Viaggio in Kashmir alla scoperta dell’arte quasi perduta degli artigiani produttori di kangri, tradizionali bracieri in terracotta ricoperti di vimini e riempiti di carbone ardente, forse portati nella regione da italiani alla corte del Moghul. Un sapere in via di estinzione, immortalato in esclusiva per Frontiere da Saqib Majeed, contributor per il Guardian e altre testate internazionali.
Le foto sono state scattate nell’area di Shalbugh, distretto di Ganderbal, a circa 25 km da Srinagar, la capitale estiva del Kashmir amministrato dalle autorità indiane.
Per decenni i kashmiri hanno superato i rigidi inverni – nei quali la temperatura spesso scende fino a meno 20 gradi – riscaldandosi con il kangri, un tradizionale vaso di terracotta ricoperto da un’elaborato intreccio di vimini.
Questi bracieri portatili vengono riempiti di carbone e custoditi nei pheran – degli indumenti di lana lunghi fino al ginocchio – così da riscaldare, oltre all’ambiente, anche le persone che li trasportano.
Il processo di produzione dei kangri inizia durante l’autunno attraverso la raccolta dei ramoscelli di kaani (una pianta locale imparentata al salice), che vengono ammorbiditi tramite bollitura.
I braccianti poi rimuovono la parte esteriore dei rami bolliti. Dopo il processo di decorticatura, i bastoncini di vimini vengono messi ad asciugare e quindi consegnati agli artigiani, che li intrecciano attorno a un vaso di terracotta per ultimare i kangri.
I kangri più eleganti e pregiati vengono realizzati nell’area di Chraar-e-Shareef, dove ogni inverno vengono vendute centinaia di migliaia di unità. Parte integrante della cultura del Kashmir, i kangri sono anche usati per scopi decorativi e religiosi. Ma sebbene la popolazione kashmira la consideri un inestimabile patrimonio culturale, questa arte rischia di scomparire.
Alcuni studi suggeriscono la presenza di una specifica forma tumorale direttamente riconducibile all’uso prolungato di questi bracieri tradizionali.
Inoltre, molte delle foreste da cui si ottengono i vimini vengono convertite in frutteti, portando così a un continuo aumento del costo dei materiali di produzione, difficilmente sostenibile se paragonato a quelli dei moderni dispositivi per riscaldare gli ambienti.
Non è chiaro quando i kangri abbiano fatto ingresso nella cultura del Kashmir. Secondo alcune ricostruzioni, questa tradizione risalirebbe all’era della dinastia Moghul e deriverebbe dagli scaldini che usavano gli italiani in servizio presso la corte imperiale.
Profilo dell'autore
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è un giornalista freelance di base nel Kashmir amministrato dall'India. È il primo kashmiro (e il secondo asiatico) ad aver vinto il premio "Wisden - MCC Cricket Photo of the year".
Saqib Majeed is a freelance journalist based in Indian administered Kashmir. He is the first Kashmiri (and second asian) to win the "Wisden - MCC Cricket Photo of the year" award.
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