zapata

Nel Morelos, che ha dato i natali a Zapata, la crisi pandemica ha esasperato la tensione sociale e le disuguaglianze sociali, già messe a dura prova dal terremoto del 2017. La Casa de Cultura Coronel Francisco Franco Salazar e altre associazioni culturali stanno provando in tutti i modi a ricucire le ferite della comunità.

di Maria Grazia Di Somma

Sebbene la Banca Mondiale ponga il Messico tra le primi quindici economie a livello mondiale e la seconda dell’America Latina dopo il Brasile, quella messicana continua ad essere una società fortemente diseguale, dove le opportunità economiche e l’accesso ai servizi sono garantiti solo ad alcune fasce della popolazione e in limitate zone del Paese. Quasi la metà della popolazione messicana, soprattutto di origine indigena, vive in condizioni di povertà, con scarse opportunità di miglioramento, in particolar modo per chi vive negli stati meridionali del Paese.

L’indice di inequality in Messico è il più elevato fra i paesi dell’OCSE. I problemi del Messico hanno radici profonde e risalgono all’epoca della conquista spagnola, che concentrò le terre nelle mani di pochissimi proprietari. Ancora oggi la distribuzione della terra in Messico è uno dei nodi che il Paese si trova a dover sciogliere, al quale si aggiungono violenza, corruzione e povertà in aumento. I tassi elevati di criminalità hanno subito negli ultimi anni un’evoluzione che ha portato ad una diffusa corruzione nelle classi dirigenziali e a un crescente malcontento tra le fasce medio basse della popolazione. Secondo dati ufficiali della Banca Mondiale, più di 50 milioni di messicani (ovvero oltre il 40% del totale della popolazione), soprattutto di origine indigena, vivono al di sotto della soglia di povertà; ciò ha contributo alla diffusione di una violenza generalizzata legata al crimine organizzato e in particolare al traffico di droga. Nonostante la pandemia, nel 2020 il tasso di criminalità in Messico è rimasto quasi invariato, e gli omicidi sono stati 34515 (144 in meno rispetto al 2019, per un valore pari allo 0,4%).

Conflitti sociali e politici a casa di Emiliano Zapata

I problemi legati alla corruzione e alla violenza sono stati amplificati dal terremoto del 2017 e, oggi, dalla pandemia. Nel 2017 il terremoto, pur essendo di 7.1 gradi della scala Richter, provocò pochi danni a Città del Messico, dove molti edifici sono antisismici, ma colpì duramente le zone dei villaggi, distruggendo case e provocando migliaia di sfollati. Il Messico, oggi, è una nazione duramente colpita anche dal Covid-19. Con più di 200.000 morti e circa 2,24 milioni di contagi è, secondo l’università americana John Hopkins, il tredicesimo paese al mondo per numeri di casi e terzo per il numero di morti. Nel Paese – dove inizialmente la pandemia è stata negata, poi ignorata e solo successivamente ammessa, seppure con riserve – oggi vige un sistema definito semaforico, che prevede blocchi per singoli stati: si va dal rosso, dove vi è un blocco totale con chiusura di tutte le attività non essenziali, all’arancione, al giallo e al verde. Con questo sistema le prime attività ad essere bloccate sono state i mercati e la vendita di cibo in strada; ciò ha comportato per tantissime famiglie la perdita dell’unica fonte di sostentamento, poiché nel Paese almeno il 60% della popolazione non ha un lavoro fisso (dati Forlac, 2014). Questa fascia della popolazione è stata anche quella più vulnerabile alla contrazione del virus, poiché si è esposta maggiormente nonostante le limitazioni.

Tra i 31 che compongono il Messico, lo stato di Morelos non è solo uno dei meno conosciuti a livello internazionale, ma anche uno dei più poveri. Qui diseguaglianza e corruzione sono particolarmente accentuate: nella capitale Cuernavaca, negli ultimi anni, grazie al clima mite tutto l’anno e alla sua posizione favorevole [dista solo circa 70 km da Città del Messico, ndr], si è assistito ad una rapida proliferazione di quartieri residenziali in opposizione ai sobborghi più poveri confinati ai margini della città. Ciò ha contribuito ad ampliare notevolmente la divisione sociale e a creare un ulteriore isolamento per le fasce più disagiate.

