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La sassaiola contro i pastorelli di Hebron

  Con sassi e bastoni 15 coloni, dal volto coperto, hanno attaccato pastori palestinesi e attivisti di Ta'ayush. Lo riferisce lo stesso gruppo israeliano in un comunicato: "Questa mattina (l'attacco è avvenuto l'8 febbraio, ndr) noi attivisti di Ta’ayush, insieme a pastori palestinesi sulle terre di loro proprietà, siamo stati attaccati da circa 15 coloni dell'avamposto di Eshtamoa. Ci hanno lanciato delle pietre e hanno colpito alcuni attivisti prendendoli a bastonate e pugni. Abbiamo provveduto a riportare il fatto alla polizia di Hebron". Gli attivisti presi di mira dai coloni sono Danny Kronberg (circondato da tre coloni armati) e il videoreporter Guy Butavia. I soldati d'occupazione erano vicini, ma non hanno fatto nulla per impedire la brutale e vigliacca spedizione. L'agguato è avvenuto nei pressi del villaggio di al-Samu, vicino Hebron.
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Cisgiordania, tensione alle stelle a Hebron. Netanyahu: via libera a nuove colonie

Da qualche giorno a Hebron, nel sud della Cisgiordania, si respira un’aria di grande tensione a causa di numerosi scontri che si sono verificati tra palestinesi e coloni israeliani. Simbolo del conflitto, la città è anche uno dei più grandi ostacoli al processo di pace, poiché contesa da ebrei e musulmani. Al suo interno vivono circa 200.000 palestinesi e una comunità di 7.000 coloni israeliani, in insediamenti illegali, completamente circondati da un esercito di 5.000 soldati (solo nella città vecchia). Le ostilità sono state innescate dall’uccisione di un soldato israeliano, che nella giornata di domenica 22 settembre stava scortando un gruppo di coloni su uno dei luoghi contesi da ebrei e musulmani: la tomba di Abramo. Il soldato, Gabriel Koby, 20 anni, è stato ucciso da un cecchino nei pressi…
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“La capitale della Palestina è Gerusalemme”: correva il tredicesimo secolo d.C.

in copertina: "Gerusalemme", di Conrad Grünemberg - 1487 "La Palestina è l'ultima delle province della Siria verso l'Egitto. La sua capitale è Gerusalemme". Così scriveva nel tredicesimo secolo il biografo e geografo arabo Yaqut al-Hamawi nel suo "Mu'jam al-buldan", cioè "dizionario dei paesi", citato nel 1890 dallo storico britannico Guy le Strange in "Palestine Under the Moslems: A Description of Syria and the Holy Land from A.D. 650 to 1500". Oggi lo status della città di Gerusalemme è controverso. C'è chi la considera "capitale indivisibile ed eterna dello Stato ebraico" (come ha di recente riconosciuto ufficialmente Donald Trump), chi vede in essa la capitale del bantustanizzato Stato di Palestina, e chi vorrebbe l'attuazione della risoluzione n.181/1947 delle Nazioni Unite secondo cui Gerusalemme sarebbe dovuta essere un corpus separatum sotto l’amministrazione delle NU. Nella sua storia millenaria…
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Mezzo secolo di occupazione in 50 storie di vita quotidiana in Palestina

Dal 5 al 10 giugno 1967 il vicino oriente fu insanguinato da quella che passò alla storia come la Guerra dei sei giorni. Attaccati a sorpresa dall'aviazione di Tel Aviv, gli alleati arabi tentarono di reagire alle varie operazioni militari che gli israeliani condussero via aerea e via terra. Un blietzkrieg che colse gli eserciti arabi (principalmente Egitto, Siria e Giordania) alla sprovvista, benché fu proprio lo schieramento delle truppe di questi ultimi a dare a Israele il pretesto per muovere guerra. Gli arabi ricordano questi giorni come an-Naksah (النكسة), "la sconfitta": alla fine della guerra Israele aveva infatti conquistato la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza all'Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria. L'espansione territoriale israeliana, benché ottenuta in…
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La vallata partigiana di Kafr Qaddum

Sono quasi le 12 di mattina (ore 11 italiane); il sole splende alto e batte forte su tutto il paese. Nel villaggio si respira un’atmosfera tranquilla e pacata, c’è poca gente per strada: i più piccoli sono seduti sotto al chioscho, a bere un succo o a scherzare tra di loro giocando a lanciarsi pezzi di ramoscelli d’ulivo o piccoli sassolini; gli anziani invece siedono all’ombra in silenzio, il classico silenzio di chi ha visto molto, troppo, ma vuole comunque lasciare spazio alle nuove generazioni, vuole lasciare l’opportunità a chi è venuto dopo di lui di cimentarsi nel cambiamento della propria vita, nell’autodeterminazione del proprio futuro. Il richiamo del muezzin dal minareto lascia però intendere che la gran parte degli abitanti è nella vicina moschea a pregare nel giorno santo…
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