L’ubicazione dello stato di Morelos in Messico

Come sta reagendo la società civile di Morelos? Cosa succederà nei prossimi anni? L’ho chiesto all’attore Ariel Lopez Padilla, impegnato da anni in ambito sociale, e a Brianda Franco Salazar, pronipote di Emiliano Zapata, il cui ricordo – a cent’anni dalla morte – continua ad esser vivissimo tra la popolazione messicana.

Ariel Lopez Padilla vive nello stato di Morelos da dieci anni e mi ha spiegato che il terremoto del 2017 ha contribuito ad evidenziare i difetti strutturali dell’economica sociopolitica del Messico, che sono una diretta conseguenza dell’abbandono della riforma agraria, che fu alla base della rivoluzione messicana portata avanti proprio da Emiliano Zapata Salazar per restituire le terre ai contadini e per tornare al sistema dell’ejido, una forma tipicamente messicana di gestione comunitaria della terra, che non appartiene al singolo capofamiglia (ejidatario), ma al villaggio di cui fa parte. 

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Ancora oggi le comunità locali sono profondamente legate al sistema dell’ejido. Soprattutto lo stato di Morelos, mi spiega Lopez Padilla, continua ad essere una zona combattiva, dove la popolazione è consapevole della propria identità culturale ed è disposta a lottare per difendere le proprie risorse naturali, il proprio diritto alla terra e all’acqua. Eppure oggi, così come un secolo fa, “non vi è una consultazione del popolo, non c’è un consenso su ciò che deve esser fatto e nessun rispetto per le decisioni della comunità”.

“L’ignoranza – continua Lopez Padilla – ha generato corruzione, che fa parte della cultura messicana. Si basa sulla mancanza di fiducia reciproca ed è un modo particolare di resistere, di diffidare del prossimo, riconducibile al lungo processo di dominazione spagnola durata centinaia d’anni.” Mi racconta che durante il terremoto del 2017 molte persone, che non avevano subito danni dal sisma, hanno utilizzato i social per promuovere raccolte di fondi i cui ricavati sarebbero stati utilizzati solo per migliorare la propria casa o per comprarsi un’auto nuova.

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La cattedrale di Cuernavaca, capitale dello stato messicano di Morelos

Le incongruenze della lotta alla corruzione

Subito dopo il terremoto, Lopez Padilla ha fondato l’associazione “Sinergia Cultural”, con lo scopo di ricostruire il tessuto sociale attraverso la creazione di alleanze con altre istituzioni e associazioni. Per circa un anno si è mosso in prima linea portando generi di prima necessità alla popolazione dei villaggi dello stato di Morelos, dove si erano concentrati i maggiori danni, collaborando attivamente anche alla ricostruzione delle case.

La sua associazione ha però subito uno stop in seguito alle elezione presidenziali del 2018 con il quale è stato eletto Andres Manuel Lopez Obrador, il primo presidente dichiaratamente di sinistra nella storia del Messico, appoggiato in particolare dal Pardido Encuentro Social, il quale ha portato avanti un programma marcatamente evangelico, basato soprattutto sulla lotta alla corruzione. Ciò ha comportato la scelta da parte del presidente di conferire ai militari un grande potere, affidando loro la gestione degli aeroporti, delle ferrovie, delle infrastrutture e delle attività edili. Mi spiega Lopez Padilla che i militari si sono ritrovati a gestire ingenti somme di denaro, non conoscendo i reali bisogni della popolazione. La lotta alla corruzione ha comportato, inoltre, la messa in discussione dell’esistenza di numerose associazioni e fondazioni messicane, le quali non solo sono state private di sostegni economici, ma sono state soprattutto oggetto di controlli sulla gestione dei finanziamenti, in particolar modo di quelli provenienti da donazioni estere. “Oggi in Messico si è arrivati al punto che tante associazioni sono state etichettate come corrotte”. In questo clima Lopez Padilla, nonostante continui a fornire il proprio sostegno a cause sociali ed ambientaliste, a partecipare a manifestazioni nello Zocalo cittadino, la piazza principale di Cuenavaca, ha preferito sospendere i progetti dell’associazione e le raccolte di fondi, in attesa di tempi migliori. “Il Messico oggi – afferma – è un paese che dice di aiutare la gente, con un presidente dichiaratamente di sinistra, che ha dimostrato un’apertura verso le minoranze soprattutto per la comunità gay, in netta opposizione al PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale), che ha governato per decenni il paese, ma che in realtà sta andando verso una linea totalitaria. Sta continuando a contrapporre le classi alte al popolo, amplificando il risentimento della popolazione verso le aziende e le istituzioni. In Messico ci sono stati giornalisti costretti a dimettersi per avere criticato il governo. Inoltre, nonostante i programmi portati avanti contro le infiltrazioni del crimine organizzato, questo continua ad essere fuori controllo e ad influenzare la vita politica. I candidati che non negoziano con i trafficanti di droga ricevono intimidazioni fino ad essere uccisi”.

Criminalità e cultura democratica

Secondo Lopez Padilla le nuove generazioni non vogliono avere nessun impegno sociale, culturale e politico. “Si è diffusa una cultura della superficialità, basata sul comprare e vendere, non ci si fa scrupoli a ricevere denaro da qualunque parte provenga. Il Messico – continua – è un paese potente in termini di risorse naturali. Nonostante ciò sta diventando ogni giorno più povero in termini di opportunità per la sua popolazione. La gente continua a sentire che la situazione cambierà, invece non si vede uno spiraglio per migliorare la vita socioeconomica del paese. Povertà e tensioni sociali sono le scintille che alimentano l’estrema violenza alla quale si sta assistendo. Ciò spinge soprattutto i giovani ad avvicinarsi al mondo del narcotraffico, che è un vero e proprio cancro radicato nella realtà messicana. I ragazzi, affascinati da una vita migliore, aspirano a diventare trafficanti di droga, mentre le ragazze sognano di essere la donna di un trafficante. Le organizzazioni criminali reclutano i ragazzini come bassa manovalanza e li assoldano per uccidere un uomo dietro la ricompensa di soli 100 euro, in questo clima un ragazzino di 11 o 12 anni che ha facile accesso ad una mitragliatrice può sparare ad un uomo solo perché gli ha detto qualcosa che non ha gradito. Oggi vi è un diffuso senso di egoismo, di sopravvivenza individuale, mentre l’enfasi dovrebbe concentrarsi sulla convinzione che la costruzione della comunità si basa sulle decisioni che la comunità stessa prende. Per creare posti di lavoro autonomo, di imprenditorialità, è necessaria una cultura democratica, una strategia di come vivere bene con meno risorse. Non è prettamente una questione di soldi, ma di mentalità. Ci sono persone molto ricche che vivono in case meravigliose di tre piani, ma che si muovono attraverso strade piene di buchi e prive dell’illuminazione pubblica. A poco a poco, però, la comunità sta iniziando ad esercitare un diritto all’autodeterminazione, a prendersi cura di sé stessa”. 

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Una casa della cultura contro violenza e corruzione

Brianda Franco Salazar è la presidente della Casa de Cultura Coronel Francisco Franco Salazar, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede ad Anenecuilco, città natale di Emiliano Zapata, frazione del comune di Ayala. L’organizzazione è nata principalmente con lo scopo di promuovere la cultura nella comunità e avvicinare l’arte anche a chi è privo di istruzione. Brianda ritiene che in una realtà dove la violenza è così diffusa, l’arte e la cultura sono la via principale per relazionarsi in modo pacifico. “Il cambiamento sociale può avvenire solo attraverso l’educazione, la cultura, la comprensione e il rispetto dei punti di vista differenti che caratterizzano le persone”, spiega Brianda. “Siamo tutti uguali anche se pensiamo in modo diverso. L’ignoranza del popolo che si traduce in violenza e in corruzione è alla base dei mali che sta vivendo in questo momento il Messico”.

Secondo i dati dell’OCSE, nel Paese solo il 38% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha terminato il ciclo di istruzione secondaria superiore. Questo ha inciso anche sugli ingenti danni che le abitazioni hanno subito in seguito al terremoto del 2017: nei villaggi del Morelos tante abitazioni, oltre ad essere prive di qualsiasi misura antisismica, erano state costruite dagli abitanti senza seguire neppure i più elementari principi di architettura.

Oggi la Casa de Cultura è un punto di collegamento con la comunità, un luogo di incontro dove si tengono mostre di arti plastiche, conferenze, presentazioni di libri, eventi di musica e di teatro. “Al suo interno – aggiunge Lopez Padilla, che vi collabora – vi è anche una galleria dove vengono esposte e vendute opere non solo di artisti della regione, ma anche di altri stati come Guerrero e la Puebla. Artisti che altrimenti non avrebbero un luogo dove esporle”.

La Casa de Cultura è una realtà nata dalla convinzione che per cultura non si intende solo il godimento delle belle arti, ma anche la formazione e l’aiuto ai più vulnerabili, soprattutto tra i giovani. Una realtà autosufficiente che si basa sulla partecipazione volontaria della comunità e che si sostiene esclusivamente attraverso il baratto e le donazioni. Tra i progetti futuri vi è quello di realizzare una biblioteca virtuale che possa essere un riferimento a livello internazionale per gli studi relativi alla figura di Emiliano Zapata.

Nelle settimane successive al sisma del 2017, durante le quali quasi tutti i negozi erano chiusi e la maggior parte della popolazione che viveva alla giornata si era ritrovata senza reddito, la Casa de Cultura è stata vicino alla comunità fornendo aiuto pratico e organizzando raccolte di beni di prima necessità. 

Conoscere la storia per cambiare il futuro

Secondo Brianda, nel tessuto sociale di Morelos il cambiamento è possibile attraverso la conoscenza della storia del passato e di chi, come Emiliano Zapata ha dato la vita per una trasformazione radicale della società. Allo stesso tempo è necessario valorizzare il patrimonio culturale e la ripristinare l’economia locale.

La Casa de la Cultura è intitolata a Francisco Franco Salazar che, oltre ad essere il bisnonno di Brianda e un colonnello di cavalleria dell’esercito zapatista, era il cugino di primo grado di Zapata. Dopo la morte di Zapata, assassinato nel 1919, Francisco Franco Salazar continuò a portare avanti l’ideale zapatista fino alla sua morte, nel 1947. Brianda afferma che “la sua morte fu un assassinio di stato”. Sua nonna, figlia di Francisco Franco Salazar, le raccontò che fu prelevato da casa insieme a due dei suoi figli, di 16 e 20 anni, per depredarlo dei titoli di proprietà delle terre. “Piuttosto che consegnare quei titoli, che avrebbero permesso di vendere le terre e sfruttarle per la coltivazione intensiva della canna da zucchero, Francisco Franco Salazar preferì sacrificare la sua vita e quella dei suoi figli. Quei titoli di proprietà oggi sono ancora all’interno della comunità”, spiega Brianda, “e la loro esistenza non ha permesso alle compagnie minerarie e ai proprietari di centrali termoelettriche di impossessarsene, ma allo stesso tempo ciò ha contribuito a tenere ancora vivo il conflitto legato a queste terre molto fertili e ricche di risorse minerarie”.

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La realizzazione della casa della cultura non è stata affatto semplice, anzi: per molto tempo è stata considerata un’utopia. Situata in edificio di due piani, su una superficie di circa 600 metri quadrati, è stata inaugurata nel 2015 e completata nel 2019 in seguito ad un finanziamento.

I politici, la comunità religiosa e gli imprenditori locali non riconoscevano un’utilità per la comunità nel realizzare ad Anenecuico una casa della cultura. Del resto era già presente il Museo Casa Zapata e una statua dedicata a Zapata nello Zocalo cittadino.

Oggi la Casa de Cultura propone non solo circoli di lettura, ma anche numerosi corsi di alta qualità ed ufficialmente riconosciuti tra cui laboratori di pittura su tessuto e cartone, di teatro, lingua inglese, di computer e di primo soccorso. Alcuni sono totalmente gratuiti, per altri, invece, viene richiesto un piccolo contributo. In questo momento, spiega Brianda, tre gruppi di ragazzi grazie a delle borse di studio possono frequentare gratis un corso di modellazione 3D, particolarmente costoso, utile per chi aspira a diventare un architetto. La pandemia ha colpito anche le attività e i corsi della Casa de la Cultura, ma non li ha fermati: oggi, nonostante le limitazioni, continuano ad essere tenuti seppure a distanza via Internet. 

Covid-19 e vaccini in Messico

Sebbene la campagna vaccinale sia partita, coinvolgendo prima gli anziani, i medici e gli insegnanti, il ritmo è ancora molto lento, racconta Brianda. “Vi è ancora un’alta diffusione del virus che non è però riconducibile solo alla gestione da parte del governo, ma soprattutto alla convinzione, diffusa tra la popolazione, che il virus colpisca solo gli anziani: questo ha spinto molti giovani a non utilizzare la mascherina. Oggi la fascia più colpita, nella quale si registrano il maggior numero di morti, è proprio quella tra i 40-50 anni, ossia coloro che hanno ignorato le raccomandazioni continuando ad uscire di casa per andare a lavorare senza protezioni o al massimo utilizzando la mascherina solo quando incontravano un poliziotto per non incorrere in sanzioni”.

Lopez Padilla aggiunge che “la Pandemia oggi continua ad essere fuori controllo e il Messico sta pagando un prezzo alto in termini di vite umane. Ciò è riconducibile non solo al messaggio lanciato dal presidente che si presentava in pubblico senza indossare la mascherina, ma anche al fatto che oggi, nella fase della campagna vaccinale, il governo ha espresso il suo disappunto nel ricorrere al sostegno degli ospedali privati per la somministrare dei vaccini, arrivando ad etichettarli come corrotti quando, in realtà, la priorità dovrebbe essere solo quella di salvare il maggior numero di vite umane”.

“Ad oggi il governo”, continua Lopez Padilla, “vuole riaprire tutte le scuole, i teatri, le aziende, nonostante l’incidenza dei casi sia ancora alta, perché la situazione economica del paese è disperata. In questo modo si pensa di risollevare l’economia, senza che il governo abbia pensato a qualche forma di sostegno alternativo soprattutto per le fasce più deboli. Nel Paese la Pandemia ha messo in ginocchio soprattutto coloro che lavorano nell’agricoltura, che non potendo commercializzare i loro prodotti vivono una situazione paradossale continuando a lavorare, senza rientrare neppure delle spese sostenute per i raccolti. Nonostante questa situazione drammatica che sta vivendo il Messico in generale e, soprattutto lo stato di Morelos, la Casa de la Cultura vuole continuare ad essere una finestra sul mondo per i giovani e, attraverso i corsi e le attività proposte, continuare ad educare le nuove generazioni al rispetto dell’altro, allontanandoli dal mondo delle organizzazioni criminali e fornendo loro gli strumenti e le conoscenze per riattivare l’economia locale”.

[In copertina: Un murales raffigurante Emiliano Zapata Salazar adorna una parete di Casa Zapata ad Anenecuilco (Morelos), città che diede i natali al Caudillo del Sur]


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Maria Grazia Di Somma
Maria Grazia Di Somma
Blogger di origine napoletana ma con base in Friuli Venezia Giulia. Appassionata di viaggi e fotografia, scrive di turismo responsabile e sostenibile.
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